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Alcuni pensieri in liberta' attorno al Capodanno 2011.

di Paolo Razzuoli

Il nuovo anno si affaccia alla storia su uno scenario estremamente complesso e turgido di incognite.
Se e' vero che la storia puo' essere raffigurata come una strada tortuosa, il 2011 si trova su un tornante difficile, che corre sull'orlo di un precipizio, che chiede ai guidatori una grande attenzione nella conduzione del mezzo.
Un mezzo che deve essere condotto su un fondo viscido, disseminato da ostacoli, con scarsa visibilita'.
Fuor di metafora, un percorso che richiede alla classe politica capacita' di analisi, lungimiranza, intelligenza nel saper costruire strategie e soluzioni all'altezza dell'epoca che viviamo.

Un'epoca certamente molto diversa da qualsiasi altra che la storia ha visto, un'epoca in cui e' in atto una vera e propria rivoluzione, molto diversa da tutte le altre che l'uomo ha fatto sinora.

Una rivoluzione tecnologica che sta radicalmente trasformando il modo di vivere. Basti pensare al web, alle conquiste dell'ingegneria genetica, alle nuove frontiere delle comunicazioni. Una rivoluzione che, come i liquidi, si adatta al contesto in cui si trova, e permea di se' ogni aspetto della presenza antropica.
Una rivoluzione culturale, che ha ormai trasformato gran parte degli istituti su cui era costruito l'assetto sociale (basti pensare alle modificazioni in atto nell'organizzazione del lavoro, nel matrimonio e nella famiglia).
Una rivoluzione economica, che sta spostando il baricentro dello sviluppo dagli Stati Uniti e dall'Europa occidentale a paesi che solo 20 anni fa avevano un ruolo non certo primario nelle statistiche sul prodotto mondiale e che ora sono invece ai primi posti. Basti pensare al cosiddetto BRIC (Brasile, Russia, India, Cina.
Una rivoluzione di identita', poiche' la globalizzazione pone gli uomini di fronte alla necessita' di modificare radicalmente molte delle tradizionali categorie di pensiero.

Il 2011, anno che inagura il secondo decennio del XXI secolo, vede la luce in un contesto di cambiamenti epocali, e di situazioni di crisi che appaiono molto lontane dal punto della loro composizione.
Afghanistan, Pakistan, Iraq, Palestina e l'intero scacchiere mediorientale, Corea, sono le punte di iceberg della crisi sul teatro mondiale. altre pero' se ne aggiungono, alcune purtroppo quasi dimenticate, comunque portatrici di distruzioni, di sofferenze e di morte.

Irrisolto e' poi il problema del terrorismo. Purtroppo il 2010 si chiude con il grave attentato alla chiesa di Alessandria d'Egitto, un fatto gravissimo, che va ad aggiungersi alla lunga catena di atti di cristianofobia verificatisi in varie parti del pianeta. "LIBERTÀ RELIGIOSA, VIA PER LA PACE". Cosi' si intitola il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata della pace. Parole di grande significato poiche' la vera pace non puo' prescindere dalla tolleranza, dall'abbandono di qualsiasi fondamentalismo, dall'acquisizione di una cultura del rispetto della persona in tutte le sue dimensioni.

Cliccare qui per leggere il messaggio di Benedetto XVI

Venendo all'Europa, non si puo' ignorare, al di la' dei proclami, la difficolta' di riuscire ad elaborare strategie veramente unitarie, capaci di offrire risposte vere alle sfide della globalizzazione. La stabilita' dell'Euro, la piu' importante conquista della politica europea, e'minacciata dalle crisi finanziarie di alcuni paesi. Sarebbe a mio modo di vedere micidiale se, anziche' rinsaldare le ragioni della coesione e di politiche solidamente europeistiche, la crisi facesse riemergere egoismi particolaristici e nazionalistici: sarebbe l'anticamera del definitivo declino dell'Europa.

Ed ora vengo alla situazione italiana.

Purtroppo il 2010 si e' chiuso con l'uccisione del Caporal Maggiore Matteo Miotto, altro militare che ha perso la vita in Afghanistan. Un altro caduto, che si aggiunge ai molti che gia' hanno pagato con la vita il nostro impegno in quel complesso scacchiere.
Pur condividendo le ragioni della nostra presenza in Afghanistan, non e' possibile sottrarsi ad alcuni interrogativi. Qual e' la strategia di gestione della crisi? Per quanto tempo dovra' essere prolungata la nostra presenza?
Interrogativi che ovviamente non chiamano in causa scelte esclusivamente italiane, ma che mi sembrano deltutto leciti stante anche l'incertezza delle scelte dell'attuale amministrazione statunitense.

Il 2011 si apre poi con il rifiuto del Brasile di concedere l'estradizione al terrorista Cesare Battisti: un fatto grave, che contraddice i trattati vigenti fra i due Paesi. E' incredibile che un Paese democratico possa rifiutare l'estradizione per un individuo che si e' macchiato di delitti tanto efferrati. Il nostro governo ha annunciato che proporra' tutte le azioni possibili in sede di giurisdizione internazionale. Vedremo come la vicenda si evolvera' ovviamente con la speranza che venga sanato un cosi' grave vulnus.

Spostando il focus sulla situazione interna, mi pare anzitutto di dover rilevare il senso di smarrimento complessivo della societa' italiana che sembra sempre piu' ripiegata su se stessa, incapace di quell'orgoglio e di quel colpo di reni che le permetta di fronteggiare l'attuale situazione. Una societa' permeata da egoismi, dalla difesa di particolarismi, dalla prevalenza di istanze corporative, dal protrarsi di illusioni completamente fuori tempo. Una situazione che ben si proietta in una classe politica rissosa, impegnata nella quotidiana diatriba su tutto, assente sui grandi temi. Una classe politica che si esibisce nel proprio balletto mentre la nave rischia di affondare.
In questo senso risulta di grande interesse il rapporto Censis 2010.

Cliccare qui per leggerne una sintesi

Una situazione peraltro anche ben tratteggiata dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che, nel messaggio di fine anno, ha giustamente focalizzato la propria attenzione sui giovani, invitando nel contempo la societa' italiana a compiere quelle scelte che possano dotarla degli strumenti necessari per la competizione globale.
Certo sui giovani, poiche' una societa' ha un futuro nella misura in cui riesce a garantire condizioni di sviluppo in cui possa essere pensato un dignitoso avvenire alle nuove generazioni.

Cosa stiamo realmente facendo per le nuove generazioni?
Stiamo creando condizioni per mantenere un adeguato sviluppo o semplicemente stiamo vivacchiando pensando meramente al nostro presente continuando a tutelare gli interessi gia' ampiamente tutelati?

Nonostante i molti aspetti di debolezza, la societa' italiana possiede anche molti elementi di forza che, non solo le hanno consentito di fronteggiare meglio di altri la crisi, ma che, se adeguatamente valorizzati, possono costituire valide opportunita' di ripresa e di crescita.
Basti pensare alle eccellenze produttive, alla vivacita' complessiva soprattutto del settore artigianale e delle piccole e medie industrie.

"Meno illusioni per dare speranza". Cosi' recita il titolo di un articolo di Mario Monti apparso sul Corriere della Sera.

Cliccare qui per leggere l'articolo di Mario Monti

L'italia non puo' certo ancora vivere sulle illusioni ideologiche degli anni '70, che da noi hanno avuto vita piu' lunga per la forte presenza della cultura marxista, per la contiguita' con essa di settori di quella cattolica e per la quasi assenza della cultura liberale. Ma se vogliamo mantenere condizioni di progresso, e creare conseguentemente quella ricchezza necessaria per la sussistenza dello stato sociale, non possiamo eludere la necessita' di un totale ripensamento di quegli schemi, sostanzialmente basati su salari bassi a bassa produttivita'.
La chiusura dell'accordo Fiat-Sindacati (esclusa la Fiom-Cgil) per lo stabilimento di Mirafiori, rappresenta sicuramente un passaggio importante nell'evoluzione dei rapporti sindacali nel nostro Paese.
E' necessario che la politica italiana venga sottratta al potere di ricatto che hanno le varie corporazioni e le varie lobbyes di interessi, che, mettendo l'un polo contro l'altro, finiscono per bloccare qualsiasi vero processo riformatore. Ovviamente riescono a farlo stante la debolezza della politica, troppo attenta ai sondaggi, piu' interessata a scelte elettorali di corto respiro che alla costruzione di un autentico disegno riformatore rivolto alle prossime generazioni.
La sondocrazia sembra farla da padrona. E pensare che Anatole France ha detto che "l’opinione pubblica per molte persone è solo una scusa per non averne una propria"; e Honorè De Balzac ha detto che "l’opinione pubblica è la più viziosa delle prostitute".
La politica e' capacita' di sintesi e di proposta. Non si puo' valutare il gradimento della politica alla stregua di un prodotto di consumo.
Se non si uscira' dalla logica della "sondocrazia", difficilmente si trovera' la forza di avviare quel processo riformatore di cui il Paese ha bisogno.

Temi questi che conducono, inevitabilmente, all'analisi del quadro politico.
Nessuno sa come la vicenda politica si evolvera'. Occorrerebbe la sfera di cristallo per sapere se Berlusconi avra' o meno i voti per governare, se e quando si andra' alle elezioni, quale scenario politico potrebbe uscire dall'eventuale tornata elettorale.
Non occorre tuttavia alcuna sfera di cristallo per ritenere che al momento nessun serio processo riformatore potra' essere attuato.
Sono ormai piu' di tre lustri che alcune riforme vengono annunciate, quasi minacciate, e mai affrontate. Reale semplificazione normativa, riforma della giustizia civile e penale, riforma fiscale, nuova disciplina che agevoli l'impresa e cosi' via. Poi le riforme istituzionali: riduzione del numero dei parlamentari, superamento del bicameralismo perfetto, abolizione delle province ecc.. Una filastrocca che ormai tutti hanno mandato a memoria.

Riforme - almeno in linea di principio - condivise nel Paese ma che, a parte alcuni marginali interventi, rimangono fra i proclami della classe di governo. Le uniche eccezioni sono il federalismo (vedremo come andra' a finire), e le riforme scolastiche del ministro Maria Stella Gelmini che, indipendentemente dai boatos dei piazzaioli, cercano di offrire risposte moderne all'urgente bisogno formativo delle nostre giovani generazioni.

Le altre riforme, piu' "minacciate" che altro, costituiscono il patrimonio genetico dell'altra grande illusione del momento: quella che l'attuale classe di governo sia realmente in grado di sviluppare un serio disegno riformatore.
Il PdL, partito a parole interprete della cultura liberal-democratica, di fatto e' ben lontano dai dichiarati riferimenti culturali. Con essi e' incoerente nelle scelte di governo, tanto nei contenuti quanto nel metodo, lo e' nella propria organizzazione interna, piu' vicina ai modelli feudali che a quelli liberali.
Circostanza non certo tranquillizzante, ove si pensi che un partito rispecchia la propria visione della societa' partendo dalla sua organizzazione interna.
Se il PdL vorrra' ritagliarsi un vero futuro come forza politica duratura, dovra' profondamente metter mano a se stesso, in profondita', intervenendo anche spietatamente sulla sua classe dirigente.
Finche' si mettera' all'indice chiunque osi dissentire, e finche' si mettera' il bavaglio a qualsiasi seria dialettica interna, il PdL non sara' un partito degno della tradizione liberal-democratica.

Tornando un attimo sul quadro politico nazionale, non sembra giustificato un grande ottimismo.
I due maggiori partiti, Pd e PdL, sono in realta' portatori delle due illusioni di cui parla Monti: il Pd, erede degli ideologismi degli anni '70, il PdL, portatore di un'illusione riformatrice che al momento non ha alcuna concretezza.

Terzo polo allora?

Non credo, quanto meno con le connotazioni con cui viene attualmente proposto. Il Paese non ha alcun bisogno di un blocco che vada un po' di la' un po' di qua. Sarebbe un formidabile incentivo al trasformismo, male endemico della politica nostrana, di cui oggi non si avverte alcuna necessita'.
Il problema mi pare piu' complesso poiche' il decadimento della vita ppubblica non risparmia nessuno.

Non servono scorciatoie. Occorre un rinnovamento in profondita' della politica che parta da una riflessione su come oggi si interpretano l'etica pubblica, il senso di responsabilita', la competenza, la moralita', la trasparenza, la capacita' di interpretare i grandi interessi nazionali.
Non mi pare quindi che il problema possa essere ridotto al numero dei poli, quanto invece alla qualita' complessiva della politica nel nostro Paese.

Prospettiva che non puo' prescindere dalla presenza di partiti veri, nei quali si parli di politica, nei quali si faccia formazione, nei quali si crei una classe dirigente non improvvisata. Certo partiti organizzati in modo moderno, che sappiano avvalersi anche dei nuovi mezzi di comunicazione interattiva, e che comunque smentiscono Oscar Wilde che ha detto "Adoro i partiti politici: sono gli unici luoghi rimasti dove la gente non parla di politica".

Ove si cerchera' di costruire qualcosa con questo identikit, io saro' li'.

Come e' noto, nel 2011 ricorre il centocinquantesimo anniversario dell'unita' d'Italia.
Una occasione importante per riflettere sulla nostra storia, per fare i conti con essa, e per riflettere sulla condizione attuale della nostra societa'.
Un'occasione per riaffermare le ragioni della coesione nazionale, della solidarieta' fra le varie aree del Paese, respingendo beceri atteggiamenti separatisti ed egoistici, estranei alle nostre migliori tradizioni e deltutto avulsi dagli scenari utili per un solido sviluppo del Paese nei moderni contesti europeo e globale.

Infine, ma non certo per ultimo di importanza, alcuni pensieri sui problemi locali.

Nella prossima primavera si votera' per il rinnovo del consiglio provinciale di Lucca.
Il centrosinistra ricandidera' l'attuale presidente, Stefano Baccelli, che ha guidato in modo sostanzialmente incolore l'ultimo quinquennio di amministrazione.

Al centrodestra potrebbe quindi presentarsi l'opportunita' di tornare alla guida della Provincia di Lucca. Ma, diceva Machiavelli, "La fortuna va cavalcata con la virtu'". Non sarebbe la prima volta che il centrodestra spreca le opportunita' elettorali: recentemente in provincia di Lucca lo ha fatto senza risparmiarsi.

Puo' darsi che lo fara' ancora. si tratta di capire se vorra' proporsi con candidati in grado di ampliare i consensi, o con candidati che nemmeno riescano a capitalizzare tutti i suffragi del centrodestra.
Naturalmente la squadra di governo dovra' essere accompagnata da una seria elaborazione programmatica che indichi soluzioni credibili ai numerosi problemi lasciati insoluti da tre amministrazioni consecutive di centrosinistra. Indicazioni programmatiche che dovranno essere il frutto di un ampia partecipazione del corpo sociale, le cui indicazioni dovranno trovare nella politica la capacita' di sintesi nella logica dello sviluppo del territorio.

Un ultimo pensiero sul comune di Lucca.
Pur prendendo le distanze da coloro che minimalizzano l'azione dell'Amministrazione Favilla, e pur tenendo conto delle difficolta' oggettive e dei contrasti soprattutto dell'ultimo periodo, non posso nascondere che le aspettative erano ben altre. Soprattutto sulle grandi scelte, e sulle indicazioni della classe dirigente che, specificatamente in alcuni casi, si e' rivelata non all'altezza dei compiti.

Va sottolineato che il 2010 e' stato un anno difficile, che si e' aperto con la necessita' di fronteggiare e gestire l'emergenza e la riparazione/risarcimento dei danni provocati dall'esondazione del Serchio.

Nel 2012 si rinnovera' l'amministrazione lucchese. Quest'anno sara' quindi cruciale per le indicazioni di prospettiva.

Come si intende procedere per prepararci al meglio alla scadenza?

Quesito che le forze politiche dell'attuale maggioranza non potranno a lungo eludere.

Spero che si sviluppi un dibattito capace di coinvolgere le forze vive della citta'; un processo di partecipazione che possa consentire, a chi ne avra' voglia, di offrire il proprio contributo.
Se cio' avverra', non resteremo inerti.

Lucca, 3 gennaio 2011

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