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Inchieste Bergamo e Crotone, le domande inevase

 

di Sabino Cassese

 

Questi problemi possono anche avere risvolti di natura penalistica, ma sono fondamentalmente problemi di gestione dello Stato, che interventi delle procure non potranno certamente risolvere

 

La procura di Bergamo raccoglie «criticità» anche per valutazioni «scientifiche, epidemiologiche, di sanità pubblica, sociologiche, amministrative». Altrettanto si avvia a fare quella di Crotone. Intanto è iniziato lo stillicidio di frasi intercettate che si rovesciano sull'opinione pubblica, suscitando aspettative di verità e desideri di giustizia. Le due procure toccano così due dei maggiori problemi della società italiana, la pandemia e l'immigrazione, due problemi che hanno suscitato la giusta commozione degli italiani e colpiscono simmetricamente le due parti della politica italiana, il centrosinistra e il centro-destra.

Possiamo aspettarci che nei prossimi cinque o dieci anni l'opinione pubblica sarà alimentata dalle opposte opinioni su queste iniziative, con conseguente discredito per tutta la classe politica e amministrativa italiana.

Già molte domande sono state affacciate: i problemi oggetto dell'indagine delle procure appartengono alla categoria del diritto penale o a quella della scienza dell'organizzazione? Si lamentano inefficienze, improvvisazione, impreparazione, mancanza di coordinamento, oppure veri e propri crimini? L'attenzione deve essere posta piuttosto sui rimedi o sulle sanzioni? Serve più correggere o più colpire? È meglio evitare che vi siano altre morti o cercare capri espiatori? I nostri problemi vanno considerati isolatamente o comparativamente, visto che l'Italia è stata, nel 2020 al 3º posto, per scendere nel 2021 al 53º posto per tasso di mortalità? Le due procure, hanno le conoscenze e le capacità per svolgere queste attività? Infine, gli accusati sono stati informati

«riservatamente», come richiede la Costituzione?

Chi osserva attentamente l'amministrazione sanitaria sa che la pandemia non ha fatto altro che accentuare un aspetto negativo del nostro Servizio sanitario nazionale. Un problema di salute pubblica collettiva si è improvvisamente scaricato sui presidi sanitari producendo la diffusione del contagio, per la nota carenza delle strutture periferiche della sanità, la cosiddetta sanità territoriale. A questo si sono aggiunte impreparazione, indecisione, valutazioni errate, scoordinamento tra centro e periferia, suggerimenti scientifici espressi da troppe voci. Ma un problema di quelle dimensioni si presentava per la prima volta e la sanità italiana non è la sola che ha subito conseguenze di quel tipo.

Chi osserva attentamente le amministrazioni sa che l'istituzione della Guardia costiera, tanto attivamente promossa da Francesco Cossiga quand'era presidente della Repubblica, non è riuscita ad assorbire tutte le competenze relative alle coste; che quindi sono rimasti dualismi, assenti nel modello americano, in particolare tra Guardia di finanza e Guardia costiera, probabilmente all'origine di quanto è accaduto.

Questi problemi possono anche avere risvolti di natura penalistica, ma sono fondamentalmente problemi di gestione dello Stato, che interventi delle procure non potranno certamente risolvere. Non basta, quindi, dire che non è compito delle procure ergersi a guardiani delle virtù collettive. Occorre anche che intervengano il Parlamento, la pubblica amministrazione, l'opinione pubblica.

Il Parlamento deve definire meglio ciò che ha rilevanza penale e delimitare meglio le fattispecie penali perché il «panpenalismo», i reati omissivi impropri e un legislatore disattento, sono la causa prima dell'intervento di organi non attrezzati per affrontare il futuro, ma solo per giudicare il passato.

La pubblica amministrazione deve, a sua volta, come ha già proposto l'ex ministro dell'interno Minniti, il 4 marzo scorso in un'intervista a Il Foglio, avviare un'inchiesta amministrativa per valutare in che modo hanno funzionato i rapporti tra il Ministero della salute e le strutture sanitarie regionali, per misurare le debolezze della sanità territoriale, per valutare la necessità di una migliore preparazione dell'estrema periferia del Servizio sanitario nazionale, in una parola per imparare la lezione che si trae da quanto è accaduto.

L'opinione pubblica e i media, infine, devono fare attenzione ai difetti strutturali di un Servizio sanitario nazionale, per tanti versi eccellente, ma che ha un tallone d'Achille, già indicato, proprio l'anno precedente alla pandemia, da ben due rapporti, uno nazionale e uno europeo.

Questo noi dobbiamo ai morti nelle strutture sanitarie di Bergamo, questo noi dobbiamo ai morti nel mare di Crotone, non vendette, ma piuttosto la promessa che non si ripeteranno.

 

(da www.corriere.it - 10 marzo 2023)

 

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