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Draghi esorta i politici a costruire la nuova Europa contro le sfide globali

di Linkiesta

Ha parlato di Europa, inflazione, guerra ed equilibri globali. Ed esorta i politici a creare la nuova Europa. Mario Draghi, ex presidente della Bce ed ex premier italiano, ha indicato ieri a Parigi al World Investment Forum di Amundi quattro grandi sfide per l’Ue: la guerra, l’inflazione, la Cina e l’intelligenza artificiale. Dalle risposte a questi temi dipenderà il futuro dell’Europa: potrà restare un’Unione fondata sui valori oppure soltanto un mercato unico, ha detto.

«Non ho consigli da dare ai vertici della Bce, è molto sensato che le banche centrali continuino a combattere l’inflazione come hanno fatto finora», ha spiegato. «Ma un’esortazione la voglio rivolgere ai politici europei: lavorate per costruire la nuova Europa, è questo il momento. Non c’è adeguata consapevolezza di questa urgenza in diversi Paesi, come in Italia e in Francia, molta gente pensa che vada bene fare qualcosa qui e là, procedere con l’approccio incrementale. Ma c’è un fattore nuovo: l’Europa nella sua storia non ha mai avuto così tante questioni sovranazionali davanti. La transizione energetica, il bisogno di una difesa unica e forte, i flussi migratori, l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione. Tutte sfide che i Paesi non possono affrontare da soli, e il modo in cui le gestiranno insieme, con un metodo di decisione condiviso, definirà la strada che prenderà l’Europa». Per Draghi, «o siamo capaci di ridefinirlo politicamente o dovremmo abbandonare ogni sogno di Unione europea, restando un mercato comune, il che va bene ma è un ritorno al passato».

Parlando di inflazione, l’ex premier ha detto: «Non vedo un motivo per cambiarne l’ancoraggio (+2% annuo in Europa e negli Usa, ndr ).Anche a me chiedevano ogni volta di cambiarlo, quando l’inflazione era a zero. Ma non lo abbiamo mai fatto allora né vedo perché farlo ora: se cambi perché non sei in grado diraggiungere gli obiettivi la tua credibilità crolla». La domanda, per Draghi, è cosa fare quando l’inflazione sarà rientrata, e «per rispondere dobbiamo sapere cosa succederà alle politiche fiscali». Il Vecchio continente, anche per affrontare i costi immani delle sfide citate, deve prepararsi a una nuova fase di spesa pubblica, meglio se comune, «determinante in ambiti come la difesa e la transizione energetica». Per questo il deficit dei Paesi a tendere sarà più alto, «e anche il livello dei tassi d’interesse. Un elemento di attenzione per i conti pubblici».

Alla domanda su quali fossero stati i momenti più difficili della sua vita pubblica, Draghi ne ha citati due: «L’inizio e la fine». Dapprima l’assunzione al Tesoro, poco prima che la crisi della lira facesse svalutare del 30% la valuta italiana, mettendo a rischio le emissioni di debito. «La situazione era molto critica: fu l’inizio della mia vita di civil servant, e anche il momento in cui ho imparato di più di crisi». L’altro momento è da presidente del Consiglio: «Dovemmo gestire il Covid e la campagna vaccinazioni, cosa che facemmo molto bene. E poi il Next generation Eu e la cosa più difficile di tutte, schierare l’Italia dopo la guerra in Ucraina, e subito dopo fare a meno del gas russo. E ci siamo riusciti».

Draghi ha parlato anche dei “pezzi da tenere insieme” nello scenario globale. «Difficile dire come si assesteranno le cose senza avere la palla di cristallo.
Le cose visibili sono guerra, inflazione, Cina e Intelligenza artificiale, come le gestiremo determinerà il nostro futuro. Sulla guerra, l’Ue non ha alternativa a vincerla, e vincerla implica tenere insieme tutti i pezzi, anche se non è facile. L’Unione Europa è stata creata sui valori di libertà, protezione dei diritti umani e solidarietà: tutti questi valori sono stati violati da Putin con l’invasione dell’Ucraina, quindi se la perdessimo la guerra, la prima cosa che succederebbe è che l’unione politica dell’Europa non ci sarebbe più. Per questo bisogna avere un potere deterrente forte con la Russia, ricostruire l’Ucraina e integrarla in Europa».

Le sanzioni alla Russia, secondo Draghi, «hanno funzionato», anche se sarebbe stato meglio «un price cap immediato», in modo da non finanziare Putin e non pesare in modo ingente sui bilanci nazionali che hanno dovuto sostenere i più deboli alle prese con la crisi energetica.

L’altro fattore cruciale «sono i rapporti con la Cina, che potrebbe riportarci alla prosperità commerciale degli anni passati o verso un mondo molto diverso».
Infine, un aneddoto sull’Intelligenza artificiale, legato al recente incontro di Draghi, a Roma, con Elon Musk, patron di Tesla. «A un grande protagonista tre giorni fa ho chiesto: con quanta velocità l’Ai diventerà importante? Sai, io sono anziano e forse non sarò più qui. Lui mi ha risposto: succederà in fretta, sarà molto importante e la cosa più importante sarà trovare tutta la gente di cui il mondo avrà bisogno per le trasformazioni legate alla diffusione dell’Ai».

(da www.linchiesta.it - 23 giugno 2023)

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