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Astensione dal voto, va bene così?

 

di Antonio Rossetti

 

Il titolo, ironico ed incompleto, coglie bene l’andamento del voto nelle due regioni Lazio e Lombardia. (votanti in Lombardia 41,68%, votanti nel Lazio 37,20%, nel 2018: Lombardia 73,11%, Lazio 66,55%).

Il risultato del voto, il confronto con le elezioni precedenti, del 2018, il peso dei partiti all’interno della maggioranza e tra le altre rappresentanze partitiche, sono argomenti di discussione, come sempre di breve durata. I sondaggi e il loro utilizzo confermano una crescente distanza tra le previsioni e l’esito del voto.

Gli istituti di sondaggi cercheranno in mille modi di utilizzare frasi di circostanza, ma la sostanza non cambia. Se volevano conferme ai dati diffusi, a partire dall’astensione, non ci sono state.

La vittoria del centro destra non aveva bisogno di sondaggi, per il resto, per chi ne avrà voglia, nessuna previsione è stata azzeccata, nei pesi percentuali e nei seggi assegnati e tantomeno sui votanti.

Da domani continueranno a piovere ancora sondaggi come minuto per minuto, senza nessuna ammissione di errore.

 

Il lavoro di Paolo Razzuoli

 

Dopo il breve accenno all’astensione nelle elezioni regionali di Lazio e Lombardia, giunte ad un livello prossimo al sessanta per cento, prendo in considerazione il lavoro di Paolo Razzuoli, pubblicato su Fucina idee. Si tratta di un contributo approfondito, documentato, ricco di considerazioni che meritano di essere riprese.

Il punto centrale è la partecipazione al voto da parte degli elettori e la scelta del sistema elettorale, ma come ben precisato, vi sono altri argomenti che riguardano la vita dei partiti, delle istituzioni, la partecipazione alla scelta dei contenuti nei programmi, sia elettorali sia le riforme delle quali il paese ha bisogno, la scelta delle candidature.

 

La partecipazione è fondamentale

 

La partecipazione alla vita sociale, istituzionale economica non può essere “riserva” di pochi, talvolta di una persona. 

Una riflessione che i partiti non dovrebbero trascurare.

Pensare che il rapporto con i cittadini elettori sia da risolvere, con “il porta a porta”, quinquennale non basta, e non può essere sostituito con le foto sui social, quasi si trattasse di concorso fotografico. Senza il confronto partecipato è molto probabile che vi sia una fedeltà a breve, anzi di brevissimo tempo.

La discussione circa la realtà dei partiti merita una seria riflessione.  Il partito, i movimenti e liste occasionali, vengono, molto spesso, utilizzati per la ricerca di altro.

La presenza all’interno di gruppi e correnti, risentono di personalismi e di posizioni di potere, mentre sarebbe, a mio avviso, fondamentale favorire la partecipazione alla scelta delle candidature e alle scelte dei contenuti programmatici con adeguate attività organizzative, formative, e informative.

 

La conquista del diritto di voto

 

Riprendendo l’argomento della partecipazione al voto, Razzuoli, riporta i dati della progressiva estensione dal voto per pochi per passare al diritto al voto per tutti. Non è stata una concessione, ma una conquista molto difficile.

Oggi sembra di assistere alla fase inversa, sembra che si stia scegliendo di lasciare ad altri un compito considerato trascurabile fastidioso, “brutto” e inutile, in sostanza da stare distanti.

 

Una conquista da buttare?

 

Al contrario è indispensabile riaprire percorsi costruttivi e partecipativi, ricercando i motivi del distacco per rimuoverli, e consentire a tutti la possibilità di sentirsi parte attiva partecipando e confrontandosi.

In questo tentativo di recuperare una partecipazione vera, facendo tesoro delle nuove possibilità offerte dalle nuove forme di comunicazione e informazione, la scelta del sistema elettorale è importante.

La scelta di programmi e candidature senza consenso di partenza può produrre risultati negativi. Candidature imposte, programmi generici, così detti “pigliatutto”, non favoriscono la fedeltà nel voto.

Il sistema elettorale diverso tra voto per il Parlamento, per le regioni, per i comuni, per il Parlamento europeo richiede una maggiore coerenza. Si passa dal voto in due turni, con il secondo turno di ballottaggio, in altri casi le candidature sono senza possibilità di scelta da parte dell’elettore, in altri casi ancora è consentito il voto disgiunto, tutte queste diversità possono generare confusione ed errori.

Senza scimmiottare sistemi di altri Paesi sarebbe da preferire ed  estendere il sistema elettorale che favorisce la maggiore partecipazione degli elettori nelle scelte dei rappresentanti, con il voto di preferenza, e la più ampia rappresentazione delle opinioni politiche. 

 

Quale attenzione ai temi proposti da Razzuoli?

 

Non sono sicuro che le cose scritte da Razzuoli e la riflessione sui dati delle regionali, appena concluse, siano sufficienti a favorire un reale dibattito su ciò che risulta di tutta evidenza, è molto probabile che la discussione venga disturbata, trascurata e superata da qualche invenzione di circostanza, come spesso accade, per parlare d’altro.  

Che vi sia l’urgenza di affrontare una seria discussione su questi argomenti, senza pensare al “momento” o alle convenienze di parte, è di tutta evidenza, il materiale consente di confrontarsi senza l’urgenza di scadenze elettorali vicinissime, si tratta di sfide che riguardano anche altri paesi, un male diffuso, che è bene curare quanto prima.

 

Lucca, 14 febbraio 2023

 

 

 

 

 

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