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Elezioni amministrative a Lucca: la citta' ha bisogno di un profondo rinnovamento della sua classe dirigente.

di Paolo Razzuoli

Lucca si sta avvicinando alle elezioni amministrative immersa in un clima di sostanziale indifferenza.
La campagna elettorale sembra non scaldare ne' cuori ne' cervelli. La citta' sembra non accorgersi di un avvenimento importante, i cui esiti peseranno comunque sul prossimo quinquennio: un periodo non breve, e che cade in un delicatissimo momento della storia del nostro Paese, quindi anche della nostra citta'.

A Lucca si e' presentato qualche leader nazionale, che ha radunato un po' di gente; qualche altra iniziativa ha mobilitato un po' di addetti ai lavori. Il dibattito pero' langue, al di la' dei consueti fendenti piu' o meno demagogici che si scambiano i contendenti, e dei logori riti di una campagna elettorale di basso profilo.

Uno scenario che fa a pugni con le necessita' di una citta' e di un comprensorio che avrebbe invece bisogno di una forte capacita' di elaborazione politico-culturale per sapersi proiettare nelle moderne dinamiche dello sviluppo, che non possono essere affrontate con i "modesti arnesi politici" messi in campo negli ultimi anni.

Senza sottovalutare la molteplicita' delle problematiche riconducibili alle competenze comunali, (urbanistica, lavori pubblici, sociale, scuola ecc.) le questioni dello sviluppo economico assumono un rilievo particolare, poiche' il tema della crescita e del lavoro e' il "principe dei problemi" per risollevare la societa' dalla fase di depressione in cui si trova e, soprattutto, per dare una prospettiva ai nostri giovani.
Che Lucca si sia impoverita se ne saranno sicuramente resi conto in primo luogo i candidati che, battendo il territorio palmo a palmo per la ricerca dei voti, avranno raccolto lo sfogo dei sempre piu' numerosi cittadini che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese.

Il tema dello sviluppo ovviamente non e' riconducibile esclusivamente al governo locale, ma che da questo puo' trarre forti impulsi positivi laddove si sappiano valorizzare e gestire al meglio le potenzialita' connesse con le specificita' del territorio.

Rispetto allo scenario che sta proponendo il mondo globalizzato, Lucca possiede risorse straordinarie che, se messe a sistema, possono garantire il futuro per le prossime generazioni. L'immenso patrimonio artistico-culturale, l'ambiente e il patrimonio urbanistico, le testimonianze di una storia ricchissima, l'eccellenza di molti prodotti agricoli (basti pensare all'olio e al vino) e la straordinaria varieta' delle tradizioni gastronomiche sono alcune delle tessere di questo ricco mosaico. A cio' si aggiungono alcune esperienze di eccellenza nel mondo della formazione, soprattutto dell'alta formazione, quali l'Istituto Musicale Boccherini, IMT e campus: realta' che, al di la' del valore formativo per gli studenti, possono offrire opportunita' di crescita di portata piu' complessiva, purche' se ne sappia integrare ruolo e competenze in un quadro sistemico di sviluppo della citta' e del suo comprensorio.

Ecco quindi che il focus si porta ad un tema tanto sventolato quanto sinora eluso: quello di riuscire a fare sistema. Oggi fare sistema e' una capacita' da cui nessuno puo' sottrarsi: lo impongono la globalizzazione, la complessita' e quantita' degli addendi dei problemi, la necessita' di razionalizzare le sempre minori risorse pubbliche, la necessita' di superare la frammentazione dell'offerta per privilegiare le potenzialita' dell'integrazione fra le specifiche di un territorio che, in una superficie relativamente modesta presenta una ricchezza straordinaria di storia, di cultura, di tradizioni (mare, montagna, civilta' contadine, grandi esperienze culturali ecc.). Una dimensione comprensoriale che ovviamente supera l'ambito del Comune di Lucca; la citta' ne e' pero' il cuore pulsante: solo da essa - se ne sara' capace - potra' partire quell'impulso necessario per imprimere una svolta di rinnovamento all'intero comprensorio.

Su questo terreno l'esperienza amministrativa che si chiude e' stata sostanzialmente assente. Pur ritenendo che sarebbe affermazione non veritiera il dire che l'Amministrazione Favilla non ha fatto niente, (soprattutto su alcuni versanti molte sono state le cose buone realizzate), non e' possibile non rilevare come sia quasi deltutto mancata la capacita' di fare sistema immaginando il coinvolgimento del territorio in un serio sforzo per individuare i contenuti ed i contenitori di un'azione progettuale idonea a produrre effetti benefici, duraturi, in grado di produrre sviluppo. Un'impressione di frammentarieta', di scoordinamento, di improvvisazione, a volte di una certa velleita', a cui non si sottraggono anche progetti importanti, sicuramente lodevoli quali - ad esempio - il PIUSS.
In sintesi, mi sento di affermare che dietro la presunta difesa della "lucchesita'", valore sicuramente da non disperdere nella sua dimensione positiva, si e' celato un orizzonte privo di lungo respiro. una gestione direi ragioneristica, sostanzialmente in difficolta' su ogni progetto che abbia tentato di superare la dimensione del quotidiano e dell'ordinario. Una condizione che e' stata aggravata da una non brillante scelta del personale a cui affidare ruoli di responsabilita' nella gestione delle varie realta' in cui si articola la complessa macchina gestionale del comune (istituzioni, aziende, partecipate, enti ecc.).

Affermo queste cose con grandissimo dispiacere, giacche' attestano il fallimento di un progetto politico nel quale avevo creduto e per la cui affermazione tanto mi ero speso. Un contesto dal quale ho preso da tempo le distanze, rimettendo coerentemente l'incarico assegnatomi nel CdA del Teatro del Giglio, allorche' mi e' apparsa chiara la deriva verso cui ci si stava incamminando.

A causa di queste mie valutazioni, che ho avuto modo di esternare a vari esponenti della maggioranza che ha governato la citta' nell'ultimo quinquennio, mi sono sentito dare del traditore. Qui controbatto con forza, dicendo che caso mai sono un tradito, in cio' in buona compagnia dei molti che hanno visto sfumare le aspettative che avevano riposto nel progetto politico.

La vigente normativa conferisce grandi poteri al sindaco per cui, conseguentemente, grandi sono le sue responsabilita' rispetto agli esiti di un mandato. Sarebbe tuttavia ingeneroso non sottolineare le responsabilita' della maggioranza che lo sostiene: nello specifico una maggioranza rissosa, instabile, trasformistica. Sintomi di una patologia manifestatasi sin dai primi passi dell'Amministrazione Favilla, ed aggravatasi sino alle fasi finali della consiliatura.
Mentre i partiti che la costituivano si sono presentati su versanti diversi, si e' messo in moto un processo di frantumazione che ha riguardato in particolare il PdL la cui parabola discendente e' al limite dell'implosione.

Ed e' da qui che prendo le mosse per spostare il focus sullo scenario delle elezioni.

Parto dal centrodestra, ambiente che conosco meglio. La frantumazione del centrodestra non e' stata - a mio modo di vedere - un evento inaspettato: e' il frutto dell'inadeguatezza della classe dirigente che, persa qualsiasi credibilita', non ha potuto mediare lo scontro di interessi e di ambizioni personali. Una classe politica litigiosa, impegnata a giocare nello scacchiere politico una partita piu' finalizzata al conseguimento di posizioni personali che al quotidiano lavoro per la tutela del pubblico bene. Un'area in cui si e' bloccata qualsiasi azione capace di introdurre salutari boccate d'aria fresca, onde non minacciare il ruolo di figure chiuse ad ogni ipotesi di ricambio. Una situazione che accomuna Lucca ad altre citta' italiane sinora amministrate dal PdL, sintomo di un malessere generale riconducibile alla crisi strutturale in cui quel partito si sta avvitando.

Il centro-sinistra si presenta apparentemente in una condizione migliore, anche se il suo conformarsi al recinto della cosiddetta "foto di Vasto" gli conferisce un profilo non facilmente ancorabile nella societa' lucchese.
Ascoltando e leggendo il materiale propagandistico di molti candidati di quella parte, e in verita' non solo di quella, viene un po' da sorridere quando si promette un aumento di ogni servizio: piu' sociale, piu' lavori pubblici, piu' istruzione, piu' cultura, piu' risorse per i giovani e chi piu' ne ha piu' ne metta.
Ma le risorse dove sono?
Fortunatamente vi sono candidati che hanno una ben maggiore consapevolezza delle responsabilita' di governo e del contesto nel quale potrebbero essere chiamati ad esercitarlo.
Se Tambellini ed il centrosinistra saranno chiamati a governare la citta' nel prossimo quinquennio, dovranno misurarsi con uno scenario che li costringera' ad un serio processo di rielaborazione politico-culturale di molte delle verita' della sinistra. Non potendo piu' dare risposte mediante l'ampliamento dell'intervento pubblico, si dovra' ricorrere a scelte che esaltino la sussidiarieta' e una nuova responsabilizzazione dei corpi sociali: si dovra' insomma ricorrere al recupero di valori non appartenenti alla tradizione della sinistra.

In buona sostanza, si va alle elezioni con un quadro politico che a livello nazionale sembra ormai entrato in crisi con il Governo Monti, alla cui uscita nel 2013 si potrebbe andare al voto con uno scenario politico profondamente modificato. Da mesi se ne parla ed ora ci sono i primi segnali quali, ad esempio, il recente documento di Beppe Pisanu e Lamberto Dini, la nascita del Partito della Nazione, i sussulti della Fondazione di Montezemolo.
A Lucca si propone insomma un quadro che potrebbe essere definito da "titoli di coda" e che, nel corso del quinquennio, potrebbe subire contraccolpi se a livello nazionale qualcosa dovesse realmente muoversi per avviare un nuovo ciclo della politica italiana.

Di fronte alla pletora di liste e di candidati, la citta' resta giustamente perplessa. Una pletora che non attesta, come qualcuno vorrebbe far credere, una voglia di partecipazione alla gestione della cosa pubblica.
Al di la' di alcuni oscuri episodi di cui hanno dato conto le cronache, scorrendo benevolmente le liste si ha in molti casi la sensazione di elenchi piu' rispondenti alle necessita' burocratiche o di immagine, che alla composizione del nuovo consiglio comunale.
Naturalmente non e' sempre cosi': quasi tutte le liste comprendono qualche candidato in possesso degli strumenti necessari per farne un idoneo membro del prossimo consiglio comunale.

Ma come districarsi in questa giungla di candidati sindaci e consiglieri?

Non disertiamo le urne.

Vorrei partire dal rivolgere un invito a non disertare le urne. Il distacco dalla politica e' forte ma la diserzione delle urne non fa che rafforzare il ruolo dei mestieranti della politica.
L'antipolitica e' una tossina ammorbante per il corpo sociale. La politica e' di per se' "cosa nobile". Sono poi i comportamenti delle persone che possono esaltarne o sminuirne il significato.
Non ho mai creduto al manicheo contrasto fra una societa' pulita ed una politica sporca: la politica e' specchio della societa'.
L'analisi deve quindi impegnare l'intero corpo sociale che dovra' rivedere il suo modo di porsi nei confronti della politica, a partire dalle richieste che ad essa vengono di sovente rivolte.

Se in momenti di espansione puo' diffondersi l'illusione che la societa' possa progredire indipendentemente dalla politica, oggi non e' sicuramente cosi', stante la difficile crisi che richiede capacita' di sintesi politica e di governo. Oggi insomma la politica e' particolarmente necessaria ed e' chiamata all'assunzione di responsabilita' straordinarie.
Il problema vero e' quindi quello della qualita' della politica: e' questo l'obiettivo a cui gli elettori dovranno puntare con le loro scelte.

I programmi

Scorrendo i programmi di molte delle liste in campo, ci si imbatte in un florilegio di ovvieta'e di "libri dei sogni".
tutti ritengono di interpretare i bisogni della gente e di essere i piu' capaci a tradurli in atti concreti.
Differenze naturalmente ci sono, soprattutto per cio' che attiene alcune delle questioni che rappresentano il terreno piu' fertile per le demarcazioni ideologiche.
Pur nella differenza di accenti e di linguaggio, molte pero' sono le tematiche su cui sussistono ampi margini di assonanza: infrastrutture, a partire dall'allontanamento del traffico dalla cinta urbana, problemi di ordine sociale, emancipazione delle categorie piu' deboli, sostegno alla famiglia, valorizzazione delle risorse del territorio, turismo e via dicendo.
Ma si sa come sono i programmi elettorali: di sovente vanno a finire dimenticati in un cassetto.
A mio avviso i nodi fondamentali sono quelli delle infrastrutture e quelli di creare condizioni per la crescita: condizioni che, a mio modo di vedere, sono possibili - come ho gia' avuto modo di dire - solo in una logica sistemica.
Problemi complessi, che richiedono una classe politica dotata di idonei requisiti politici, culturali e tecnici.

Privilegiamo le qualita' personali sulla logica degli schieramenti.

Nel governo locale, molto dipende dalle capacita' delle persone. "Le idee camminano con le gambe delle donne e degli uomini". Le questioni di schieramento sono sempre piu' estranee dalla capacita' di capire e risolvere, per quanto possibile, i problemi del governo locale.
Certo ogni operatore politico serio e' portatore di un patrimonio valoriale a cui ispira le proprie azioni. Nella dimensione locale sono comunque ampiamente praticabili programmi e progetti trasversali e condivisi, purche' si sappia superare il settarismo, si pratichi un sano confronto e non un brutale scontro, si sappia privilegiare l'interesse comune rispetto agli interessi, spesso presunti, di parte.

Senza quindi rinunciare alle proprie convinzioni di fondo (per quanto mi riguarda la tradizione cattolico-liberale), ritengo che vada privilegiata la qualita' delle persone, in base alla garanzia che possono offrire di onesta', di coerenza personale ed intellettuale, di capacita' politico-amministrative, di lucidita' nel saper interpretare il nostro tempo, di attitudine ad interpretare il bisogno di pulizia della politica, tanto sentito in ogni strato della societa' civile.

Favoriamo il rinnovamento.

La frantumazione del centrodestra lucchese, crepuscolo della vicenda politico-amministrativa dell'ultimo decennio, attestano l'esaurimento di qualsiasi capacita' propulsiva e progettuale della classe politica che ha amministrato la citta'.
Un disagio peraltro da tempo avvertito in ampi strati del centrodestra, ove pero' le istanze di rinnovamento sono state inibite da una dirigenza cooptata, sostanzialmente preoccupata solo del mantenimento delle proprie posizioni.

Il rinnovamento e' improcrastinabile, e le prossime elezioni costituiscono l'occasione per realizzarlo.
Un rinnovamento che penso corrisponda ad un bisogno di tutti. degli elettori che sceglieranno liste e candidati dell'area di centrosinistra, che potranno dopo molti anni assumere la responsabilita' del governo cittadino. Degli elettori che voteranno liste riconducibili all'area di centrodestra che, pur nella continuita' di una scelta di schieramento, potranno favorire un ricambio di personale politico, che finalmente faccia fare un bagno di umilta' ad una classe politica arrogante, litigiosa, non degna di rappresentare la cultura e la tradizione politica di cui abusivamente si e' fregiata. Degli elettori di altre liste che pensano ad un rinnovamento in una dimensione civica, disancorata dagli schieramenti consolidati della politica nazionale.

Un rinnovamento che non puo' essere inteso come un mero ricambio di persone, sicuramente salutare, ma di per se' non idoneo a garantire l'avanzamento della qualita' dell'azione politico-amministrativa. Il vero problema e' quello delle qualita' che debbono essere pretese da coloro che sono chiamati ad occuparsi della cosa pubblica.

Il profilo del consigliere comunale.

Con le elezioni, i cittadini sono chiamati ad eleggere, oltre al sindaco, il consiglio comunale. La macchina amministrativa si avvale di altri organi, primo fra questi la giunta municipale, ma e' il sindaco che ha la prerogativa di nominarla.

Occupiamoci quindi del consiglio comunale, che e' un organo di grande importanza del governo cittadino. Se e' vero che l'azione amministrativa in senso stretto e' affidata alla giunta municipale, e' pur vero che il consiglio comunale e' deputato a dettare la linea rispetto alle grandi scelte strategiche su cui si articolera' l'azione amministrativa.
L'esercizio adeguato della funzione di consigliere comunale, al di la' dei luoghi comuni, presuppone una serie di qualita' che, nella esperienza concreta, purtroppo e' patrimonio di pochi.

E' importante che il corpo elettorale consideri con attenzione l'indicazione della preferenza personale, attribuendola a figure che, oltre a possedere un chiaro profilo di onesta', di trasparenza nei comportamenti, di coerenza, di rettitudine morale, siano provviste di qualita' coerenti con l'esercizio del ruolo a cui aspirano.

Senso del bene comune. - Al fondo della sfiducia nella politica, c'e' la constatazione che i politici si muovono piu' per consolidare i privilegi della casta che per la tutela del bene comune. Oggi il bravo politico e' quello che sa muoversi nel complesso dedalo dei partiti o delle loro correnti, per garantirsi piu' o meno importanti scampoli di potere. La coerenza e la rettitudine delle posizioni sono quasi viste come un disvalore. Occorre una radicale inversione di rotta, affidando il ruolo di consigliere a figure che interpretino il loro ruolo come autentico servizio nella tutela dell'interesse pubblico, in modo coerente con il mandato ricevuto, al di fuori di qualsiasi interesse di posizione personale.

Competenza. - L'esercizio attivo e consapevole del ruolo di consigliere comunale, stante la molteplicita' e complessita' dei temi di cui deve occuparsi, presuppone un bagaglio di conoscenze e competenze acquisibili solo con un serrato lavoro di studio e di ricerca. Un buon consigliere comunale non si improvvisa. Un tempo funzionavano le scuole di partito e prima di sedersi in consiglio era richiesta una lunga gavetta. Oggi tutto questo non esiste piu' e spesso si mandano allo sbaraglio persone che, catapultate in quel ruolo, non possono far altro che ridursi a ingenui esecutori di ordini.
Ovviamente esistono altri ambiti nei quali si puo' maturare un patrimonio di conoscenze e capacita' spendibili nel governo della cosa pubblica: il mondo della formazione, del volontariato, dell'associazionismo, delle professioni, possono essere buone fucine per prepararsi al governo della cosa pubblica. Sta all'elettore, con l'attribuzione della preferenza, contribuire a dare alla comunita' lucchese un consiglio comunale coerente con i compiti a cui e' chiamato.

Coerenza politica. - Ormai il trasformismo e' una regola. Nel centrodestra lucchese - come ben descritto in un contributo di Alessandro Bedini pubblicato qualche settimana fa su questo sito - e' successo di tutto. Un po' in maggioranza un po' all'opposizione; un po' di qua ed un po' di la': e' stato tutto un gran movimento tellurico, un andirivieni che e' andato avanti sino al momento delle candidature a sindaco. Nel gruppo del PdL, ad esempio, al termine della consiliatura non c'era piu' nessuno di coloro che ne facevano parte all'inizio.
Ci sono consiglieri con alle spalle qualche mandato, che hanno votato tutto ed il contrario di tutto: non importa, basta rimanere a galla.
Ebbene, questi comportamenti non possono essere premiati. E' il caso di valutare il curricolo dei candidati, non importa sforzare troppo la memoria per andare a tempi lontani, per allontanare dal governo della citta' coloro che nulla hanno saputo esprimere, al di fuori di una certa abilita' nel sapersi camaleonticamente riciclare per galleggiare in tutte le acque.

Per finire.

Dalla meta' degli anni '70, e' la prima volta che vivo una campagna elettorale amministrativa totalmente da spettatore: sinora mi ero sempre impegnato direttamente, o come candidato, o comunque come attivista di una forza in campo.
Le ragioni di questa scelta mi pare che emergano assai nettamente da questo scritto: la mia area di riferimento si presenta agli elettori di Lucca in modo per me inaccettabile; altre opzioni sono ovviamente impraticabili in una logica di coerenza.
Qualche idea per dare uno sbocco diverso alla situazione la avevo ed ho, in tempi ancora idonei, cercato di percorrerla senza successo.
Se - come e' da augurarsi - avverranno mutamenti del quadro politico capaci di ricreare qualcosa di coerente con la mia cultura di riferimento per cui valga la pena impegnarsi, certamente non mi tirero' indietro.

Nelle conversazioni di questi giorni, all'esposizione delle riflessioni che ho cercato di riassumere in questo contributo, mi viene sempre posta la solita domanda: "ma tu per chi voterai?"

risposta. - Focalizzando la riflessione esclusivamente sulle opzioni piu' significative, il ragionamento sin qui sviluppato indica con chiarezza la chiusura verso alcune candidature: quelle che hanno avuto responsabilita' di prim'ordine nelle passate gestioni, o altre che odorano di naftalina come un vecchio abito di trent'anni fa, recuperato da un armadio del guardaroba.
Rimane in piedi uno stretto ventaglio di ipotesi. "Ho esposto alcune idee ed ho tracciato il profilo di un buon amministratore della cosa pubblica: la mia scelta premiera' il candidato che meglio riterro' essere ad esso coerente.

Lucca, 22 aprile 2012

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