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Elezioni europee dell'8 e 9 giugno: recarsi alle urne e votare per la lista Stati Uniti d'Europa

di Paolo Razzuoli

inizio queste mie brevi riflessioni con una citazione di Luigi Einaudi che, oltre ad essere stato un grande presidente della Repubblica, è stato un acuto economista, un raffinato intellettuale ed un illuminato politico:
"La necessità di unificare l’Europa è evidente. Gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l’unione può farli durare. Il problema non è tra l’indipendenza e l’unione: è tra l’esistere uniti e lo scomparire".

Parole queste che, nella loro semplice ma eloquente chiarezza, sarebbero sufficienti ad indicare il senso di una scelta: quella di non sottovalutare queste elezioni e, nel contempo, di scegliere rappresentanti che, convintamente, credano nella prospettiva degli Stati Uniti d'Europa.

Parole, quelle di Einaudi, particolarmente profetiche avendo presente la temperie politico-culturale in cui sono state pronunciate. Da poco l'Europa era uscita da una delle più grandi tragedie della sua storia. Una tragedia che ha insanguinato il continente con una guerra terribile che proprio in Europa ha visto il punto d'innesco.
Sarà forse per l'immane tragedia vissuta che una classe dirigente particolarmente illuminata ha saputo nel secondo dopoguerra, se pur incontrando difficoltà, impostare le scelte di fondo su cui poggiano le attuali istituzioni europee.

Ho citato Einaudi; ma molti altri hanno contribuito, se pur appartenenti a culture diverse, alla costruzione del percorso europeo: Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, gli autori del manifesto di Ventotene; De Gasperi, Schumann ed Adenauer, quali statisti convinti propugnatori della visione europeista nei loro rispettivi Paesi.

Non è certo questa la sede per tracciare il percorso storico delle istituzioni europee. Una storia però che andrebbe conosciuta, soprattutto dai più giovani ai quali maggiormente appartiene il futuro.

Oggi va tanto di moda criticare l'Europa. Lo si fa con particolare superficialità in Italia dove si tende sempre ad addossare ad altri la responsabilità delle proprie inefficienze.
Lo si fa spesso senza alcun pudore, senza rendersi conto dei danni che siffatti atteggiamenti producono.

Nessuno è tanto ingenuo da non rendersi conto dei difetti che hanno le attuali istituzioni dell'Unione Europea.
Ma nessuno può essere altrettanto ingenuo, o peggio in malafede, da non capire che senza le istituzioni europee la storia di questo continente non avrebbe consentito il raggiungimento dei traguardi di sviluppo economico e civile che ha raggiunto. Non importa dilungarsi troppo; basta confrontare la storia europea della prima metà del Novecento con quella successiva.

Il tempo che viviamo è particolarmente complesso. La rapidità delle trasformazioni e le sfide gigantesche con cui siamo chiamati a confrontarci, impongono lungimiranza e grande senso di responsabilità. Siamo immersi in un trauma della storia dal quale non è facile prevedere il percorso d'uscita.
Certo la strada non potrà essere quella, peraltro già percorsa con le tragiche conseguenze che conosciamo, dell'esaltazione dei sovranismi, dell'evocazione dei fantasmi dei nazionalismi, insomma del ripiegamento su un passato che ci ha portato sull'orlo di un abisso senza ritorno.

E' pertanto fondamentale che nel Parlamento di Strasburgo si affermino forze sinceramente europeiste: è importante affinché il nostro continente possa proseguire il suo percorso di sviluppo in un mondo sempre più polarizzato, è importante affinché l'Europa possa accreditarsi quale faro della democrazia rappresentativa, in un contesto in cui appare minacciata da fattori esterni ed interni.

In estrema sintesi, basta pensare alla deriva populista e autoritaria, che sta inquinando molte democrazie anche ben consolidate.
In quest'ultima prospettiva, le elezioni Europee e quelle americane del prossimo novembre, costituiscono un banco di prova per la verifica della capacità di tenuta delle istituzioni di democrazia rappresentativa:
in questo senso il 2024 potrebbe presentarsi quale spartiacque della storia.

non può poi essere ignorato il versante economico-politico, rispetto al quale l'Europa si trova di fronte ad un bivio: imboccare la strada dell'unità o essere condannata all'irrilevanza. ciò è vero per la dimensione economica, ormai appannaggio di giganti quali Usa e Cina, o di economie emergenti quali quella indiana. Mentre sul versante più prettamente politico appare evidente come solo un'Europa unita potrà far sentire la propria voce di fronte alle mire neoespansioniste della Russia di cui la guerra Ucraina è un chiaro segnale, oppure negli altri scenari di crisi che si stanno accendendo in varie parti del pianeta.
Un contesto che non credo richieda ulteriori esempi.

Le elezioni europee sono quindi particolarmente importanti proprio per ciò che si va ad eleggere. In Italia, ma probabilmente non solo, le elezioni europee vengono vissute quale termometro di consenso delle forze politiche interne. No, queste elezioni non vanno vissute con gli occhi rivolti all'interno (a Roma) bensì con occhi e testa rivolti all'europa (Bruxelles e Strasburgo) : la nostra casa comune che dobbiamo consolidare e far crescere.

Qualche mese fa ho visto la lungimirante proposta di un politologo, Angelo Panebianco, di presentare per il Parlamento Europeo, in ciascun Paese, liste omogenee, quindi con lo stesso nome, lo stesso simbolo e la stessa piattaforma politica. Una proposta che, se accolta, avrebbe rappresentato uno straordinario scatto riformatore.

Naturalmente, come purtroppo spesso capita alle proposte veramente innovative, non se n'è fatto di nulla. Tuttavia possiamo sempre mandare nel Parlamento Europeo rappresentanti che ci credono e che - se eletti - scelgano quel ruolo in modo pieno e consapevole. L'impegno europeo non può essere di ripiego: richiede infatti studio, dedizione, passione, conoscenza del territorio, delle culture, dei costumi, della storia.

E' quanto mi sembra di rinvenire nella proposta della lista Stati Uniti d'Europa, il cui programma potrà essere integralmente letto tramite lo specifico link sottostante.

eccone alcuni punti.

L’obiettivo principale è trasformare l’Ue in un "vero e proprio Stato".
Alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno i candidati di Italia Viva e Più Europa faranno parte della stessa lista, chiamata “Stati Uniti d’Europa”, insieme ad altri quattro tra partiti e movimenti politici: il Partito Socialista Italiano, i Radicali Italiani, i Libdem Europei e L’Italia c’è.
  Il programma è suddiviso in 12 brevi capitoli. «La nostra Unione europea, frutto di scelte coraggiose in un continente distrutto dalle guerre e diviso dalle ideologie, sta affrontando oggi la fase più critica dal secondo dopoguerra. Oggi l’Europa è a un bivio: o assume un ruolo centrale nel mondo o è destinata a rimanere marginale», si legge nel primo capitolo. «È ora di mettere mano ai Trattati istitutivi e fare passi avanti verso gli Stati Uniti d’Europa, con un governo che risponda al Parlamento europeo, una politica estera, di difesa, fiscale e migratoria comune e l’eliminazione del voto all’unanimità. Un vero e proprio Stato Europeo».

L'8 e 9 giugno andiamo quindi a votare, e scegliamo personale che offra garanzie per una realistica e seria visione europeista. Al di là di certa squallida retorica nostrana, ricordiamoci che una seria politica europea è la "soluzione e non il problema".

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