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Una lettura dello scenario politico italiano fra nuovi consensi ed improbabili ritorni

di Paolo Razzuoli

L'articolo di Ernesto Galli Della Loggia intitolato "L’ambigua ricerca delle élite. - Partiti e leader" e quello di Lina Palmerini dal titolo "In fuga da Fi tra riforme e Finanziaria", si integrano vicendevolmente, offrendo una chiave di lettura utile per comprendere una particolare cifra dello scenario politico italiano: lo spostamento di ampi settori del centrodestra, (opinione pubblica e parlamentari) verso un approdo "renziano".
Spronato dalle loro considerazioni, offro anch'io alcune riflessioni su questo aspetto dell'attuale scenario politico.

Uno scenario che non deve certo sorprendere per varie ragioni che cerchero' anch'io di indagare.
prendo le mosse dicendo che io sono stato a suo tempo elettore del centrodestra. Giacche' le valutazioni vanno contestualizzate, dichiaro serenamente che in quel contesto farei la stessa scelta, anche se e' sotto gli occhi di tutti il fallimento di quella stagione.
Due esempi emblematici del fallimento.
Il Primo. Nella legislatura 2001-2006 vi e' stato un aumento di spesa che ha quasi annullato l'avanzo primario del bilancio dello Stato, ovviamente al netto degli interessi sul debito. Alla faccia della conclamata riduzione della spesa pubblica....
Il secondo. Il fallimento del Pdl, tentativo di creare anche in Italia una forza ispirata alla tradizione del popolarismo europeo. Nel 2008-2009 fu un'ipotesi capace di suscitare grandi attese che, purtroppo, andarono ben presto deluse.

Per me, e per la stragrande maggioranza di coloro che fecero la stessa scelta politica, si trattava di immaginare un'alternativa al Pd esemplarmente rappresentato da leader come D’Alema, Fassino o Bersani, immobilizzato tra nostalgie della «Ditta» e velleità di un mai meglio precisato «aggiornamento» politico. Un partito ingessato sulla tutela di interessi e/o gruppi di pressione (vedi i sindacati o l'apparato burocratico), che si opponevano, e ancora cercano di opporsi, a qualsiasi autentico disegno riformatore. Un disegno, si intenda bene, non solo reso irrinunciabile a seguito dei nuovi orizzonti della globalizzazione, ma comunque ineludibile, per rimuovere le storture del nostro sistema, frutto amaro dello scellerato consociativismo fra politica, sindacati ed apparati burocratici ad ogni livello.

L'opzione del centrodestra fu una scommessa in questa direzione; non fu certo il risultato dell'imbecillita' collettiva indotta dalle Tv berlusconiane, come la lettura sinistrorsa supponentemente proclamava.

Credo a questo punto che sia difficile smentire due verita':
la prima e' che il fallimento del centrodestra affonda le radici proprio nel Dna che il suo leader, ovvero Berlusconi, gli ha donato.
La seconda e' che il Pd come lo abbiamo conosciuto prima di Renzi non avrebbe mai potuto sfondare elettoralmente nel Paese. L'esito delle elezioni del 2013 lo attestano.

Rispetto a quel Pd, Renzi e' un'altra cosa.
La sua proposta politica si sta articolando su un disegno che recupera quel bisogno di riformismo, necessario per rimettere in moto l'Italia. Una dimensione che, inevitabilmente, recupera anche idee della piattaforma programmatica del centrodestra berlusconiano, in un orizzonte pragmatico che pone il focus sui temi reali, prescindendo fortunatamente da vecchie zavorre ideologiche.
Se non questo, cosa sono il superamento del bicameralismo paritario, la riforma della legge elettorale, l'intervento sulla scuola, il Jobs act o la promessa (speriamo mantenuta) dell'abolizione dell'Imu sulla prima casa?

Si obiettera' che le cose possono essere fatte in tanti modi e che destra e sinistra sottintendono appunto questi modi. Applicando categorie classiche cio' e' sicuramente vero, ma oggi le cose sono assai piu' complesse ed i confini ideologici molto piu' sfumati.
Il disegno renziano e' di destra o di sinistra?
Le politiche sviluppate in Germania da Schroeder ed in Inghilterra da Blair sono state di destra o di sinistra?
IL dibattito e' sicuramente aperto.

Chi puo' stupirsi del crescente consenso per Renzi?
Nessuno puo' al momento dire quanto questo consenso durera': sappiamo quanto gli italiani sono pronti ad abbandonare i loro capi. Dipendera' certo dalla sua spinta riformatrice, ma, posto il mondo in cui viviamo, anche da fattori di indole esterna sostanzialmente imponderabili, primi fra tutti le scelte operate in sede europea.

Sicuramente non dipendera' dal centrodestra di Salvini e di Berlusconi. Quest'ultimo ieri, intervenendo ad Atreju, iniziativa di Fratelli d'Italia, ha ripetuto il solito mantra, dimenticandosi che ha avuto, per piu' tempo di altri e con strumenti politici mai dati prima, la possibilita' di provare a realizzare cio' che ancora viene a proporre, in una sorta di ritornello suonato da un disco rotto.

Aggregazione dei moderati, riduzione delle tasse e della spesa pubblica, riforme in senso liberale con la riduzione dei lacci e lacciuoli di un apparato burocratico invadente, spesso inefficiente ed arrogante.
Sul versante programmatico, cose certamente necessarie, ma che suonano vuoti slogan poiche' provenienti da chi ha avuto la guida del governo per il periodo piu' lungo rispetto agli altri, nell'intera nostra storia repubblicana.
quanto all'aggregazione dei moderati, ci dovrebbe spiegare di quale moderatismo si tratta, in un quadro politico di forte prevalenza della Lega di Salvini, che e' forza deltutto estranea alle posizioni del popolarismo europeo, quindi a qualsiasi posizione "moderata".

Ma cio' che piu' mi colpisce della narrazione Berlusconiana, e' il riferimento al "regime" e all'"autoritarismo" delle riforme renziane. Sapevo che le accuse di "regime" e di attacco alla democrazia erano un mantra sinistrorso, in epoca berlusconiana. Furono spettri continuamente agitati, in particolar modo di fronte alle riforme istituzionali che Berlusconi cerco' di realizzare, e che furono bloccate dal referendum popolare.
Sentire oggi agitare simili spettri da Berlusconi, sinceramente fa sorridere.
SE spera di riconquistare consensi in questo modo, penso che la partita sara' presto chiusa. Eravamo abituati al doppiopesismo del centrosinistra; ora abbiamo visto anche quello berlusconiano.
Non sono certo questi i temi che possono interessare i cosiddetti "elettori moderati", che videro nel centrodestra lo strumento per realizzare cio' che oggi Renzi, magari non in modo perfetto, sta cercando di concretizzare.
Ma si sa, la politica e' larte del possibile. Le riforme renziane potrebbero forse risultare piu' incisive. Ma negli ultimi decenni nessuno e' riuscito meglio di lui a metter mano in alcuni fra i piu' spinosi gineprai del sistema Italia.

Nessuno puo' sapere come si evolvera' il quadro politico.
Mi pare assai evidente la frattura fra l'azione di Renzi e la tradizione consolidata del suo partito. E' a Renzi che va il consenso, non ad un Pd di cui al momento non si comprende bene il Dna.
Credo che sia interesse del Paese sperare che la sua azione possa dare i frutti sperati.
Credo anche che sia opportuno cercare di agevolare il suo disegno di rinnovamento in ogni livello della gestione del potere politico-amministrativo, quindi anche a livello locale.
Ritengo che questo possa essere fatto in vario modo, prevalentemente cercando di agire nei vari gangli della societa' civile con strumenti da immaginarsi in ragione delle specificita' di ciascun contesto.
Tutto cio' prescindendo dalla necessita' di frettolose adesione a partiti politici, sul presupposto che il confronto di cui il Paese ha bisogno e' quello sui problemi veri, col superamento di qualsiasi scontro basato su presunte identita' di appartenenza, che hanno negli ultimi due decenni bloccato l'Italia.

Nel breve-lungo termine si vedra'. Gli orizzonti politici stanno mutando in tutta europa, mutamenti che, ovviamente, influenzeranno anche il quadro italiano. La tradizionale suddivisione europea fra partiti popolari e partiti socialdemocratici e' frutto del pensiero novecentesco. Oggi nuove sfide attendono la politica che, per fronteggiarle, dovra' immaginare nuovi strumenti.

Si sente dire spesso che in Italia la cultura liberale e' senza rappresentanza politica. Apparentemente e' cosi' ma le cose sono, a mio modo di vedere, piu' complesse, come cerchero' ora di dire.

Qualora lo slancio renziano si affievolisse, o ancor peggio si inceppasse deltutto, e' probabile che l'attuale presidente-segretario si vedrebbe disarcionato da entrambe le cariche. E' gia' capitato ad un illustre toscano che ha scritto molte pagine della nostra storia repubblicana.
In quello scenario, probabilmente il Pd si riposizionerebbe su sponde piu' tradizionali della sinistra, riattualizzando di conseguenza il tema della rappresentanza politica della cultura liberal-democratica.
Ma anche in questo ipotetico scenario, non sara' certamente il tandem Berlusconi-Salvini a poterla rappresentare.

se invece la leadership di Renzi si rafforzera', nel Paese e nel partito, il quadro risultera' molto piu' complesso. Renzi infatti rappresenta anche istanze tradizionalmente riferibili alla cultura liberale per cui e' difficilmente immaginabile - finche' dura la spinta renziana, che altri possano realisticamente pretenderne la rappresentanza.

Inoltre non e' secondario il tema della molteplicita' delle sfaccettature della cultura liberale. Lungi dal proporsi come un universo monocromatico, essa e' pervasa da un serrato dibattito che ne determina vari approdi. Due soli esempi sono sufficienti: c'e' un liberalismo incondizionatamente liberista, ma c'e' anche un "liberalismo sociale", che postula una sintesi fra la liberta' di mercato e la tutela di fondamentali diritti sociali.
Insomma il liberalismo e' un cantiere aperto. Per coloro che fossero interessati, un ottimo strumento di approfondimento e' il lavoro dell'Associazione "Societa' libera" a cui partecipano esponenti di primo piano dei due tradizionali schieramenti. Potra' risultare di grande interesse dare un'occhiata al suo sito Internet, all'indirizzo www.societalibera.org

Insomma, la politica italiana e' in questo momento un laboratorio aperto i cui esiti dipenderanno da fattori interni e da fattori esterni, come ho cercato di dimostrare.
Non credo che potranno invece dipendere dalla riproposizione di narrazioni ormai passate, ne' da ritorni altamente improbabili.

Lucca, 27 settembre 2015

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