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LEGGE ELETTORALE, la Corte Costituzionale

“boccia”, la Legge del 2005.

 

Di Antonio Rossetti

 

La notizia  della bocciatura della legge elettorale per l’elezione della Camera dei deputati e del Senato è giunta nel pomeriggio del 4 dicembre 2013.

Le motivazioni della sentenza, informa  in una nota il Palazzo della consulta, “saranno note con la pubblicazione della sentenza, che avverrà nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici”.

La corte Costituzionale ha bocciato la legge nelle parti che erano state introdotte nel 2005, nei due punti sostanziali della riforma:

a) Il premio di maggioranza senza raggiungimento di una quota minima di risultato (per partito o coalizione);

b)  Le liste bloccate senza la possibilità di  scelta da parte dei cittadini  elettori  e, quindi, di  esprimere il voto al candidato prescelto. 

Di fronte a questo pronunciamento due prime riflessioni:

La prima riguarda l’incapacità di Partiti, Parlamento e Governo, di assumersi il carico di riformare una legge che, a detta di tutti  era inaccettabile, non a caso definita con il dispregiativo di “porcellum”, ma che in molti, per calcolo di convenienza reale presunta, consideravano utile. In particolare per nominare Deputati e Senatori, senza nessun riscontro da parte degli elettori e, al tempo stesso, per effetto del diverso meccanismo di attribuzione dei seggi per regione  e altri aspetti di sistema, si potevano determinare condizioni di debole governabilità e, comunque,  di  forte condizionamento soprattutto  per le riforme costituzionali.

Nonostante il richiamo forte e continuo del Presidente della Repubblica, si fingeva di arrivare al tempo scaduto per poter continuare a votare con il sistema del 2005. Forse qualcuno pensava ancora a questa ipotesi, ma la Corte Costituzionale  ha fatto ciò che altri potevano e dovevano fare. 

In questo caso, come in altre gravi vicende, tra queste  le riforme, il costo della politica, i grandi sprechi e i disservizi, la politica, intesa come l’assieme dei partiti e gli eletti nelle cariche a tutti i livelli, i dirigenti ed amministratori delle imprese pubbliche,  dimostra limiti e ritardi tali da essere ormai da tempo distante dal reale, o meglio dal buon senso e dalla morale “politica”.

Al contrario pensare alla politica “come servizio agli altri”richiede la disponibilità ad aprirsi per offrire occasioni di confronto, di partecipazione, di elaborazione. Anche in questo caso, la vicenda delle regioni è emblematica, anche nelle regioni il sistema elettorale assomiglia, anzi la Regione Toscana fu apripista del

“ porcellum”, al sistema  bocciato dalla Corte costituzionale.

 

In 16 Regioni su 20, ad oggi, sono state aperte  vicende giudiziarie che evidenziano una arroganza del potere illimitata ed una sfacciataggine  indicibile, anche qui sarà la via giudiziaria a riformare?

Non è assurdo che la politica rinunci a compiere quegli atti di riforma che tutti chiedono e che  molti fingono di ascoltare senza comprendere nulla e senza fare proprio nulla di buono, anzi aggravando le situazioni già “degenerate”.

Nei prossimi giorni, è immaginabile, che in molti  diranno che  loro erano convinti che la legge  elettorale era da buttare, ma che erano altri a impedire un nuovo sistema , e via dicendo.

   Chi scrive, assieme a Paolo Razzuoli, avendo discusso in molte occasioni di questo e di altri argomenti, si sono attivati per  elaborare una ricerca sul sistema elettorale in Italia e, al tempo stesso, presentare una proposta, anche in sede pubblica: iniziativa realizzata il 10 aprile del 2013.

La presentammo come Fucina delle idee, per dare il senso che si può contribuire alla   riflessione  sui grandi temi anche  con esperienze che vivono di passione e senza alcuno scopo di lucro.  .

Il gruppo di amici presenti all’incontro promosso dalla Fucina delle Idee era motivato ed interessato, il testo della proposta fu inviato ai saggi nominati dal presidente della Repubblica, ai capigruppo di Camera e Senato e ai segretari dei partiti nazionali.

Sarebbe stato un peccato di presunzione attendersi attenzioni dai destinatari non avrebbero avuto certo ne il tempo e ne la convinzione per aprire, tra di loro, un confronto preventivo sulla riforma, oggi possiamo ben dire che i margini sono ancora più ristretti.

Avranno la capacità e saranno in grado di convergere su un testo di legge che possa corrispondere anche alle indicazioni fornite dalla Corte Costituzionale?

Sgombrato il campo dal “porcellum” saranno nelle condizioni di votare  una nuova legge elettorale, costituzionalmente valida? 

Per parte nostra, Paolo ed Antonio, continueremo a discutere e confrontarci anche  attraverso la Fucina delle idee, che Paolo da anni mette a disposizione per un confronto aperto, culturalmente e politicamente valido, rischiando anche di proporre delle opinioni  e posizioni sulle quali la discussione può produrre  migliori e diverse ipotesi di soluzione.

Nel caso della proposta per la riforma elettorale possiamo esprimere soddisfazione, non solo per averlo detto, ma per come era possibile, di averlo fatto.

Probabilmente è da questo”vecchio” e, al tempo stesso, “nuovo” modo di partecipare alla vita politica,  considerato che si è perso quasi totalmente, che è possibile ripartire per  dare concretezza alla presenza organizzata in partiti, che non siano del tipo “si fa come dico io e basta”,  ma siano vere sedi di partecipazione, confronto,  proposta e crescita delle esperienze. 

 

Lucca, 5 dicembre 2013

 

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