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Ultime regionali. Insuccesso del Terzo Polo: la lezione da non dimenticare

 

Di Paolo Razzuoli

 

   Nelle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio il Terzo Polo è andato inequivocabilmente male. E’ vero che si trattava di un contesto molto difficile per molteplici ragioni di varia natura; ma ciò non esime dalla necessità di esaminare il risultato con grande rigore, tenendosi distanti dalla tentazione di schermirsi dietro giustificazioni più o meno di comodo, mostrando grande onestà intellettuale nel riconoscere anche gli errori che inevitabilmente si compiono. Naturalmente tenendosi altresì distanti da forme di autoflagellazioni o di scoramento che possono cogliere in queste occasioni, avendo ben presente che i processi politici seri richiedono tempi lunghi, e che non è certo un momentaneo insuccesso che ne determina il valore e gli esiti.

Naturalmente non si esprimono nemmeno giudizi sulle scelte del corpo elettorale; mi viene in mente a tal proposito la celebre frase di Bertolt Brecht: “Il popolo ha perso fiducia nel governo. Non sarebbe più semplice allora che il governo sciogliesse il popolo e ne eleggesse un altro?”

     Ma prima di entrare “in partita”, ritengo utile una premessa su due tematiche.

La prima è quella dell’astensionismo. Non vi indugio, invitando i lettori a leggere sul tema l’articolo di Antonio Rossetti e coloro che hanno un po’ più di pazienza, i miei articoli collegati.

Invito però a riflettere – oltre che sulle percentuali – sui voti reali: un dato da cui emerge un quadro veramente impressionante, che Fucinaidee si ripropone di presentare in altra occasione. 

La seconda tematica è quella della vacuità dei sondaggi. Si intende che questo strumento abbia un margine di errore, ma quando l’errore rasenta il 50% non si capisce quale possa essere la sua utilità.

E la questione non è marginale, posto che ormai la politica presta ascolto più ai sondaggi che ai contenuti di un progetto ed una visione di società. Una politica sempre più appiattita sulla dittatura del presente, ansiosa di soddisfare anche le più irrazionali pulsioni populiste allorché vengano ritenute portatrici di voti.

Sono evidenti i guasti di una politica appiattita sui sondaggi; se poi questi sondaggi hanno l’attendibilità emersa in questi giorni, chiunque ben comprende a quali conseguenze si può andare incontro.

   Dicevo di una situazione molto difficile. Il primo fattore di questa difficoltà – diciamo oggettiva - è dato dalle Leggi Elettorali vigenti nelle due regioni in cui si è votato. Infatti, sia il Lazio che la Lombardia, hanno un sistema di voto che assegna la vittoria al candidato presidente che abbia preso un voto più degli altri. Un sistema quindi che spinge l’elettorato nella direzione del “voto utile” al candidato percepito come più forte e quantomeno meno distante dal proprio desiderio. Un sistema quindi che spinge verso la polarizzazione attorno agli schieramenti più consolidati, pertanto molto escludente verso le proposte numericamente percepite come minoritarie. Il candidato del Terzo polo non avrebbe potuto infatti vincere nemmeno se avesse preso il 20%.  

Mi pare chiaro che la possibilità di affermazione di una forza qual al momento è il Terzo Polo, presupponga un sistema di voto di natura proporzionalista; una strada su cui credo dovrebbe caratterizzarsi anche a livello nazionale, posto che gli argomenti in favore di una tale scelta non mancano, prescindendo dagli interessi elettorali contingenti. Infatti deve essere chiarito che il tema vero non è quello del bottino elettorale del Terzo Polo, bensì l’utilità che la sua affermazione potrà avere per la politica italiana, in ragione delle disomogeneità e contraddizioni dei due principali schieramenti. La scelta di un sistema elettorale proporzionale è la conseguenza del fallimento, in Italia, degli impianti maggioritari. In questo Parlamento sarà ben difficile creare una maggioranza proporzionalista; ma, come già detto, i veri processi politici sono lenti e la politica seria deve imparare di nuovo ad investire sugli orizzonti ampi.     

Tornando al nostro focus, un banco di prova significativo sarà l’appuntamento con le elezioni europee del prossimo anno, regolate da un sistema elettorale proporzionale, e alle quali il Terzo Polo si presenterà con una proposta legata ad un movimento “Renew Europe” che ha appunto una dimensione ed una visione europea.   

   Un’altra lezione da non sottovalutare - proveniente dalla Lombardia - è quella legata alla scelta del candidato presidente. Sgombro subito il campo da qualsiasi dubbio sulle qualità personali e politiche di Letizia Moratti: figura che anzi ho avuto modo di apprezzare come Ministro, come Presidente della Rai, come Sindaco di Milano. Un candidato, almeno visto da qui, con tutte le carte in regola. Il problema è che sino a qualche mese fa, era vicepresidente della Regione, con il medesimo Presidente ed il medesimo schieramento a cui si è poi contrapposta. Non può quindi apparire strano se il corpo elettorale si trova disorientato di fronte a questi cambi di casacca. Sia chiaro, cambiare idea è del tutto legittimo; ma in questi casi una pausa nella ricerca di ruoli credo sia necessaria, per evitare confusione fra il legittimo travaglio intellettuale e la ricerca infinita di posizioni di potere.  

    Un altro fattore di criticità va ricercato nella fragilità del Terzo Polo: una duplice fragilità, di struttura e di contenuti. Partendo dalla prima, dopo le politiche dello scorso settembre si è proceduto, a mio modo di vedere, con eccessiva prudenza. Si è fatta, è pur vero, la federazione, che mi è apparsa subito insufficiente. Mi sarei aspettato uno scatto di reni più forte, un atteggiamento più coraggioso. Invece si è visto un attendismo che rischia di presentare il Terzo Polo più come il giochino di due leader intelligenti e bizzosi che si scrutano in cagnesco, che non quale occasione per creare un partito vero, capace anche di cambiare pagina rispetto a questi organismi deformi che sono oggi i partiti, in cui vige il feudalesimo quale regola di vita.

La seconda fragilità è quella del contenuto della proposta politica. Certo, gli ancoraggi al liberalismo, al riformismo ed alla democrazia sono ancoraggi forti, ma se non meglio definiti sono anche estremamente vaghi e vasti. Un po’ di dibattito in questi mesi si è sviluppato, ma siamo ancora distanti da un progetto politico dai contorni ben definiti e riconoscibili. A tal proposito mi piace sottolineare l’utilità di certe iniziative messe in piedi da chi crede nel progetto, quale, ad esempio, l’iniziativa lucchese animata da Francesco Colucci chiamata Think Tank Reformist.   

 

Evidentemente questi fattori di fragilità sono stati colti dagli elettori lombardi e laziali. Ho letto dichiarazioni con cui si sottolinea la necessità di spingere sull’acceleratore della costituzione di un partito vero. Speriamo che sia così, e che nasca un partito vero, in cui ci si confronti, in cui si legittimi dal basso la classe dirigente, in cui, tanto per farla corta, si possa ritrovare il gusto di fare politica.

 

   Dicevo sopra della capacità di investire sui tempi lunghi.    

Qualcuno si chiede se è già fallito il progetto del Terzo Polo? Io rispondo certamente con un no, purché si sappiano leggere i segnali che anche in questa occasione sono arrivati dal corpo elettorale.

In Italia si oscilla sempre tra esaltazione e depressione, tra boom e crisi, i partiti appaiono e scompaiono a seconda delle luci della politica-spettacolo, si entra e si esce dalla scena con i tempi delle comiche di Charlot.

La politica non si può leggere sempre sotto l’effetto  narcotico o euforizzante dell’ultimo dato elettorale, specie se è parziale anche se significativo, e se ad esso ha partecipato meno della metà degli aventi diritto. 

   Allora nervi saldi e consapevolezza. Ormai siamo abituati a differenze veramente grandi fra una tornata elettorale e l’altra: confrontate gli esiti delle elezioni lombarde del 2018 e quelle di qualche giorno fa. Ciò che è vero oggi potrà non essere più vero la prossima volta.

  Basta credere nei progetti politici, sapere che si giocano sulle lunghe prospettive, non attendersi quindi risultati immediati, non farsi vincere da atteggiamenti irrazionali, essere coerenti e tenaci.

 

Lucca, 15 febbraio 2023

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