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Il disagio del cocomero - La sinistra rossoverde si sente scaricata, ma ha già trovato in Conte il suo ripiego

di Mario Lavia

Come negli specchi di Orson Welles (La signora di Shangai, 1949) l’alleanza-antimeloniana riflette e ingigantisce immagini scomposte, disarmoniche: dopo i giorni del Grande Dilemma Calendiano adesso è la sinistra rossoverde a provare «disagio» proprio a seguito dell’accordo tra Partito democratico e Azione.

Nicola Fratoianni, improvvisamente alla ribalta, d’altronde non ha tutti i torti: come fa a stare in una coalizione che, stando al documento Letta-Calenda-Della Vedova, è tutto ispirato alle politiche di Mario Draghi, dall’Ucraina all’energia alla politica economica no tax? Arruolato come ruotino di scorta dal leder del Partito democratico senza battere ciglio (hai visto mai portasse qualche voto?), il “cocomero” Fratoianni-Bonelli pensava zitto zitto di sfangare qualche seggio malgrado qualche dissenso col Nazareno, peraltro mitigato da una benevola comprensione da parte della sinistra dem.

Solo che due giorni fa tutto è cambiato. L’alleanza-Cln è diventata a trazione draghiana, cioè ispirata alla politica contro cui Sinistra Italiana ha sempre votato contro in Parlamento, e non basta più la copertura di un Partito democratico che sin qui li ha considerati «innocui», come fossero come quei moscerini che al massimo possono dar fastidio ma non per più di un attimo.

Di qui il legittimo «disagio» rossoverde che ha impedito ieri l’incontro che Letta considerava un pro forma, non valutando bene (l’ennesimo errore di valutazione del numero uno del Nazareno) che il duo NicolaAngelo è meno malleabile di Fausto Bertinotti e che a differenza del vecchio capo di Rifondazione comunista loro hanno un altro forno, o fornetto, ove essere accolti, cioè quel che resta di un Movimento 5 Stelle divorato da se stesso, cioè da Giuseppe Conte, come la maschera dello Zanni eternamente affamato messo in scena da Dario Fo nel Mistero Buffo.

L’avvocato, un uomo ormai solo e incattivito, ha bisogno di qualche amico che lo sostenga per un braccio, come minimo Dibba e Raggi e, perché no, i rossoverdi antidraghiani: d’altronde, chi più antidraghiano di lui che il governo l’ha buttato giù? Poco importa che di “mélenchoniano” Giuseppi non abbia nulla, essendo il campione del trasformismo italiano, mentre il francese è saldamente radicato nella sinistra, l’importante è far finta di esserlo e ingannare un’altra volta gli elettori.

Entrati dunque nella “zona disagio”, come il protagonista del vecchio libro di Jonathan Franzen nella casa dei genitori morti, i sinistriverdi potrebbero dunque imboccare la porta: «Se qualcuno mi dice che per fare questa intesa devo accettare di non battermi più contro il rigassificatore di Piombino o devo votare per l’invio di armi all’Ucraina o per l’aumento della spesa militare allora arrivederci e grazie. Senza rancori, ma arrivederci», ha detto Fratoianni.

Con il consueto tempismo, Youtrend, che ormai è un soggetto di questo avvio di campagna elettorale e influenza le scelte di questo e di quello, fa sapere che senza i sinistri-verdi la coalizione perderebbe 16 seggi, «sulla base dei sondaggi».
Appunto, vai a sapere, qui ormai è tutto un calcolare cosa conviene, non cosa è giusto e forse si sta esagerando.

In ogni caso, dalle porte girevoli della pre-campagna elettorale può uscire un sistema un po’ “francese”: sinistra-sinistra, socialisti-draghiani, destra sovranista. Non è quello che desidera Letta, che ha sempre agognato uno schema da blocco contro blocco. E infatti non è detto che vada a finire così, visto che le porte girevoli continuano a roteare, c’è ancora qualche giorno per rimettere insieme i cocci antimeloniani: persino sul fronte di Matteo Renzi pare che il pressing continui, anche se lui ha ormai deciso la corsa in solitaria.

Vedremo se la mitica pazienza del segretario del Partito democratico riuscirà ad accontentare gli eredi di Turigliatto senza nuovamente indispettire Calenda e i suoi, un rompicapo peggio del Sudoku più tosto. E bisognerà capire se nei sinistri-verdi prevarrà la spinta della base, perché – l’abbiamo detto – sotto il profilo della coerenza i capi della sinistra estrema hanno le loro ragioni: e l’esito può essere che lascino il draghismo ai draghiani e che il cocomero non abiti più qui.

(da www.linchiesta.it - 4 agosto 2022)

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