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Lucca: non portiamo indietro le lancette della storia della nostra comunita'.

di Paolo Razzuoli

Si sa, le sconfitte non hanno mai genitori, cosi' come "la colpa muori' fanciulla".
Non e' tuttavia difficile capire che l'ampiamente annunciata debacle del centrodestra lucchese alle elezioni del 6-7 maggio, e' il frutto della totale inadeguatezza della classe dirigente di quello schieramento, e di una conseguente infinita serie di errori che partono da molto lontano.

Non e', in questo scritto, mia intenzione dilungarmi nell'analisi della sconfitta. Sulla carta stampata e sui siti Internet se ne possono leggere per tutti i palati.
Focalizzero' invece la mia riflessione sulla scelta che saremo chiamati a fare con il ballottaggio del 20 e 21 maggio, certo partendo da elementi emersi dal risultato elettorale del 6-7 maggio.

Anzitutto, mi pare evidente la totale bocciatura della classe dirigente che da quasi 15 anni governa la citta'. Una giusta punizione per chi, ammantandosi di valori importanti della tradizione liberale-cattolico-riformista, ha in realta' messo in scena tutt'altro copione.
Una micidiale miscela di inadeguatezza, di arroganza e di presunzione: "Si puo' fare cio' che si vuole", questo e' il pensiero prevalente, tanto Lucca mai si consegnera' alla sinistra.
E pensare che qualche insegnamento dovrebbero averlo gia' avuto dalla storia politica della provincia.

Un atteggiamento che offende in primo luogo coloro - come chi scrive - che della cultura liberal-cattolica-riformista ha fatto da sempre la propria bandiera.

Si trattera' ora di riflettere sulle modalita' di approntare strumenti politici idonei per una adeguata rappresentanza di tale straordinario patrimonio politico-culturale. Una riflessione che speriamo possa essere aiutata dall'evoluzione del quadro politico nazionale, e che comunque dovra' essere guidata da figure estranee al disastro consumato in questi anni: chi ha fatto i danni non puo' certo avere la pretesa di guidare la loro riparazione!

I danni vengono da lontano.

I danni vengono da lontano.
Litigiosita', improvvisazione, incoerenza, scarsa cultura delle istituzioni, sono solo alcuni dei tratti della fase politica che ora si chiude.
Solo alcuni esempi.

Qualcuno potra' obiettare che queste citazioni non fotografano oggettivamente una stagione che ha conseguito anche obiettivi importanti. Rispondo serenamente che, pur non sottovalutando le realizzazioni positive, quanto sopra elencato rappresenta solo alcuni esempi di una cultura politica e di un metodo di un personale politico che e' opportuno che mai piu' venga messo nelle condizioni di offrirci un bis.

Con l'elezione di Mauro Favilla, ci illudemmo che si potesse aprire una stagione nuova, nella quale una delle figure piu' prestigiose della politica lucchese potesse garantire il recupero di coerenza fra valori professati e loro traduzione in comportamenti e scelte politico-amministrative.
Grande e' l'amarezza per il fallimento di questo sogno. Un fallimento pero' ampiamente annunciato ormai da molti anni. Un fallimento di cui ero ampiamente consapevole, che ho denunciato con forza nelle sedi opportune se pur senza clamori mediatici. Non potendo fare altro, non mi e' rimasto che prendere le distanze da un progetto politico-amministrativo che sempre piu' si allontanava dai suoi tratti originari, ammorbato da un male maligno che ne ha degenerato ogni cellula, sino a renderlo di fatto irriconoscibile.
Una degenerazione che annebbia purtroppo anche le cose buone che si sono fatte, che non sottovaluto, ma che scompaiono di fronte alla mancanza di una vera progettualita' di sviluppo della citta', e ad una infinita serie di comportamenti che hanno visto prevalere logiche di posizione di parte e/o personali, sull'attitudine al governo di una collettivita'.
Valutazione che ho sviluppato in una mia precedente riflessione che puo' essere letta cliccando qui.

Liberiamoci dalla prigionia del dogma ideologico.

Chi aveva posto speranze in un progetto rivelatosi fallimentare, peraltro non solo nella dimensione locale, si trova certamente di fronte ad una scelta non facile.
Una scelta che dovra' essere affrontata anzitutto liberandosi da dogmi ideologici che ormai, quantomeno nel governo locale, risultano vuoti di qualsivoglia credibile contenuto.
Frasi del tipo "difendiamo la lucchesita'" oppure "non consegnamo Lucca alla sinistra" non hanno piu' ne' pregnanza politico-culturale, ne' riescono piu' a scaldare i cuori.
Certo, i valori identitari della nostra comunita' vanno difesi. La laboriosita', la tolleranza, l'impegno nei confronti dei piu' deboli, il senso delle istituzioni, il rifiuto di posizioni eccessivamente radicali, sono tratti che da secoli ci identificano e che dobbiamo difendere con coerenza, anche nel mondo globalizzato che pone sfide anche nelle dimensioni locali, nel quale si potranno giocare ruoli originali nella misura in cui vi si entra con la consapevolezza delle proprie radici e specificita'.

Ma chi oggi e' in grado di rappresentare questi tratti valoriali in una prospettiva di sviluppo?
Una parte della risposta e' facile. Non sono certo in grado di rappresentarli coloro che hanno avuto ruoli importanti in un ciclo dagli esiti fallimentari.
Sull'altro versante, la risposta appare piu' complessa. Esaminando la coalizione di centrosinistra, emerge che assieme ad una maggioranza formata da posizioni politiche equilibrate, nonche' da figure dotate di spessore culturale, di equilibrio e di sicure capacita' politiche, convivono posizioni estreme, antagoniste, portatrici di istanze sicuramente minoritarie nella societa' lucchese.
La figura di grande equilibrio del Prof. Tambellini, e della stragrande maggioranza degli eletti, offrono tuttavia un quadro rassicurante per coloro che temono una deriva estremistica della gestione. Mi sembrano fuori luogo le affermazioni dogmatiche con cui si cerca di dipingere la vocazione dei vincitori della prima fase della tornata elettorale: "attacchi alla laboriosita' dei lucchesi", "tolleranza verso gli immigrati clandestini", "trasformazione di Lucca in un grande centro sociale", "cedimenti alle istanze di minoranze faziose" e cosi' via, mi pare che riecheggino uno stereotipo ormai fuori dai tempi. Naturalmente non si puo' escludere che qualche spinta nella direzione per noi sbagliata possa esserci: personalmente sono fiducioso che la figura di Alessandro Tambellini in primo luogo, quindi la maggioranza dei suoi collaboratori e consiglieri, sapranno resistere a tali istanze, facendo prevalere scelte di buon senso, in linea con il sentire maggioritario della societa' lucchese.

Nella nostra scelta dovremo in buona sostanza liberarci dalla prigionia del dogma ideologico, privilegiando le qualita' politico-culturali e l'affidabilita' della classe dirigente. Una scelta pragmatica insomma, sicuramente possibile nella dimensione locale, ove preminente deve essere la valutazione di parametri specifici, non riconducibili a logiche ideologiche o di schieramento.
Mi si potra' obiettare che sto sottovalutando l'aspetto dei programmi. Ebbene, al di la' del fatto che molti sono gli ambiti di convergenza delle varie proposte, mi permetto di osservare che "le idee camminano con le gambe degli uomini e delle donne". Troppe volte abbiamo visto programmi completamente disattesi. Ecco quindi che il vero problema e' quello della qualita' della classe dirigente.

Un voto ed un impegno.

Della crisi della politica e dell'approfondirsi del solco che la separa dalla societa', tutti parlano ormai da tempo. Al di la' delle parole e delle buone intenzioni, la classe politica sembra faticare ad assumere comportamenti e scelte capaci di riannodare i fili recisi.
A Lucca, ma non solo, i segni di questo scollamento hanno lasciato il segno con un'astensione dal voto che si aggira attorno al 45%, e con il consenso attribuito a liste (vedi grillini) che fanno della critica radicale al sistema politico la loro bandiera.
Risposte a mio avviso entrambe sbagliate, ma ampiamente motivate dalla situazione reale. Troppo spesso si stigmatizzano gli effetti ignorando le cause, dimenticando che la vera antipolitica e' quella di coloro che, con i loro comportamenti, ne sviliscono il significato.
L'unica ricetta che potra' aiutarci ad uscire dall'"impasse" in cui ci dibattiamo, e' il recupero di un forte senso di impegno civile: solo cosi' la societa' potra' ritrovare quella forza necessaria ad imprimere una accelerata verso una stagione di rinnovamento e di rigenerazione.
Piu' volte ho avuto modo di ribadire che ritengo la politica una delle attivita' piu' nobili dell'uomo: e' il comportamento delle persone che puo' esaltarne o delegittimarne il significato.
Su tale presupposto, e' importante recarsi alle urne per esercitare il piu' fondamentale diritto delle moderne democrazie, e accordare il proprio voto a figure che possano interpretare il senso migliore dell'azione politica.

Nell'invitare a recarsi alle urne e a compiere una scelta di rinnovamento al di la' di ogni dogma ideologico, mi preme sottolineare che questa non dovra' essere la firma di una cambiale in bianco.
Dovremo interrogarci sugli strumenti per organizzare una nostra presenza con modalita' nuove, partecipate, estranee ai giochi ed alla prassi che hanno condotto al presente disfacimento. Una riorganizzazione che speriamo possa essere aiutata dal ridisegnarsi degli scenari politici complessivi, quale conseguenza della crisi degli assetti scaturiti dopo la vicenda di tangentopoli.
Nella specifica situazione lucchese si dovra' seguire l'azione amministrativa con spirito di oggettivita', aiutando per quanto possibile all'assunzione di scelte coerenti con i bisogni della citta', denunciando inefficienze e/o scivolamenti verso eventuali posizioni massimaliste, creando occasioni per riaccendere entusiasmo e partecipazione per i destini politici della nostra comunita'.
Tema questo che interpella tutti coloro che, nell'area cattolico-liberale-riformista, hanno percepito l'inadeguatezza di una stagione giunta ormai al tramonto.

Non portiamo indietro le lancette della storia della nostra comunita'.

La riflessione sin qui sviluppata conduce ad una scelta in favore di un rinnovamento che non puo' essere certo individuato nel recupero di profili politici che hanno avuto un ruolo di prim'ordine nella fallimentare stagione che va a concludersi.
Un rinnovamento che potra' risultare salutare anche per coloro che si sono riconosciuti nel centrodestra, che avranno cosi' l'opportunita' di riorganizzarsi su basi nuove, svincolati dal peso ingombrante di figure appartenenti ad un passato incapace di suscitare alcuna nostalgia.
Un invito quindi a non portare, con il proprio voto, indietro le lancette della storia della nostra comunita'.

Non portare indietro le lancette della nostra storia significa un gesto semplice e chiaro: al prossimo ballottaggio rechiamoci alle urne per dare il nostro voto ad Alessandro Tambellini.

Lucca, 14 maggio 2012

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