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Riforme: attenzione al solito trappolone

 

Di Paolo Razzuoli

 

    Mai come in questa fase della nostra vicenda  politica mi pare calzante la seguente citazione di Abraham Lincoln:

" Potete ingannare tutti per qualche tempo e alcuni per tutto il tempo, ma non potete ingannare tutti per tutto il tempo".

   Chiarisco subito di volermi sottrarre ad ogni forma di generalizzazione, di qualunquismo e/o di populismo. Mali certamente gravi, che espandono le loro tossine ammorbanti in un tessuto sociale sempre piu’ indebolito dai morsi di una crisi di cui non si vede seriamente l’uscita, spaventato per un futuro vissuto con angoscia, sfiduciato da una classe politica che – soprattutto negli ultimi decenni - ha dato pessime prove di se’ e che anche nello scenario attuale fatica a trovare la strada per provare ad imprimere al Paese quella svolta di cui ha bisogno.

 Un clima difficile, che si avverte quotidianamente, dalle ricorrenti tensioni nella maggioranza, dal clima di competizione fra Pd e PdL tutt’altro che accantonato, in un clima surreale in cui si ha la netta sensazione che i protagonisti del governo delle larghe intese piu’ che guardare alla soluzione dei problemi della gente, guardino ai loro interessi in vista di una imminente campagna elettorale.

  La vicenda dell’Imu, per come e’ stata posta, gestita e commentata, e’ l’eloquente cartina di tornasole della situazione. In questa sorta di “doppio canale” per cui si sta al governo ma si guarda ad possibili imminenti elezioni, il PdL e’ sicuramente in “pole position” per due ordini di motivi. Una interna al partito, la valutazione che un non lontano ritorno alle urne possa premiarlo; l’altra invece riguarda il Pd, che se pur con vari mal di pancia, deve tenere bassi i toni dello scontro, poiche’ un ravvicinato ricorso alle urne lo troverebbe in grandissima difficolta’ per le note vicende che lo hanno travolto negli ultimi mesi.

   La partita e’ molto complessa e come spesso capita si gioca sporco, in una continua schizofrenia ipocrita fra cio’ che si dichiara e cio’ che realmente si fa.

  Come dichiarato sin dal titolo, questa breve riflessione si focalizza sul tema delle riforme, da tutti sottolineato, nel cui ambito la riforma della legge elettorale viene posta come intervento prioritario. Una priorita’ che e’ stata segnalata in questi giorni anche dalla Cassazione, che ha sottolineato problemi di costituzionalita’ della normativa vigente. Ma al di la’ di questo aspetto, comunque non certamente secondario, vi e’ il problema politico: una pessima legge che tutti dichiarano di voler superare, ma che nei fatti si e’ voluta mantenere, e che almeno nell’area del PdL si vuole mantenere ancora, in barba alle ripetute dichiarazioni di segno opposto.

 In questi giorni ho avuto modo di leggere e/o di ascoltare varie dichiarazioni di importanti esponenti di quell’area, in cui si afferma che la riforma elettorale non puo’ essere disgiunta dalla piu’ ampia e complessiva riforma dell’architettura istituzionale dello Stato: la riforma insomma della seconda parte della Costituzione. E’ superfluo ricordare che si tratta di un tema delicatissimo, che va affrontato con grande senso di responsabilita’ e con la capacita’ di guardare al Paese e non agli interessi elettorali.

 Tema per altro all’ordine del giorno del Parlamento sin dal 1985, data di istituzione di una Commissione presieduta dall’On. Aldo Bozzi, primo tentativo senza esito di una serie di esperienze di cui ricordo le principali tappe.

 Una ipotesi di riforma venne elaborata dal Prof. Roberto Ruffilli, barbaramente assassinato dalle brigate rosse, al momento della presentazione del governo De Mita nel 1988. 

Venne poi, nel 1997, la Bicamerale presieduta

da D'Alema che lavorò seriamente ma che alla fine Berlusconi fece affondare. Seguì poi la cosidetta Costituzione di Lorenzago, opera svelta di quattro gatti ma fortemente voluta e sostenuta da Bossi e Berlusconi. Venne approvata dai due rami del Parlamento ma, in mancanza della prevista maggioranza dei due terzi, venne chiesto il previsto referendum, che si tenne nel 2006, e che la respinse come  ampiamente meritava.

  Le riforme costituzionali richiedono un clima politico di grande coesione: con tutta onesta’ mi pare irrealistico immaginare che questo Parlamento possa trovare la capacita’ di farlo.

 Il governo delle grandi intese e’ – come gia’ ho avuto modo di scrivere – una specie di miracolo di giorgio Napolitano. Penso che nello scenario attuale fosse l’unica strada percorribile e, come tutti gli italiani, spero che possa individuare alcune linee strategiche per ridare un po’ di fiducia al Paese.

 Mi pare pero’ difficile immaginare la sussistenza delle condizioni necessarie per portare a compimento un ampio disegno riformatore. Troppo e’ il condizionamento degli interessi elettorali immediati, e troppo debole e’ la capacita’ di visione. Troppi “politici” e pochi “statisti” calcano le scene della politica, secondo la celebre affermazione di De Gasperi secondo il quale “il politico e’ colui che guarda alle prossime elezioni mentre lo statista e’ colui che guarda alle prossime generazioni”.

  Affermare che la riforma della legge elettorale va collocata nel piu’ ampio disegno riformatore vuol dire non volerla fare, poiche’ si preferisce affrontare le prossime elezioni con l’odiato “a parole” porcellum.

 Il richiamo ad un complessivo disegno riformatore- che in teoria puo’ anche sembrare la strada piu’ razionale -  e’ il solito “trappolone”, teso per bloccare qualsiasi azione riformatrice della Legge elettorale.

  Tanto e’, e a tanto arriva la doppiezza della politica italiana.

  Io credo che la riforma della Legge elettorale sia di assoluta priorita’ per cui deve essere affrontata immediatamente e indipendentemente dal resto: mi auguro che in Parlamento ci sia qualcuno che costringa le forze politiche ad assumersi con chiarezza le proprie responsabilita’ di fronte al Paese.

  E’ proprio partendo da tale priorita’ che, assieme all’amico Antonio Rossetti, abbiamo proposto una riforma della Legge elettorale praticabile, e in linea con i bisogni politici del momento.

Si tratta di una ipotesi a Costituzione invariata, non per sottintendere la sottovalutazione del problema, ma per indicare una priorita’, la cui urgenza riteniamo assoluta, quindi antecedente ad un piu’ ampio disegno di riforma istituzionale.

 E’ evidente che alla base della scelta c’e’ uno scetticismo di fondo sulle reali ppossibilita’ di questa Legislatura di poter condurre in porto il disegno complessivo. Se i fatti ci smentiranno sara’ una bellissima notizia per il paese: temo pero’ che i fatti ci daranno ragione.

  La nostra proposta tiene inoltre conto di due altri dati fondamentali:

1)      La necessita’ di favorire il superamento degli attuali schieramenti, in vista della modifica dell’offerta politica, mediante un sistema che favorisca il riposizionamento.

  2) La convinzione che ove si voglia seriamente aprire una fase Costituente, questa non puo’ prescindere da una rappresentanza di tipo sostanzialmente proporzionale.

    Ecco quindi la nostra scelta, in favore di un modello proporzionalista, con un premio di governabilita’ variabile in ragione del risultato, e con uno sbarramento in basso per evitare gli eccessi di frammentazione.

    Ne consegue la contrarieta’ al ritorno al “Mattarellum”, di cui in questi giorni si parla, poiche’ cio’ significherebbe non saper trarre alcun insegnamento dai fatti storici, ne’ saper leggere le cause del declino della politica italiana nell’ultimo ventennio.

     Vedremo come andranno le cose, ma attenzione al solito trappolone di gattopardesca memoria: che tutto cambi affinche’ tutto possa restare come prima.

    In questa strategia il PdL e’ particolarmente abile, cosi’ come e’ stato sempre abile nel saper coltivare la doppiezza fra azione e propaganda. Comunque e’ in buona compagnia, e la gente lo comprende sempre di piu’.

   E’ bene che la frase del grande Abraham Lincoln con cui ho avviato questa riflessione venga tenuta bene a mente: signori parlamentari, non potete pensare di abbindolare tutti per sempre.

I segnali gia’ li avete avuti: non ignorateli, potrebbe essere troppo tardi!!!

 

Per approfondire

 

  Cliccare qui per la proposta di riforma della Legge elettorale

 

Lucca, 19 maggio 2013

 

 

 

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