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In fuga da Fi tra riforme e Finanziaria

di Lina Palmerini

In attesa di Berlusconi, che oggi (26 settembre) potrebbe intervenire alla manifestazione della Meloni, in Forza Italia si temono nuove fughe verso Verdini. E l'occasione per “tradire” non sarà tanto il voto sulle riforme ma la legge di stabilità.

Il punto di svolta potrebbe essere proprio la Finanziaria che sta preparando Matteo Renzi. Come farà Forza Italia a votare contro l'abolizione della tassa sulla casa? Il vero stress test per il partito del Cavaliere saranno le misure economiche che metterà in campo il premier perché non si può accusarlo di “copiare” il programma del centro-destra e poi – in Parlamento – bocciare quelle stesse leggi. E dunque l'occasione più comoda e ghiotta per quei parlamentari di Forza Italia che vorranno approdare da Denis Verdini sarà proprio la legge di stabilità. Su quel fronte non c'è accusa di tradimento che tenga, quantomeno di tradimento politico visto che è una materia elettorale che ha sempre avuto il marchio berlusconiano. Quella sarà la via d'uscita perfetta per cercare una casa oltre Forza Italia soprattutto dopo le voci che raccontano di un Cavaliere intenzionato a rifondare il partito con facce nuove e rottamando chi oggi è deputato o senatore.

Dunque, Silvio Berlusconi – che forse oggi sarà ad Atreju, la manifestazione della destra di Giorgia Meloni – potrà anche accusare Renzi di volere un «regime» con la riforma del Senato ma non avrà argomenti da spendere se nella manovra economica ci sarà il taglio delle tasse sulla casa. Questo è davvero l'autentico punto di debolezza di Forza Italia che dovrà arrampicarsi sugli specchi per rinnegare la priorità per eccellenza del suo programma economico.

È anche vero che se Renzi è riuscito a impossessarsi di un argomento tipico del centro-destra è il segno di come quell'area non abbia più slogan da spendere e battaglie in cui identificarsi. Anche l'accusa di «regime» rivolta a Renzi, non sembra una mossa azzeccata innanzitutto perché porta Berlusconi su un linguaggio che è più della sinistra e poi perché non coglie la pessima considerazione che i cittadini hanno delle istituzioni e di chi le incarna. Insomma, sugli elettori moderati non fa presa lo slogan della «più bella Costituzione del mondo» ma più la voglia di cambiare o addirittura di abolire il Senato.
E anche su questo fronte, quell'elettorato continua a non avere punti di riferimento. Non può esserlo la Lega di Calderoli che presenta milioni di emendamenti o lo stesso Salvini che ha perso pure la potenza del messaggio nordista e federalista del Carroccio. E, infatti, i sondaggi dimostrano come il leader leghista non sia riuscito a scongelare tutti quei voti che erano del Cavaliere. La percentuale dell'astensionismo resta alta, segno che l'operazione della nuova Lega non ha sfondato né in certe aree economiche e sociali e neppure in certe aree geografiche. E allora, la legge di stabilità di Renzi entra su questo territorio dell'astensionismo dei moderati con l'intenzione di una conquista.

Se avrà funzionato si vedrà subito con i test delle grandi città che andranno al voto in primavera: da Milano a Napoli. La competizione si profila difficile, anche contro i 5 Stelle, e per affrontare la sfida il segretario del Pd vuole conquistare quei voti di centro-destra che Salvini non riesce a raccogliere.
E di certo Salvini non ci riuscirà se continua con la sua strategia di portarsi dietro tutto un mondo di destra – come accaduto qualche giorno fa a Roma – che certo non rappresenta l'elettorato moderato. Quell'operazione di apertura alla destra e alla Lega poté farla Berlusconi, venti anni fa, ma perché il suo profilo era chiaramente moderato. Era lui la “garanzia” di equilibrio tra Fini e Bossi. Salvini è un'altra cosa, per quel mondo ora vuole essere credibile Renzi. E proverà a farlo con una legge Finanziaria che farà cadere l'ultimo tabù della sinistra: le tasse sulla casa di proprietà.

(dal Sole 24 Ore - 26 settembre 2015)

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