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Perche' tanto spregio per questo Paese?

di Paolo Razzuoli

La storia politica italiana sta scrivendo uno dei suoi piu' tristi capitoli.
La scelta di Berlusconi e dei suoi fedelissimi, compiuta anche nel piu' totale disprezzo delle regole che dovrebbero governare un partito e che non dovrebbero essere calpestate nemmeno in un partito con forte vocazione personalistica qual e' appunto il PdL o come diavolo adesso vogliono chiamarlo, ha il sapore di un gesto disperato, fatto da un uomo disperato.
Un gesto che non serve a Berlusconi giacche' non potra' comunque cambiare il suo destino personale sulla sua incandidabilita' e sulla sua uscita dal Senato.

Se comunque la questione si risolvesse nella dimensione personale di Berlusconi, per l'Italia non sarebbe poi una gran cosa. Purtroppo, il gesto di Berlusconi ha un fortissimo impatto sulle sorti del Paese: un Paese che deve misurarsi con una crisi economica profonda, che sta vedendo, forse, qualche barlume di ripresa ma che, ormai da troppo tempo, vede moltissime famiglie fare i conti con una condizione sempre piu' difficile. E fra di loro ci sono anche quelle che hanno dato fiducia al PdL, in nome di una visione che ora viene totalmente tradita.

E non si venga a raccontare che la crisi e' stata aperta sulla vicenda dell'aumento dell'Iva: gli italiani saranno si' un po' creduloni, ma non certo sino a questo punto.
Delresto, indagando la successione degli eventi, a mio modo di ragionare era assai chiara la piega che avrebbe preso la vicenda politica.

Ed ora cosa potra' accadere?
Anzitutto vi e' il problema della tenuta del partito di Berlusconi. Subito dopo l'annuncio del dimissionamento dei ministri, Cicchitto ha fatto sentire la sua voce di dissenso. Ora si ha notizia che ben tre ministri della delegazione del PdL, Quagliariello, Lupi e Lorenzin, hanno preso le distanze dal dimissionamento; anche alcune dichiarazioni di Alfano sembrano indicare una presa di distanza. Il problema della tenuta o meno del fronte berlusconiano rappresenta una delle principali variabili che condizioneranno l'evoluzione del quadro politico e governativo.
Personalmente mi auguro che il fronte si rompa: non e' possibile che esponenti di sicura cultura liberal-riformista possano continuare a dare il loro contributo ad una esperienza politica che di questa cultura ha smarrito qualsiasi presupposto e riferimento.
A queste figure credo che i cosiddetti "moderati" debbano chiedere atti di coraggio e di scelte radicali. Insomma, "se ci siete battete un colpo".

Vi sono poi le incognite economico-finanziarie. Al di la' della vicenda dell'Iva, per la quale bene o male era in avanzata fase di gestazione un provvedimento che ora e' ovviamente bloccato, vedremo domani come reagiranno i mercati e quale dinamica interessera' lo spread. Il rischio e' che soprattutto gli investitori istituzionali possano ritirare quel residuo di fiducia che dal Governo Monti in poi e' stata faticosamente riconquistata, vanificando cosi' in pochi attimi i gravosi sacrifici che gli italiani hanno fatto in questi ultimi anni. Vi sono poi i vincoli europei: e' altamente possibile che l'UE riapra la procedura per deficit eccessivo, chiusa solo nello scorso maggio.

Il bandolo della matassa ritorna ancora una volta nelle mani del Presidente della Repubblica: a Giorgio Napolitano quindi, che tanto si e' speso per il governo delle larghe intese, e che in queste ore registra il fallimento di una speranza, che anche chi scrive ha condiviso, che questo governo potesse offrire un contributo fondamentale al superamento delle gravi storture del nostro sistema politico. Purtroppo si e' perso un altro treno della storia.

Per quanto se ne puo' sapere, sara' esclusa la strada di una crisi exta-parlamentare. Letta andra' in Parlamento e sara' in quella sede che ciascuno giochera' il proprio ruolo.
La mia preferenza e' per un governo di scopo, presieduto dallo stesso Letta, su obiettivi numericamente limitati ma di cui il Paese ha assoluta necessita': la legge di stabilita', la definizione dei provvedimenti per aiutare la crescita gia' in cantiere, una riforma della legge elettorale.
gia' la legge elettorale! Ma quale riforma della legge elettorale?
Nello scorso aprile, Antonio Rossetti ed io abbiamo presentato una nostra ipotesi di riforma della legge elettorale. Una proposta che noi stessi abbiamo definito minimale, quindi percorribile anche in uno scenario politico fortemente instabile come l'attuale. Una legge pero' che potrebbe aiutare a superare le macroscopiche storture di quella vigente, che sono peraltro anche sotto la lente di osservazione della Corte Costituzionale.

Cliccare qui per la proposta di riforma della Legge elettorale

Un governo che fronteggi le piu' gravi emergenze, che riesca a far passare una riforma della Legge Elettorale puntando non sulla grande riforma impossibile in questo contesto, bensi' su alcuni aggiustamenti atti a rimuovere i parametri piu' distorsivi dell'attuale, per poi dare nuovamente la parola agli italiani che, attraverso le urne, si spera possano aiutare a instradare il Paese su un binario giusto.

So bene che sto ipotizzando scelte di corto respiro, ma e' quanto concretamente ora e' possibile fare. ricordiamoci "che l'ottimo e' nemico del buono".

Vedremo cosa il Parlamento sapra' esprimere. Mi auguro che i parlamentari, nella loro consapevolezza, sappiano sottrarsi da logiche di appartenenza e/o di difesa di false identita', e riescano a trovare il coraggio di compiere scelte nell'interesse degli italiani.
Un problema che riguarda soprattutto i parlamentari eletti nel centrodestra, in queste ore coinvolti in una vicenda sbagliata, dettata dalla spinta deltutto irrazionale della disperazione e dell'arroganza di un ex leader che non sa rassegnarsi al proprio tramonto.
Sono proprio quei parlamentari che hanno aderito in buona fede al PdL, ritenendolo uno strumento di difesa della cultura liberal-riformista, che in questa ora difficile debbono saper dimostrare al Paese la loro buona fede, optando per l'Italia e non per il falso mito della lealta' al "capo".
A questi parlamentari, di cui va ovviamente compreso il travaglio interiore, diciamo di non preoccuparsi di chi urlera' al tradimento: il vero tradimento gia' e' stato fatto dai loro accusatori.
E' nei momenti difficili che emerge il vero spessore delle persone: sappiate essere autentici difensori degli interessi del Paese.

Lucca, 29 settembre 2013

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