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Il peso della guerra sul lavoro - In un mese sono andati persi quasi 100mila contratti a tempo indeterminato

di Lidia Baratta

Il peso della crisi legata alla guerra russa in Ucraina, tra sanzioni e inflazione alle stelle, comincia a farsi sentire forte e chiara sul mercato del lavoro italiano. A maggio, terzo mese di conflitto, si sono persi per strada quasi 100mila contratti a tempo indeterminato, soprattutto tra i giovani nella fascia 25-34 anni. Mentre aumentano gli inattivi, quelli che un lavoro non ce l’hanno e non lo cercano più. Risultato: gli occupati scendono sotto quota 23 milioni. Con un arretramento, seppur lieve, del tasso di occupazione al 59,8%. Quello di disoccupazione scende all’8,1%. Ma il tasso di inattività sale al 34,8%, a un livello leggermente superiore rispetto al periodo pre pandemia.

A maggio, l’occupazione è diminuita dello 0,2%, con 49mila posti di lavoro in meno. Il segno meno riguarda sia gli uomini (-29mila) sia le donne (-20mila). Ma il passaggio dalla condizione di chi cercava un lavoro a chi invece ci ha rinunciato è evidente soprattutto tra i maschi, tra i quali i disoccupati scendono di 41mila unità mentre si registrano 46mila inattivi in più.

La forza lavoro complessiva del mese scende di oltre 90mila unità. E i nuovi scoraggiati si concentrano soprattutto tra i giovani 25-34enni, con un +57mila inattivi.

Nella stessa fascia d’età si registrano non a caso le maggiori perdite del mercato del lavoro del mese di maggio. Se tra i 15 e i 24 anni gli occupati in mese crescono di 34mila unità, tra i 25 e i 34 anni ci sono invece 75mila posti di lavoro in meno. Segno meno anche per i 35-49enni, che perdono 17mila occupati. Tra gli over 50, se ne contano invece 9mila in più.

Cambia anche l’andamento dei contratti. A maggio, si perdono per strada 96mila contratti a tempo indeterminato. Un numero che però può essere anche letto alla luce dell’aumento della cassa integrazione: a maggio le ore di cassa integrazione richieste dalle imprese sono salite a 54,7 milioni, con un aumento del 19,8% rispetto ad aprile. Probabile, quindi, che i posti di lavoro persi si riferiscano anche in parte a coloro che hanno superato i tre mesi di ammortizzatori, che il nuovo sistema di conteggio Istat non sono più considerati occupati.

Continuano a crescere invece i contratti a termine (+14mila). Ma ad aumentare più degli altri – dopo mesi di calo profondo – sono gli autonomi, che crescono di 33mila unità.

Al netto della componente demografica, in un anno l’occupazione cresce di più tra i giovani under 35 con un +6,4%. Ma il ritmo cala rispetto al mese precedente, quando l’aumento tendenziale per questa fascia faceva registrare quasi un +10%. Su base annua le donne continuano a crescere di più degli uomini: +2,4% rispetto all’1,8% dei maschi.

Se si guarda a un anno fa, in ogni caso, i numeri restano ancora positivi. La cifra totale degli occupati di maggio 2022 è comunque superiore di 463mila unità a quella di maggio 2021. Un incremento composto, in oltre la metà dei casi, da dipendenti a termine che arrivano, in complesso, a superare il 3 milioni 170 mila, il valore più alto dal 1977, quando sono state avviate le serie storiche Istat.

(da www.linchiesta.it - 30 giugno 2022)

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