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Giustizia, le imbarazzanti bugie raccontate dagli avversari della separazione delle carriere

 

di Gian Domenico Caiazza

 

Girano imbarazzanti bugie, raccontate dagli avversari della separazione delle carriere. Quella che il PM sarebbe dipendente dall'esecutivo è una grossolana mistificazione. Ora, però, va di moda l'opinione del Prof. Coppi. Vediamo qual è.

 

 

Come abbiamo già avuto modo di spiegare precedentemente, le imbarazzanti bugie raccontate dagli avversari della separazione delle carriere sono ormai sotto gli occhi di tutti. Le proposte di legge in discussione, tutte mutuate dalla legge di iniziativa popolare delle Camere Penali, hanno scelto e blindato nel nuovo art 104 della Costituzione il modello portoghese: carriere separate, PM indipendente dall'esecutivo.

Dunque l'argomento principe (“vogliono il PM alle dipendenze dell'esecutivo”) è una grossolana mistificazione, ormai davvero improponibile in un dibattito serio. Né più né meno di quella che raccontano circa il fatto che tutto il mondo guarderebbe con invidia al nostro modello ordinamentale a carriera unica: siamo infatti nella mesta compagnia di Turchia, Bulgaria e Romania, nonché della Francia, coerente però con il suo vetusto (ed ormai quasi unico in Europa) modello processuale inquisitorio. Ovunque vi sia un processo accusatorio, vi è separazione delle carriere: Portogallo, Spagna, Germania, Svezia, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Australia, Giappone, India, e spero vi basti.

Quindi, il nuovo argomento ora in voga è l'opinione dissenziente del prof. Franco Coppi, avvocato insigne. Il quale non crede nella utilità di questa riforma, e ci mancherebbe pure che un avvocato non possa pensarla in questo modo. Ma non ci si avvede, ancora una volta, del clamoroso autogoal. Perché Franco Coppi, che è una persona seria e coerente, non nasconde un secondo suo pensiero, utile a comprendere con chiarezza il primo. Egli infatti non fa mistero di rimpiangere con nostalgia il processo inquisitorio, che invece noi (per fortuna, aggiungo io) ci siamo lasciati alle spalle grazie a Giuliano Vassalli dal 1988, e che la Costituzione ha definitivamente posto fuori dai propri confini nel 2000 grazie alla riforma dell'art. 111 sul giusto processo.

Quindi l'opinione del prof. Coppi conferma una ovvia evidenza: le carriere unificate sono coerenti con il processo inquisitorio, ma incompatibili con il sistema accusatorio. Che è esattamente ciò che sosteneva, su opposta sponda, Giovanni Falcone, secondo il quale in un sistema accusatorio il PM «non deve avere nessun tipo di parentela con il giudice e non essere, come invece oggi è, una sorta di para-giudice. Contraddice tutto ciò il fatto che, avendo formazioni e carriere unificate, giudici e PM siano in realtà indistinguibili gli uni dagli altri. Chi come me richiede che siano due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nelle carriere, viene bollato come un nemico dell'indipendenza del magistrato». Parole e pensieri puntualmente censurati dai crociati anti-separazione.

Come vedete, tutto quadra: processo inquisitorio, carriere unite; processo accusatorio, carriere separate. Una equazione implacabile, perfettamente illustrata da due autorevolissimi personaggi quali Franco Coppi e Giovanni Falcone. Chiaro?

 

(da Il Riformista - 21 settembre 2023)

 

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