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Covid-19: una Babele globale del XXI secolo

di Paolo Razzuoli

C'è un denominatore comune che lega trasversalmente, ad ogni latitudine e longitudine, la gestione della vicenda Covid-19: è Babele, sì, proprio simboleggiato dalla Torre di Babele. Torre di Babele intesa nel doppio significato: quello della vicenda, ovvero la totale confusione delle lingue; ma anche quello interpretativo, ovvero la presunzione, l'arroganza e la supponenza. L'evidenza dei fatti può rendere superfluo ogni ulteriore commento. ma provo ugualmente a stendere qualche pensiero.

Quanto alla confusione, mi pare che non si sia salvato nessuno. Andrebbe poi indagata l'intenzionalità di certi atteggiamenti, ma per saperlo bisognerà attendere qualche decennio.
Si sa che l'epidemia è partita dalla Cina, dalla città di Wuhan, ma quando e come nessuno ancora lo sa. Le informazioni sono giunte tardive ed incomplete; se fossero stati forniti dati tempestivi, forse si sarebbero potute approntare strategie di contenimento più razionali ed efficaci. Ma si sa, "la Cina non è vicina" quanto a standard democratici e a correttezza nei rapporti internazionali.

Approdando sul continente americano, qualche giorno fa è stata diffusa la notizia che satelliti americani avevano notato strani movimenti proprio a Wuhan. Domanda: perché di questa anomalia non è stato chiesto informazioni al governo cinese, e comunque perché non ne è stata data informazione tempestiva? Appare quindi strano, anzi sospetto, che il presidente Usa Trump faccia ora il guascone con la Cina, quando avrebbe potuto offrire un aiuto, fornendo ai governi informazioni di cui probabilmente era in possesso.
Ma restando a Trump, la Babele è stata completa. Guasconate di ogni tipo, decisioni prese e revocate, affermazioni contraddette e via dicendo. Insomma, l'esempio proprio di ciò che il presidente di una grande potenza non dovrebbe mai fare.

E la Babele non è stata certo minore in sud America, parte del mondo già in difficoltà per ragioni a tutti ben note, dove il presidente brasiliano Bolsonaro ha offerto un mirabile esempio dei disastri che può fare la micidiale miscela del populismo, dell'arroganza e del pressappochismo. Insomma, la Babele più totale.

Ma veniamo all'Europa che, quanto meno all'inizio dell'emergenza, ha anch'essa offerto l'esempio di una grande Babele.
Allorché l'Italia è stata colpita dal Covid-19, primo Paese europeo a trovarsi nell'emergenza, è stato guardato con sufficienza, forse nell'illusione che si trattasse di qualcosa riconducibile alle nostre croniche inefficienze.
Ma quando è risultato chiaro che gli scenari erano diversi, ognuno è andato in ordine sparso e contraddittorio.
Così mentre alcuni Stati iniziavano a progettare misure di confinamento, il premier inglese Boris Johnson parlava spavaldamente dell'immunità di gregge, salvo poi ricredersi, quando il Covid-19 lo ha spedito in terapia intensiva.
Ma nella Babele più completa, ogni Stato si è mosso per proprio conto, sia quanto ai problemi interni che a quelli di rapporti esterni (vedi la questione dei confini), mostrando ancora una volta quanto sia difficile per gli europei riuscire a coordinarsi, anche nelle situazioni di maggior emergenza. Anzi, proprio questa ha fatto emergere profili di egoismo che non lasciano intravedere niente di buono.
Atteggiamenti diversificati certo sono giustificabili, anzi auspicabili, se derivano da attente valutazioni di specificità territoriali; sono invece una grande Babele, quando derivano dall'incapacità, o peggio dalla mancanza di volontà, di ricercare condotte coordinate, proprio quelle che possono rivelarsi di grande aiuto nel mettere a fuoco i necessari strumenti di contenimento delle emergenze sanitarie.

Un tema di grandissima importanza è quello dell'attegiamento della governance europea rispetto a questa emergenza. Nella sua prima fase, la Babele è stata totale; si aveva l'impressione che l'Europa non riuscisse a trovare una strategia condivisa di uscita, ingessata com'era da posizioni che sembravano inconciliabili. Poi le cose sembrano cambiate, e la Commissione di Bruxelles ha "battuto un colpo" importante con l'approvazione del Recovery Fund (significativamente chiamato "Next generation"), che tuttavia deve fare ancora un bel pezzo di strada prima di giungere a destinazione, ammesso che riesca a raggiungerla. Naturalmente tutti coloro che hanno buon senso debbono auspicarlo!!!

Ed ora l'Italia, dove per trovare la Babele basta tirare a caso. Babele è stata la pletora di norme emanate, Babele è stata l'individuazione delle competenze fra i vari livelli decisionali (Regioni, Stato, ed anche Comuni), Babele sono state le indicazioni fornite ai cittadini anche tramite le conferenze stampa del presidente del Consiglio, Babele è stata la gestione delle varie previdenze erogate in favore delle categorie colpite dall'emergenza.
Nessuno sottovaluta la difficoltà di questa emergenza, la cui gestione sarebbe risultata difficile per chiunque. Ma questa classe di governo (intendo dire maggioranza e opposizione), ha mostrato tutti i suoi limiti, con atteggiamenti contraddittori e conflittuali e, soprattutto, con il gioco dello scarica barile, che abbiamo visto già dalle prime fasi della crisi, e che in questi giorni sta emergendo anche in ragione delle iniziative del potere giudiziario.
E così nulla è sfuggito alla più totale Babele: Babele nelle norme, Babele nella gestione degli aiuti, Babele nella pletora di comitati (o meglio task force), Babele nella gestione del sistema scolastico, Babele nella gestione del sistema sanitario, Babele nello sport, Babele nelle mascherine e nei guanti, Babele nei tamponi, Babele nei test sierologici, Babele nei numeri dati quotidianamente dalla Protezione Civile, ed anche Babele negli affetti: vi ricordate la farsa degli "affetti stabili"? Fra tutte, voglio sottolineare la Babele del sistema scolastico, alimentata da un ministro la cui inettitudine è sotto gli occhi di tutti.

Babele è stata la comunicazione ad ogni livello. E' stata una Babele la comunicazione istituzionale, con informazioni di sovente contraddittorie e contraddette, che hanno disorientato l'opinione pubblica, che si è mostrata peraltro ossequiente alle disposizioni impartite. Ma non meno Babele è stato il diluvio di comunicazioni dei media, in cui hanno trovato spazio pseudo-esperti, spesso prezzolati, più somiglianti ad attori cinematografici che ad esperti scientifici, che hanno detto tutto ed il contrario di tutto, senza un minimo di pudore nel contraddirsi anche entro poche ore. E con straordinarie sicumera ed arroganza che danno piena ragione al detto "i mediocri non hanno l'umiltà dei grandi".
Ovviamente il risultato è che nessuno ha potuto capire nulla.

Prima di lasciare i problemi nostrani, due sole osservazioni, di estrema importanza.
La prima è quella della fragilità del nostro sistema istituzionale: una Babele frutto di qualche peccato originale nella stesura della Costituzione, di successivi interventi spesso scoordinati (frutto di pressioni varie quale ad esempio la sgangherata spinta regionalista che ha portato alla modifica costituzionale del 2001), l'attitudine ben radicata nella classe politica di praticare il gioco dello scaricabarile, e di una conflittualità che, non raramente, arriva a sacrificare gli interessi superiori a quelli dei reali o presunti dividendi elettorali. Il conflitto fra il governo regionale lombardo e quello nazionale di Roma è certamente un pessimo esempio. E' argomento che attiene alla sfera delle responsabilità politiche, che gli italiani mi auguro sappiano valutare con cognizione di causa, indipendentemente dall'esito delle iniziative assunte da parte del potere giudiziario. L'individuazione di profili penali è compito delle Procure; ma al di là degli esiti di queste iniziative, l'eventuale mancanza di comportamenti penalmente rilevanti non può assolvere dalle responsabilità politiche. Mi auguro che si sappia ben distinguere, perché le assoluzioni di profilo penale potrebbero essere sbandierate quali credenziali per conseguenti assoluzioni politiche con le quali, invece, nulla hanno a che fare. Insomma, il rischio di un'altra Babele!
La seconda osservazione riguarda la ripresa, dove il rischio di una grande Babele è tutt'altro che peregrino. Non perché manchino le idee; ma il problema è la loro attuazione. Un esempio. Si è dato incarico ad un gruppo di profili di valore di elaborare un progetto di ampio orizzonte per la riforma del sistema paese (mi riferisco al cosiddetto Comitato Colao) che ha elaborato un documento pregevole, con molte indicazioni utili per un progetto di rilancio. Ebbene, anziché discutere queste indicazioni, si è voluto organizzare un teatrino presuntuosamente chiamato "stati generali", che ovviamente non potrà aggiungere niente di nuovo a ciò che già tutti sanno, ma che nessuno trova il coraggio di mettere in pratica, per i contraccolpi elettorali connessi con un autentico disegno riformatore. Una mancanza di coraggio che inesorabilmente produrrà un'altra Babele, in cui le debolezze istituzionali e la forza interdittiva degli interessi corporativi potrebbero portare il Paese ad un punto di non ritorno.

Ed ora la Babele della comunità scientifica, o meglio, di chi l'ha rappresentata. Naturalmente, come già ho detto, nessuno può pretendere che si trovi a tutto una risposta. Si può tuttavia pretendere che si sappia ammettere di non sapere: ancor prima che di dignitosa modestia è un segno di buon senso. SE questi signori si fossero legati la lingua, avrebbero certamente fatto una migliore figura; qualcuno dovrebbe ricordagli che "la parola è d'argento ma il silenzio è d'oro". Invece no, si è avuta la pretesa e la presunzione di avere una risposta anche quando in realtà non c'era, ed ancora non c'è, perché è di tutta evidenza che di questo virus poco si conosce.
Ad ogni livello, anche da organismi internazionali quali l'Organizzazione Mondiale della Sanità, si sono avute informazioni contraddittorie e smentite quale, ad esempio, quella recente sull'infettività degli asintomatici.
Sull'Italia è bene stendere un velo pietoso, posto ciò che abbiamo visto e sentito; teatrini in cui i vari Soloni si sono beccati come i capponi di Renzo e Lucia....

Infine, ma non certo ultimo di importanza, un cenno sul versante interpretativo della Torre di Babele: un simbolo della superbia ed arroganza degli uomini. Negli ultimi decenni si è diffusa l'illusione che l'uomo potesse avere il completo controllo della natura. Una natura che si riesce a piegare e dominare grazie agli straordinari progressi della scienza e della tecnica. E' parso che quando è possibile andare in 10 ore dall'Europa al Giappone, o quando con un clic si riesce a collegare ogni parte del mondo, tutto sia possibile e tutto sia in qualche modo dominabile. E invece no; si è visto come un virus, un nemico subbdolo ed invisibile, abbia fatto crollare tutto il nostro castello di certezze. Un nemico che ha messo in ginocchio tutto il mondo, mostrando che il genere umano, nonostante le sue ricerche ed i suoi progressi, non potrà mai essere "padrone" della natura che, quando meno te lo aspetti, tira fuori gli artigli per dominarti. Una bella lezione per l'arroganza e la presunzione così diffuse nel nostro tempo!

L'emergenza che ha investito con grande rapidità ogni parte del pianeta, ha messo a dura prova la capacità di governo anche delle classi dirigenti delle aree più sviluppate, che non sono riuscite a sottrarsi dalla Babele dei comportamenti e delle decisioni: non può pertanto sorprendere che la gente si senta in balia delle onde.
In ogni parte del pianeta, giacché nella nostra epoca di globalizzazione, anche la Babele del Covid-19 ha assunto le dimensioni e le caratteristiche di un fenomeno globalizzato...

Lucca, 13 giugno 2020

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