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L'Occidente sotto attacco riscopra la lezione di papa Ratzinger

 

di Beppe Santini

 

 

Israele ha subito l'attacco più devastante della sua storia, con un pogrom che ha ricordato i tempi del nazismo, in Francia un professore è stato ucciso a coltellate al grido di “Allah Akbar”, in tutta Europa c'è allerta massima per potenziali attentati terroristici messi in atto dalle cellule dormienti del fondamentalismo. La questione islamica torna dunque tristemente alla ribalta, e ci sarebbe bisogno di una salda leadership occidentale per arginare il disordine mondiale, oltre che di una guida morale altrettanto forte per sradicare il relativismo che impera in Occidente, ne mette in discussione i valori e a rischio la stessa esistenza.

In questo senso, una bussola certa da ritrovare è la lezione del Pontificato di Benedetto XVI: per capirne la rilevanza storica bisogna tornare all'undici settembre, la data che segnò l'inizio del nuovo millennio con l'America ferita, l'Europa spaurita e i terroristi a tracciare la strada sanguinosa del Risveglio islamico. Eppure l'Occidente, macrocosmo della Ragione, era uscito vincitore dal secolo breve sconfiggendo i totalitarismi partoriti dal suo stesso ventre, nell'illusione che la storia fosse finita con l'avvento di un'epoca di pace e di progresso globale sotto i vessilli della libertà. Gli aerei che si infilarono come coltelli dentro le Torri Gemelle furono però la tragica avvisaglia del nuovo pericolo mortale che insidiava le democrazie. Ma se l'America mostrò di avere dentro di sé gli anticorpi identitari per reagire, nell'Europa dimentica delle lezioni della storia riprese corpo e sostanza lo spirito di Monaco che aveva spalancato le porte a Hitler, perché nel suo vocabolario era scomparsa la parola “nemico”, come se la sua forza morale si fosse persa nel benessere diffuso e nella noia della libertà.

Ebbene: in quel crepuscolo nel quale tutto era ormai relativo, e dove si sbiadivano anche i contorni del Bene e del Male, era necessario che una voce si levasse per scandire alcune scomode verità. La voce, alla fine, si udì alta e forte, e fu quella di Papa Ratzinger, nel memorabile discorso pronunciato il 12 settembre 2006 a Ratisbona in cui affrontò il rapporto tra fede e ragione prefigurando la necessità di un incontro tra illuminismo e religione. Fu prima di tutto una rivendicazione della cultura fondante della nostra Europa: “L'incontro tra il messaggio biblico e il pensiero greco non era un semplice caso. La visione di san Paolo, davanti al quale si erano chiuse le vie dell'Asia e che, in sogno, vide un Macedone e sentì la sua supplica: “Passa in Macedonia e aiutaci!” – questa visione può essere interpretata come una ‘condensazione' della necessità intrinseca di un avvicinamento tra la fede biblica e l'interrogarsi greco”. E ai margini del tema “fede e ragione” il Papa citò un dialogo che il dotto imperatore bizantino Manuele II Paleologo ebbe con un persiano colto su Cristianesimo e Islam, toccando il tema della jihad, la guerra santa. Il messaggio, anche se sfumato attraverso la condanna del modo “brusco e per noi inaccettabile” con cui l'imperatore si era rivolto al suo interlocutore, fu inequivocabilmente chiaro: “La diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole” e “la violenza è in contrasto con la natura di Dio e la natura dell'anima”. Un richiamo universale a non diffondere “la fede con la spada”, che evidenziava la distanza tra Cristianesimo e Islam e che suscitò un'ondata di sdegno nel mondo musulmano e un'autentica rivolta che coinvolse anche i Paesi islamici cosiddetti moderati, con chiese date alle fiamme e le comunità cristiane perseguitate. Il Papa, scosso dalle proteste dilaganti, si scusò, ma non defletté mai dal riproporre l'incompatibilità tra Dio-logos e violenza. Per questo Benedetto XVI è giustamente considerato l'ultimo grande difensore dell'Occidente di fronte al movimento che, dai tempi di Khomeini, ha trasformato una fede in Dio in un'ideologia tesa a imporre un potere teocratico e totalitario; ma anche di fronte al silenzio dell'intellighenzia europea che ha sempre rifiutato di mettere in relazione i termini Islam e terrorismo e che ha spalancato le porte di casa al fondamentalismo invece di combatterlo nelle sue roccaforti. Il vizio relativista di ripudiare le nostre radici ha finito per occultare una realtà piantata nella storia: l'Islam non tollera la libertà perché considera intoccabile la sua verità di fede, mentre il Cristianesimo antepone la libertà alla verità, ed è su questo valore che dovremmo difendere la nostra civiltà. Altrimenti si avvererà la lucida profezia di Ratzinger: “Il Vecchio Continente rischia il congedo dalla storia”.

 

(da www.ildifforme.it - 14 ottobre 2023)

 

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