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Cambiamo L’Italia

Perché SI

Sono finalmente maturi i tempi per superare un assetto costituzionale che, coerente con il periodo storico in cui è sorto, ha dimostrato nel corso degli anni di non essere più adeguato in alcune sue parti.
Tale possibilità peraltro prevista dai padri costituenti impone di poter adeguare alle sfide dei nostri tempi il testo costituzionale.

L’assetto Istituzionale del 1948 era coerente con lo scenario dell’epoca, all’uscita da una dittatura e sullo sfondo della guerra fredda che avrebbe segnato profondamente i rapporti fra le forze politiche. Tuttavia nel corso di questi settanta anni abbiamo avuto governi instabili, percorsi legislativi sempre più accidentati, procedure decisionali lente. Oggi, in un’epoca nella quale l’Italia è inserita in un contesto europeo e globale, dove le sfide necessitano di un approccio dinamico e reattivo, l’ordinamento può meglio essere adattato al nuovo scenario.

In questo senso la fine del bicameralismo paritario e la trasformazione del Senato in Senato delle autonomie composto da rappresentanti dei Consigli regionali, mira a risolvere alcuni dei principali problemi che l’attuale assetto aveva mostrato soprattutto negli ultimi anni. Il governo avrà la fiducia solo dalla Camera dei deputati e quindi si eviterà il ripetersi dello scenario del 2013 nel quale la diversa composizione di Camera e Senato ha impedito per molti mesi la formazione di un governo. Questa innovazione, unita alla riforma elettorale, consentirà ai cittadini di scegliere tra proposte di Governo chiare e alternative fra di loro e,  come accade in molti altri paesi europei, vi sarà chiarezza fin da subito su chi governerà.
La divisione di competenze fra le due camere semplificherà il processo legislativo ponendo fine al defatigante rimpallo delle leggi fra una camera e l’altra prima di arrivare all’approvazione di un testo condiviso tra i due rami del parlamento.
Tutto ciò porterà  a ridare centralità e valore al parlamento il quale oggi troppo spesso è chiamato solo a  ratificare scelte governative attraverso la conversione di decreti legge che si impongono spesso proprio a causa della farraginosità del processo legislativo.

La riforma prevede la tanto auspicata riduzione del numero dei Senatori che in qualità di Consiglieri regionali non riceveranno altra retribuzione, con la conseguente riduzione della spesa.

Un altro obiettivo della riforma che riteniamo importante è la riorganizzazione dei rapporti tra Stato e Territori dopo un ventennio di confusione costituzionale che ha determinato il sorgere di conflitti tra poteri dello stato aggiungendo al sistema un ulteriore elemento d’incertezza. Nel nuovo quadro sono state riscritte le competenze dello Stato e della Regione ricentralizzando alcune materie strategiche come le infrastrutture e le politiche attive del lavoro, sopprimendo la scivolosa “competenza legislativa concorrente” che tanti problemi ha creato nel corso degli anni. Inoltre il sistema viene ricondotto a unità proprio con la connotazione regionalista del Senato  destinato a diventare quella camera di compensazione fra centro e periferia che finora è mancata.

Sono molte altre le innovazioni della Riforma Costituzionale: dalla definitiva abolizione delle Province alla soppressione del CNEL, alla riduzione dei costi della politica, alla rimodulazione delle norme sull’elezione del capo dello Stato e sull’indizione del referendum.

Troppo tempo è stato perso, troppe volte il cambiamento è stato vanificato da veti incrociati e da strumentalizzazioni di parte, crediamo che il momento  della svolta sia finalmente giunto.
E’ tempo di agire, è tempo di percorrere quell’ultimo miglio che ci separa da un traguardo che non esitiamo a definire storico.

Comitato per il sì Lucca

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