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Il bluff di Putin - L'Italia passerà l'inverno senza razionare il gas grazie a Draghi (e malgrado gli altri)

 

di Giovanni Cagnoli

 

 

C'è grande dibattito sulla necessità o meno di razionamento del gas nel prossimo inverno, a fronte di un potenziale blocco completo delle forniture dalla Russia.

Vale la pena forse di fare due conti e, insieme, un po' di chiarezza sul tema. Io penso che la situazione, per merito di Mario Draghi e di chi ha insistito nel realizzare la Tap, la Trans Adriatic Pipeline (cioè Carlo Calenda) contro tutto e tutti (Michele Emiliano, Francesco Boccia, e i Cinquestelle) sia meno complicata di quanto si pensi. Ecco i conti.

 

1. I consumi

 

Nel 2021 abbiamo consumato 76 miliardi di metri cubi di gas, di cui ben 29 importati dalla Russia. Questo dato abbastanza spaventoso a fronte di una potenziale chiusura, oggi è molto meno preoccupante. In ogni caso, è ipotizzabile una compressione dei consumi legata all'esplosione del costo e a un minimo di misure di emergenza, tra cui l'abbassamento di un grado della temperatura invernale che “vale” da sola 2,5 miliardi di metri cubi. Prospettiamo quindi realisticamente, e senza alcun razionamento o – peggio – blocco della produzione industriale, nei 12 mesi da ottobre 22 a settembre 23 un consumo di 74 miliardi di metri cubi, diviso in 47 miliardi nel semestre ottobre-marzo, dove si consumano anche le scorte, e 27 milioni di nel semestre aprile-settembre quando invece vengono ricostituite.

 

2. Le scorte

 

A metà agosto il livello delle scorte comunicato dall'agenzia europea gas infrastrutture Europe è in Italia di 152 TWH pari al 78 per cento della capacità disponibile, e pari a 15 miliardi di metri cubi di gas con fattore conversione 10,55 twh = 1 miliardo di metri cubi gas.

 

Le scorte crescono in questo periodo fino a fine settembre di circa 2 miliardi di metri cubi al mese. Arriveranno realisticamente nella prima settimana di ottobre al 92-95 per cento della capacità, cioè a saturazione completa a 18 miliardi di metri cubi.

 

Sarà interessante vedere che cosa farà il prezzo del gas allora (inizio ottobre), visto che in tutta Europa la percentuale è del tutto simile (Germania 78 per cento, Francia 92, Spagna 82). A ottobre, il fabbisogno residenziale è ancora basso per le temperature e l'import di gas non sarà stoccabile per mancanza di capacità praticamente in tutta Europa. Vedremo cosa succederà sul mercato TTF di Amsterdam.

 

3. Le fonti

 

Per fortuna abbiamo la Tap e per fortuna abbiamo Draghi. Quando si voterà ricordiamo gli irresponsabili che non volevano il gasdotto trans-adriatico che invece ci ha salvato. Tra di loro spiccano i Cinquestelle, il governatore della Puglia Michele Emiliano e la sua cricca affiliata al Pd (Boccia).

 

– La Tap contribuisce quest'anno a 10 miliardi di metri cubi. Senza saremmo in un clima di guerra con razionamento e blocco della produzione industriale inevitabile. Tra l'altro, con investimenti già deliberati, la capacità salirà a 20 miliardi di metri cubi l'anno a breve (nel 2025) e a quel punto la Russia potrà tranquillamente vendere il suo gas a chi vorrà, ma non a noi. Il gasdotto verso la Cina sarà realisticamente terminato nel 2030, dal 2024 in poi la Russia non venderà più il gas all'Europa. Buona fortuna a Putin per bruciare il suo gas visto che non avrà nessun compratore.

 

Nei primi sei mesi del 2022, il terminal di Melendugno ha importato 8 miliardi di metri cubi via Tap. Per sicurezza diciamo 12 miliardi di l'anno (e non 16 come parrebbe possibile) fino a metà 2023 e da lì in poi 20 miliardi di metri cubi.

 

– Dall'Algeria sono arrivati intorno a 22 miliardi di metri cubi anno nel 2021, ma gli accordi prontamente stipulati da Draghi (e il prezzo folle che consente al regime algerino di dispensare alla popolazione panem et circenses) porteranno già dal semestre invernale 2022-2023 a 28 miliardi di metri cubi la fornitura, per poi arrivare realisticamente a 30 miliardi di metri cubi. L'Algeria diventa la nuova Russia e va ricordato per evitare altri problemi nel tempo.

 

– Il nord Europa (Norvegia, Olanda) attraverso il terminale di passo Gries contribuisce per circa 8 miliardi di metri cubi che saranno però “battagliati” con la Germania. Supponiamo stabili.

 

– I 3 rigassificatori esistenti (Livorno, La Spezia e Rovigo) contribuiscono con circa 15 miliardi di metri cubi. Con Piombino, entro fine anno si arriverà a 20 e con Ravenna a metà 2024 si arriverà a 25. Visto il costo (500 milioni), programmare altri due rigassificatori sarebbe non solo saggio ma doveroso.

Chi resiste ai rigassificatori va respinto con perdite al mittente. Sono, come dice Calenda, opere di interesse strategico nazionale e quindi vanno fatte subito e senza alcuna discussione. Manu militari, se necessario. Anche qui, il 25 settembre bisognerà tenere a mente chi sta da quale parte di questa querelle, ricordando che a Barcellona c'è un rigassificatore. Barcellona ha oltre un milione di abitanti che non sembrano soffrire particolarmente della vicinanza all'impianto.

 

– La produzione nazionale arriverà forse a due miliardi di metri cubi, con potenziale di tre. Il motivo per cui non si trivella in Adriatico mi appare oscuro, se non autolesionista e da un “populismo verde” che però non dice come riscaldare le case e come far funzionare le aziende. Potremmo arrivare tranquillamente a cinque miliardi di metri cubi in pochi anni. Le centrali a carbone possono contribuire quest'inverno per 1-1,5 miliardi di metri cubi. Inquinano, ma si può sopportare per un inverno soltanto. Il fracking che negli Stati Uniti garantisce prezzi bassi e produzione alta, in Europa è stato di fatto vietato ma forse andrebbe riconsiderato.

 

In sintesi, nel semestre invernale 2022-2023, a fronte di 47 miliardi di consumo avremo circa 33-35 miliardi di metri cubi di import più i 18 miliardi di stock. Quindi arriveremo a fine marzo con uno stock di circa 4-6 miliardi di metri cubi, pari al 25-33% del totale capacità di stoccaggio. È poco, ma ce la faremo per un pelo e ne usciremo, come dice il ministro Cingolani, senza razionare.

 

4. Il bluff di Putin

 

Tutto questo presuppone peraltro che la Russia dal 1 settembre, dopo i 3 giorni di fermo per manutenzione comunicati per il Nord stream dal 29 agosto, smetta di rifornire completamente l'Europa di gas, il che, come detto, a me appare assai difficile perché Putin dovrebbe, per non chiudere i pozzi, iniziare a bruciare il gas siberiano che non trova altri sbocchi, se non appunto l'Europa. Il gas non può essere facilmente stoccato e esce dai pozzi di continuo.

 

Avendo molto ridotto (20 per cento della capacità) le vendite, anche la Russia ha realisticamente gli stoccaggi pieni. Quindi o ci spedisce il gas o lo deve bruciare, cosa che sembra abbia marginalmente già iniziato a fare, ma che a questo punto dovrebbe fare in modo massivo a partire da adesso se dovesse chiudere i rubinetti in modo definitivo. Non si possono chiudere i pozzi, quindi o Putin ci vende il gas o lo brucia. A lui la scelta per quest'inverno.

Dal prossimo inverno la scelta non sarà più sua. Lo potrà soltanto bruciare perché all'Europa non servirà più e vedremo come lo giustificherà al suo interno, visto che dovrà vendere petrolio col 30 per cento di sconto alla Cina e bruciare il gas per mancanza di compratori.

 

5. La prospettiva per l'inverno 2023-2024

 

Sempre presupponendo che Putin bruci il gas senza venderlo, nell'inverno 2023-24 dovremmo disporre di:

– Tap 16-18 miliardi

– Nord Europa 8 miliardi

– Produzione locale 3 miliardi

– Algeria 30 miliardi

– rigassificatori 20-22 miliardi

 

Totale: 81 miliardi metri cubi. Addio per sempre alla Russia da parte nostra e di tutta l'Europa, e senza considerare l'impatto dei pannelli solari, delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico che questa stagione di prezzi folli ha scatenato in tutti gli utilizzatori. Personalmente credo che scenderemo stabilmente sotto i 70 miliardi di metri cubi di consumo.

 

6. Cosa bisogna fare

 

-Certamente ridurre i consumi aiuta ed è doveroso. Il prezzo è un incentivo molto potente.

-Comprare non due ma quattro rigassificatori. Dove installarli lo decida il governo, eventualmente compensando (tax holiday?) il comune prescelto. Se fossi un sindaco mi candiderei subito, chiedendo zero tasse e qualche modesto incentivo fiscale.

-Chiedere a livello europeo la realizzazione del gasdotto che dalla Spagna arriva in Italia, finora colpevolmente ostacolato dalla Francia che vuole vendere a caro prezzo la sua energia nucleare. Parliamo di Europa e siamo orgogliosamente europei, ma questo non si può più accettare. Va detto e fatto adesso e siamo generosi nel far finta di non capire le vere motivazioni della Francia.

-Aumentare del 100 per cento o anche del 200 la capacità di stoccaggio. Passare da 18 a 36 miliardi di metri cubi ci mette al riparo nel tempo da altre crisi geopolitiche. Credo sia un costo modesto e che sia anche questo un interesse strategico nazionale.

– Far partire un programma nucleare di nuova generazione perché il gas comunque è fossile e inquina.

 

– Smetterla una volta per tutte con il “populismo verde”. La transizione ecologica è da farsi ma in tempi e in modi corretti senza essere manichei e senza bruciare 300 mila posti di lavoro nell'automotive e nell'indotto, o fermando il nucleare che non inquina, o bloccando la Tap e i rigassificatori. I populisti verdi devono ricordare che senza le tasse e i contributi dell'industria (che funziona col gas…) non si pagano scuola, sanità, e pensioni.

 

Quindi a loro la scelta, ma la prossima volta che ostacolano qualcosa dicano anche ai cittadini che contemporaneamente al blocco della Tap si riducono le pensioni del 15 per cento. Ma sarebbe troppo chiedere questo a chi vive di sogni e non si confronta con la realtà.

 

Quanto sopra è previsto soltanto nel programma del terzo polo Renzi/Calenda. Il Pd non ne parla perché è “populista verde” nell'anima, mentre il centrodestra non dice nulla o quasi.

 

Questo solo per aiutare qualche indeciso per il voto del 25 settembre, particolarmente i pensionati che devono sapere che le loro pensioni dipendono a stretto giro dal gas.

 

Già, strano ma vero, non possiamo più indebitarci per pagare le pensioni; quindi servono tasse e contributi da lavoro versati ogni anno per pagarle; quindi dobbiamo avere il massimo sviluppo economico possibile per compensare la bomba demografica; quindi dobbiamo avere l'industria della seconda potenza manifatturiera europea che funziona pieno regime; quindi dobbiamo avere gas sempre disponibile e possibilmente a costo basso; quindi poiché tutte queste affermazioni sono vere i pensionati non devono mai e poi mai dare ascolto a chi promette mancette e sussidi ridicoli senza soldi (Letta) o tagli fiscali e pensioni anticipate mirabolanti e impossibili (Salvini), ma solo a chi ha idee concrete per facilitare lo sviluppo economico dell'industria e del Paese (Renzi/Calenda).

 

Dei Cinquestelle è assolutamente inutile parlare, perché si escludono da soli.

 

(da www.linchiesta.it – 23 agosto 2022)

 

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