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L’Italia, in assenza di obiettivi coerenti è in difficoltà per rispondere ad emergenze sempre più numerose.

 

Di Antonio Rossetti

 

Dirò subito che per riferimento alle coerenze, per i grandi obiettivi, considero fondamentale i contenuti della   costituzione Italiana, (Allegato 1, articoli presi in considerazione) senza perdere di vista le dimensioni che vanno oltre: Europa e il Mondo.

Governare  la complessità

La complessità e le difficoltà rendono ardua, la individuazione di materie sulle quali intervenire senza che questo produca altri effetti, talvolta, negativi.

Aggiungo, tra le considerazioni, che non si tratta di quadro politico attuale o precedente, nonostante i proclami ripetuti, in molte stagioni, poco o niente è stato concretizzato per ridurre il vastissimo elenco di leggi e leggine che nel nostro Paese supera, da molti anni, il numero di 100 mila. (Allegato 2, articolo di stampa di riferimento sulla pesantezza della legislazione).

Anche in questo, come in altri casi, è difficile fare confronti con altri Paesi, a partire dall’Europa, non solo sul numero delle leggi, ma anche su altre materie proprio per storia, cultura, dimensioni, abitanti, e risorse parzialmente comparabili.

Considerata la fase attuale, pur rimanendo ferma l’idea di fondo, prendo in considerazione il tema del lavoro e la retribuzione, anche in questo caso, facendo riferimento alla costituzione italiana, per retribuzione si deve intendere qualcosa di più del netto in busta paga e qualcosa in più del quanto occorre per vivere, dignitosamente, sempre riferendosi alla costituzione.

L’impresa, il lavoro, le attività cambiano velocemente, più di quanto pensino istituzioni e forze politiche.

In questa materia, nel corso degli anni, i cambiamenti sono stati molti, tutti o quasi, decisi per affrontare le situazioni di emergenza, crisi aziendali, disoccupazione ecc., e per rispondere alle nuove o diverse richieste delle imprese.

Al contratto di lavoro a tempo indeterminato, a tempo determinato, per lavori stagionali indicati dalla legge, al tempo parziale, ai contratti per sostituzione in casi di assenze, anche in questo caso definite, sono state aggiunte ulteriori forme contrattuali, sempre tese a correre dietro alle nuove opportunità.

(Allegato 3, tipologie contrattuali).

Ovviamente presente, seppure non codificato, il lavoro nero, irregolare e le tante forme per aggirare leggi e controlli, anche questi fenomeni non sono nuovi.

Per confermare che questi tentativi sono collegati a scelte che, di volta in volta, hanno preso in considerazione punti di maggiore difficoltà occupazionale, si possono richiamare i contratti di formazione e lavoro per i giovani, le provvidenze in presenza di crisi e ristrutturazioni delle imprese, incentivi al prepensionamento, in prevalenza di tipo assistenziale.

Altri interventi, detti di politiche attive per il lavoro, per la riqualificazione di professionalità superate dalla innovazione e da altre scelte, per inserimento al lavoro non hanno raggiunto risultati migliori dei vecchi uffici di collocamento. I provvedimenti sono stati contraddittori e di disincentivo al lavoro. 

Tutto questo in una fase storica che ha visto cambiamenti, che hanno determinato il calo molto elevato di occupati nel settore dell’agricoltura, per passare successivamente ad un peso consistente del settore industriale, per arrivare, ad oggi, con oltre il 70% degli addetti nel cosi detto terziario e Pubblica amministrazione.  Di fronte ad una situazione così diversa occorrono scelte, ed atti, che affrontino i cambiamenti  governandoli con rapidità.

 

La contrattazione e la legislazione incontrano nuovi problemi e quindi devono affrontare nuove forme di tutela e garanzia.

Chi ha qualche ricordo degli anni settanta del 1900, ricorderà i contenuti della legge 300, nota come statuto dei lavoratori, una legge che faceva riferimento alla realtà del tempo ed ai contenuti più innovativi, per l’organizzazione della rappresentanza, per le tutele di condizione di lavoro e diritti.

 Anche per questa legge vale il discorso della necessità di verificarne l’attualità.

Non penso ad altre leggi, è preferibile l’aggiornamento e la semplificazione, con riordino per materie, pur ritenendo la legislazione uno strumento troppo rigido e dai tempi lunghi, inadeguato, in molti casi.  I cambiamenti rapidi meglio si conciliano con la contrattazione nelle sue varie forme, nel quadro degli indirizzi che la costituzione definisce in modo coerente.  

Quando si parla di trattamenti e di costo del lavoro sono da tenere presenti, i così detti contributi, a carico di impresa e lavoratore, i costi per ferie, mensilità aggiuntive, trattamento di fine lavoro, ed altri aspetti frutto di leggi, contrattazione o di accordo tra le parti.

Questo per dire che quando si affrontano argomenti complessi è difficile risolverli, se non si valutano le ricadute del provvedimento che si intende approvare.

Anche su questa materia si tende al confronto con altri Paesi, questa attenzione è sempre utile, ma anche in questo caso, occorre considerare un altro dettato costituzionale, che riguarda il rapporto tra trattamento retributivo nella realtà, e il costo della vita nel paese preso a riferimento.

In sostanza come si vive con ciò che si ricava dalla prestazione di lavoro.

Il confronto non è solo nel valutare il costo nel rapporto tra impresa e lavoratore, ma quanto costano i servizi di tipo sociale, dalla sanità, ai trasporti, dal gas, alle altre forme di assistenza legate alla condizione ed all’età, la scuola la formazione, la comunicazione, il costo per la casa, gli alimenti, in sostanza quanto necessario per vivere dignitosamente.

La complessità del vivere quotidiano non si limita a questi aspetti, così come la prevenzione non può essere limitata alla sicurezza, all’ambiente, alla mobilità ed è per questa ragione che considero fondamentale la scelta di interventi volti a ridurre, gradualmente, ma costantemente, quelli che si possono considerare aspetti fondamentali per migliorare le condizioni di vita, nel nostro paese, per rispondere ai principi che la costituzione ha chiaramente definito.

 

Tutto si lega con la necessità di un quadro politico capace di confrontarsi al meglio senza stravolgere un disegno che viene prima dell’interesse di parte e che non si ribalta se vi sono alternanze alla guida dei governi (nazionali, europei, regionali e territoriali).

La realtà costringe tutti a fare i conti con le concrete condizioni di persone e di luoghi, con tutto ciò che significa. Nella sostanza si tratta convincersi della necessità di intervenire, prima di subire le condizioni poste dalle “emergenze”, ovviamente il riferimento non vale per ciò che è imprevedibile.  Le “emergenze” impongono, quasi in ogni circostanza, provvedimenti costosi e quasi sempre volti a mettere toppe che si aggiungono ad altre toppe precedenti.

Una esemplificazione di questo si ritrova nella tardiva lamentazione dell’abbandono dei paesi di montagna e di frazioni di campagna, dopo avere trascurato ogni segnale che da queste realtà, da anni, arrivava.

I riferimenti di principio e di indirizzo sono presenti e conosciuti, ma di prevenzione si parla solo e sempre dopo ogni tragedia o evento eccezionale, per dimenticare in poco tempo la lezione, fino alla prossima catastrofe.

Le priorità

Nel tempo si sono accumulate tante priorità che rendono difficile concordare ciò che viene prima. Sarebbe un grande traguardo se, nell’affrontare le grandi questioni, si potessero registrare miglioramenti consolidati, ad esempio: considerare la prevenzione, in tutti i grandi argomenti, come strategia fondamentale, un investimento per migliorare il vivere delle persone, e quindi prevenire il costo del dover riparare, sempre per quanto possibile.

I campi di intervento sono molti, dall’ambiente, alla scuola, al lavoro, al sociale, al sistema fiscale, alla sicurezza, alla salute, ai servizi e più in genere al miglioramento delle condizioni sociali ed economiche.

E’ possibile? In teoria si, in pratica i dubbi sono molti.  Per questi importanti risultati serve una buona e utile politica, ed un costante e duraturo impegno, per rendere partecipate e credibili le scelte di istituzioni e della politica. Non è per niente facile, ma l’alternativa sarebbe un futuro molto nebuloso.

 

 

 

Allegato 1) articoli della costituzione presi in  considerazione)

Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilita` e la propria scelta, una attivita` o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della societa`

Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternita`, l’infanzia e la gioventu`, favorendo gli istituti necessari a tale scopo [37]

TITOLO III RAPPORTI ECONOMICI

 Art. 35. La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori.  Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la liberta` di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero.

Art. 36. Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantita` e qualita` del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a se´ e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa e` stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non puo` rinunziarvi.

Art. 37. La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parita` di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore [31 ]. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di eta` per il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parita` di lavoro, il diritto alla parita` di retribuzione.

 Art. 38. Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidita` e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L’assistenza privata e` libera.

Art. 41. (1) L’iniziativa economica privata e` libera. Non puo` svolgersi in contrasto con l’utilita` sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla liberta`, alla dignita` umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perche´ l’attivita` economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali [43]

 

Allegato 2) articolo Leggi in Italia

 

Il caos normativo

NellItalia delle 110mila leggi, ancora validi 33mila regi decreti

In vigore. Dal 1861 a oggi continuano ad avere effetto oltre 46mila Dpr, 7.200 decreti luogotenenziali, 1.200 Dl e 21 «decreti del duce». Vanificate le operazioni taglia-leggi del passato

di Antonello Cherchi

21 settembre 2021

 

Se uno Stato moderno deve avere, come vanno predicando da tempo i cultori della materia, non più di 10mila leggi, in questo momento il nostro Paese può dirsi affetto da obesità legislativa: ne ha dieci volte di più. Sono, infatti, quasi 110mila gli atti in vigore che regolano la nostra vita. Tra questi, più di 46mila decreti del presidente della Repubblica, oltre 33mila regi decreti, 14mila leggi, 7.200 decreti luogotenenziali, quasi 1.500 decreti legge.

Un misto di vecchio e nuovo: tipologie di atti che non esistono più da tempo -come i regi decreti, dismessi nel 1944, o i decreti luogotenenziali; ma nellelenco figurano ancora in vita anche 21 decreti del duce del fascismo - convivono accanto ai provvedimenti a cui siamo più abituati, come i decreti, le leggi o i decreti legge. E già questo lascia intendere la complessità del problema, che non è solo di ipertrofia normativa, ma anche di disordine legislativo, con disposizioni che si sono sovrapposte nel tempo e che ora è molto difficile capire se abbiano un senso o meno. 

LO STOCK

Lunica certezza è il numero degli atti in vigore, che è possibile contare grazie a Normattiva, la banca dati che fa capo alla presidenza del Consiglio ma è operativamente gestita dal Poligrafico dello Stato. «Un database in continua evoluzione che contiene - spiega Luca Fornara, responsabile della Filiera giuridico-amministrativa del Poligrafico - gli atti numerati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dal 1861 a oggi e rende possibile ricostruire la versione di un provvedimento a una certa data».

Chi manca allappello

I 110mila atti vigenti messi in fila da Normattiva - che ha contato quasi 204mila provvedimenti pubblicati dallunità dItalia a oggi, di cui oltre 94mila espressamente abrogati - non sono, dunque, che una parte della produzione legislativa. Allappello, infatti, mancano le disposizioni regionali, quelle comunali, i decreti ministeriali non numerati, le circolari, la legislazione comunitaria.

 

Un intrico spaventoso che tra il 2009 e il 2010 si era cercato di disboscare con loperazione taglia-leggi, che aveva portato alla potatura di più di 400mila provvedimenti, tra leggi, decreti e atti amministrativi.

 

Il taglia-leggi

«Tagliammo - ricorda Alfonso Celotto, professore di diritto costituzionale a Roma Tre e uno dei registi della grande sforbiciata come capo legislativo di Roberto Calderoli, allepoca ministro della Semplificazione normativa - solo le disposizioni di cui avevamo certezza fossero inutili. Dopo quelloperazione la produzione legislativa è proseguita con ritmi normali, ma in modo confuso. Il vero problema è che si continua a fare ricorso, e lo si è fatto anche durante lemergenza, a provvedimenti omnibus, dove ci si infila di tutto».

Un problema più volte rilevato anche nei monitoraggi dellOsservatorio della legislazione della Camera, che registrano come molte riforme si gonfino di commi durante il passaggio parlamentare. E questo, se da un lato può dare atto del lavoro delle Camere, che non si limitano a ratificare le decisioni governative, dallaltro conribuisce alla frammentazione e al disordine del corpus legislativo.

Ridare fiato ai codici

In queste condizioni i cortocircuiti normativi sono dietro langolo - Celotto ricorda il recente caso delle imprese in concordato preventivo in continuità, che possono o meno partecipare ai bandi pubblici a seconda che si faccia riferimento al codice degli appalti o a quello della crisi - e le abrogazioni esplicite più difficili. Le cancellazioni implicite di norme contraddittorie, daltra parte, ci sono pure - non si può, infatti, pensare che abbiano ancora un senso tutti gli oltre 33mila regi decreti - ma è complicato metterle a fuoco.

«Non resta - spiega Celotto -che rivitalizzare il lavoro sui codici, su cui si puntò dopo il taglia-leggi e che invece si è fermato. Alcuni codici ci sono, ma mancano in molti settori fondamentali. Per raccogliere le leggi in corpi omogenei occorre, però, creare unalta commissione che lavori per 4-5 anni e poi fare in modo che le nuove norme si inseriscano in quei sistemi. Un obiettivo a cui il ricorso al digitale può dare una mano».

Riproduzione riservata

 

 

Allegato 3) tipologie dei contratti di lavoro

Contratti di lavoro: tipologie aggiornate al 2021

In Italia esistono diversi tipi di contratto di lavoro che variano a seconda del settore dimpiego secondo le norme di legge previste dal contratto collettivo nazionale del lavoro (CCNL).

I contratti di lavoro si dividono in due tipi:

·        subordinato

·        parasubordinato

Nel caso del lavoro subordinato il dipendente mette a disposizione il proprio lavoro a un datore di lavoro, nel settore pubblico o privato, in cambio di una retribuzione. Entrambi sono responsabili di diritti e doveri.

ll lavoro parasubordinato è una tipologia contrattuale, come il lavoro a progetto, con caratteristiche intermedie tra il lavoro subordinato e quello autonomo.

Le tipologie di contratti del lavoro subordinato (o dipendente) sono:

·        Contratto a tempo indeterminato

·        Contratto a tempo determinato

·        Lavoro part-time

·        Contratto di apprendistato

·        Contratto di lavoro intermittente

·        Contratto di somministrazione

Contratto a tempo indeterminato e determinato

Il contratto a tempo indeterminato ha maggiori vantaggi in quanto offre più garanzie, tutele e stabilità al lavoratore, sia per la continuità del lavoro, sia perché il datore non può licenziare il dipendente senza giusta causa. Non c’è scadenza temporale: il rapporto termina solo se il dipendente viene licenziato o si dimette, previo periodo di preavviso.

Nel caso del contratto a tempo determinato, invece, il lavoratore e chi lo assume stabiliscono un termine alla durata del rapporto. Spesso viene utilizzato dalle aziende, o privati, come periodo di prova per assumere poi il dipendente a tempo indeterminato, se lesperienza è stata positiva.

Il lavoratore deve attendere la fine del contratto per dimettersi, o rischia di dover risarcire i danni.

Tra i contratti a tempo indeterminato finalizzato alla formazione e alloccupazione giovanile, rivolto ai ragazzi di età tra i 15 e i 29 anni, esiste poi il contratto di apprendistato.

Contratti di lavoro part-time

Il contratto di lavoro part-time, può essere di tipo indeterminato o determinato e prevede dalle 16 alle 30 ore settimanali. Di lavoro a tempo parziale ne esistono tre tipi:

·        part-time orizzontale: il dipendente lavora un numero di ore uguali tutti i giorni della settimana, solitamente 4 o 5;

·        part-time verticale: il dipendente lavora in giorni specifici in full-time;

·        part-time misto: è una combinazione delle due tipologie precedenti, con alcuni giorni a tempo pieno e altri con orario ridotto.

Con il contratto part-time si hanno gli stessi diritti di un dipendente assunto a tempo pieno per quanto riguarda la durata dei congedi, le modalità di maturazione delle ferie e i diritti sindacali. Inoltre, si possono stipulare più contratti part-time. Il vantaggio principale è di lasciare tempo libero a disposizione per svolgere altre attività e di ricevere una retribuzione commisurata alle ore di lavoro svolte.

Contratto di somministrazione lavoro

Nel contratto di somministrazione, che può essere indeterminato o determinato, sono coinvolte tre parti:

·        il lavoratore;

·        il datore di lavoro;

·        lagenzia per il lavoro (somministratore) che si occupa di ricercare e selezionare il personale, e di ovviare a tutte le pratiche burocratiche per conto del lavoratore e dellimpresa.

Il lavoratore è assunto e retribuito dallagenzia autorizzata, che gli versa i contributi. Questa verrà rimborsata dal datore di lavoro con laggiunta di una percentuale.

I lavoratori assunti in somministrazione lavoro hanno diritti e doveri uguali a quelli dei dipendenti assunti direttamente dallazienda. Infine, il contratto di somministrazione è vantaggioso anche per le aziende.

 

Lucca, 9 luglio 2023

 

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