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Specchio riflesso - La Francia critica l’Italia ma sull’immigrazione non è poi così diversa

di Carlo Panella

Lunedì scorso Le Monde ha fatto uno sgambetto al governo francese e ha pubblicato con grande rilievo in prima pagina il resoconto dei disperati appelli di richiesta di soccorso di un’imbarcazione semiaffondata al largo di Dunkerque carica di migranti, ai quali la Guardia Costiera francese si è ben guardata dal rispondere, men che meno dal mandare soccorso, in attesa che il relitto entrasse nelle acque territoriali inglesi per potersene lavare le mani. Risultato: 27 immigrati morti che potevano facilmente essere salvati nelle acque territoriali francesi. In data 24 novembre 2021.

Un evidente e voluto contrappasso che Le Monde ha mostrato ai membri del governo francese indignati per il «comportamento disumano» del governo italiano sull’Ocean Viking.

Una scelta editoriale forte che evidenzia come, visto dalla Francia, il dossier dei salvataggi in mare degli immigrati irregolari sia tutt’altro che lineare.

Questo perché impatta fortemente su una situazione politica interna fortemente magmatica. Innanzitutto, per una ragione stranamente poco valutata in Italia: il distacco che Emmanuel Macron marca sin da prima delle elezioni legislative dal quadro governativo. Una attitudine che l’ha visto, una volta eletto presidente con un discreto margine, marcatamente non impegnarsi nella campagna elettorale.

In seguito, il presidente francese ha sempre più delegato alla premier Elisabeth Borne – di provenienza socialista – la complicata gestione della politica interna con un governo che non ha assolutamente una maggioranza nella Assemblée Nationale e ha marcato fortemente il suo secondo mandato essenzialmente sui grandi temi della politica internazionale e ambientale.

Si è tenuto ben lontano dai dossier scottanti – riforma delle pensioni, della sicurezza sociale, dell’immigrazione, politiche di bilancio – che hanno infiammato il dibattito e i voti parlamentari ed è intervenuto praticamente solo per minacciare lo scioglimento della Assemblée Nationale alla vigilia dei voti più scabrosi.

Non è un caso che mentre Emmanuel Macron in persona, nel giugno del 2018, si fosse pesantemente e pubblicamente pronunciato contro l’accoglienza nei porti francesi della nave Acquarius, durante tutta la vicenda dell’Ocean Viking ha invece marcato un assoluto silenzio – e così le “fonti dell’Eliseo” – lasciando il dossier interamente nelle mani degli esponenti del governo incluse le polemiche col governo italiano.

Ministri colti in contropiede dalle incaute e gradasse dichiarazioni di Matteo Salvini, proprio nella fase nella quale era in atto il tentativo di spaccare il gruppo dei neo gollisti Républicains per allargare il supporto all’esecutivo nella Assemblée Nationale e acquisire così una maggioranza certa.

Di fronte a un’opinione pubblica già tesissima sui temi dell’immigrazione, il trauma di fare sbarcare per la prima volta una nave carica di immigranti irregolari in un porto francese – fatto mai avvenuto prima – ha così terremotato il quadro politico interno e spinto verso una estrema rigidità verso l’Italia vari ministri francesi.

Rigidità non apprezzata ad esempio da Le Monde che, nel criticare fortemente il governo italiano, non ha mancato di prendere le distanze dal governo francese considerando l’avvenuto un’occasione sprecata in un’ottica europea.

Nel frattempo Emmanuel Macron, ha continuato a mantenere un rigoroso e inusuale silenzio, rotto solo dal comunicato comune con Sergio Mattarella che sottolinea quanto interessa al presidente francese: un’azione coordinata tra le nazioni nell’Unione europea.

Dunque, non certo un Emmanuel Macron soddisfatto dell’infelice exploit del governo italiano, ma sicuramente un presidente francese cosciente che a fronte della rottura sempre più netta e irrecuperabile dell’asse Franco-tedesco gli conviene tenersi aperti tutti i giochi e le alleanze possibili in Europa.
Anche con l’Italia.

(da www.linchiesta.it - 17 novembre 2022)

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