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Casini: «Serve un nuovo bipolarismo - Ora convergenze in nome del Ppe"

di Paola Di Caro

Il leader centrista: «Berlusconi darà le dimissioni. Conosco la sua intelligenza, eviterà l'umiliazione di un voto"

D. - Onorevole Casini, Ernesto Galli Della Loggia, sul Corriere, chiede a voi moderati non di sinistra di avere il coraggio di unirvi al Pdl e di rappresentare la «destra», ora che Berlusconi è destinato ad uscire di scena. Raccoglie l'appello?

R. - «Che la democrazia dell'alternanza sia un fatto positivo in ogni Paese è innegabile. Ma se in Italia, dopo 20 anni, non ha funzionato un bipolarismo temperato, con un minimo comune denominatore tra i due poli, è stato proprio per la duplice criminalizzazione, di Berlusconi e dei comunisti. Si è preferito "non fare prigionieri" e così si è persa una grande occasione".

D. - Non è responsabile anche il centro che ha deciso, nelle ultime elezioni di non schierarsi?

R. - «Chi è senza peccato scagli la prima pietra, e forse è il caso che tutti ci asteniamo dalla tentazione. Ma un cattivo risultato non significa negare le nostre buone ragioni. La scorsa legislatura la sconfitta della destra è stata dovuta al fallimento del loro governo. E a sinistra hanno pervicacemente voluto l'alleanza con Sel, che si è infranta addirittura sul voto del capo dello Stato...".

D. - Insomma, non è verso di voi che si deve puntare il dito...

R. - «Ho cercato di moderare il centrodestra dall'interno, fino alla svolta del Predellino. Poi ho ritenuto più coerente una testimonianza solitaria. Ma va detto che se abbiamo vissuto un bipolarismo sbracato è anche per responsabilità di un Pd che, esclusa la parentesi veltroniana, non ha mai voluto avere "nemici" a sinistra. E anche oggi il fatto che Renzi sia diventato l'icona di Sel e di chi vuole sfasciare il governo Letta, deve far pensare".

D. - Ma oggi appunto il quadro è cambiato: la condanna di Berlusconi lascia oggettivamente un vuoto a destra. Siete pronti a muovervi in quella direzione?

R. «Siamo pronti ad assumerci la responsabilità di scegliere. Ma oggi il Pdl non può sprecare l'occasione scegliendo una deriva avventurista".

D. - Lei si è detto convinto che Berlusconi alla fine darà le dimissioni da senatore, lo pensa ancora?

R. - «Sì, perché conosco la sua intelligenza e so che il presidente più longevo del Dopoguerra eviterà l'umiliazione di un voto che, al Senato, lo vedrebbe pesantemente sconfitto. Mi rendo conto che per lui è una prova dura, ma solitamente nelle circostanze difficili dà il meglio di sé. D'altronde è lui che ha chiesto di separare le sue vicende giudiziarie da quelle del governo, e che continua a sostenere Letta. Se dobbiamo andare verso il bipolarismo del futuro, e creare nuove convergenze in nome delle comuni appartenenze europee del Ppe, l'atteggiamento politico del Pdl in questo momento non può avere equivoci".

D. - Insomma, se il Pdl sceglie la via del sostegno al governo potreste ritrovarvi presto insieme? Siete già in contatto con i vertici del partito?

R. - «In questo momento è giusto e doveroso che il Pdl si stringa accanto a Berlusconi, gli dia la massima solidarietà. Poi è chiaro che dovrà aprirsi una riflessione in tutto il partito: so che alcuni stanno già pensando a come rimettersi in marcia, vedremo i fatti e le scelte".

D. - Intanto però il Pdl chiede «agibilità politica» per il suo leader. Voi siete disponibili a qualche passo, qualche soluzione per venirgli incontro?

R. - «Ci sono temi che sicuramente andranno affrontati, a partire dalla riforma della giustizia. Non parlo della sentenza della Cassazione, ma ho sempre detto e lo ribadisco che un certo accanimento giudiziario nei confronti di Berlusconi è difficile da negare. Ma se non si è fatta la grande riforma della giustizia, pur in presenza di una maggioranza enorme del centrodestra, è stato perché si è preferito inseguire, in modo disarmonico e spezzettato, i singoli procedimenti giudiziari in cui è stato coinvolto Berlusconi ".

D. - Ma cosa fare nell'immediato per garantire, appunto l'«agibilità politica» per Berlusconi?

R. - «Io sinceramente non capisco bene di cosa si stia parlando. Il tema della sentenza di Berlusconi non è eludibile. Bisogna prendere atto, con rispetto e senza giudizi sprezzanti, che la sentenza c'è stata e che avrà i suoi effetti. A parte che pretendere in questo momento la grazia o provvedimenti speciali serve solo a non ottenere nulla, ma concretamente, non vedo cosa ci si potrebbe inventare. Oltretutto, qualsiasi provvedimento parlamentare dovrebbe passare là dove il Pd ha una larga maggioranza: un Pd che è impensabile possa agire sfidando sentimenti, convinzioni e umori della propria base".

D. - E se la soluzione fosse la discesa in campo di Marina Berlusconi?

R. - «Il problema non sono le persone. Per mesi abbiamo chiesto a personalità influenti della società civile di partecipare, abbiamo esortato, pregato, figurarsi se mi scandalizza l'idea che una brava imprenditrice possa impegnarsi. Ma il punto è su quale linea politica si scende in campo".

D. - Non teme che troppi nodi non sciolti per il Pdl, compreso quello sull'Imu, possano davvero portare a elezioni anticipate?

R. - «Le elezioni anticipate non le indice il Pdl, ma Napolitano. Il quale ha detto e ripetuto che con questa legge non si va a votare. Quindi - in caso di crisi - si cercherebbe di formare un nuovo governo che, dovrebbero capirlo gli amici del Pdl, non sarebbe certo un ricostituente... Detto questo, è vero che il governo è nato anche sull'accordo per superare l'Imu nell'attuale forma, su questo nel Pdl hanno ragione. E sono possibili anche soluzioni intelligenti, come quella di una service tax che piace anche a un loro sindaco come Cattaneo. Un accordo andrà necessariamente trovato".

(dal Corriere della Sera - 12 agosto 2013)

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