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Corpi celesti e politica: 5 stelle in polvere. Ora la democrazia italiana dimostri di essere all'altezza

di Paolo Razzuoli

Commentando gli avvenimenti politici, nei giornali di oggi ricorre frequentemente l'allocuzione "polvere di stelle", ovviamente con riferimento alla celebre canzone.br /> Aldilà delle evocazioni musicali, la fine del M5S è sicuramente una buona notizia per la politica italiana; senza indulgere ad alcuna enfasi, si può dire che oggi è un bel giorno per la democrazia italiana

E' sicuramente una bella notizia vedere che si sta polverizzando il principale partito eversivo di questi nostri tempi impazziti. Un partito "eversivo" secondo solo a quello di Donald Trump, partito che è stato quello che ha inquinato il discorso pubblico italiano, che ha diffuso fake news e propaganda di potenze straniere nemiche della società aperta, che ha sostenuto sia Trump sia Xi sia Putin sia Maduro sia i gilet gialli segnando un record mondiale di apparentamenti con dittatori e brutti ceffi.
Ma non basta. Infatti è stato il partito che ha perseguito la gogna per gli avversari, che ha cancellato i diritti degli imputati, che ha indebolito la democrazia rappresentativa, che ha pregiudicato il nostro futuro energetico, che ha fermato la ripresa industriale, che ha devastato le città e che ha professato il diritto di non fare e di non sapere un tubo ma a carico dello Stato. Ebbene questo partito di ignoranti e di scappati di casa che quattro anni fa prese il 32 per cento dei voti degli italiani oggi non è più un partito. Evviva!!!

E' rimasto solo un cumulo di macerie: un tizio della provincia di Foggia che a un certo punto ha creduto di essere Napoleone, un vecchio algoritmo da rottamare, un paio di maschere per le sceneggiate di la 7 e del Fatto quotidiano e qualche fessacchiotto che alla fine della legislatura andrà separato dall’umido.

Certo, non nascondiamocelo, un po' più di qualche dubbio suscita anche la conversione del sedicente statista Di Maio.
Non dimenticando quanto Di Maio sia stata una importante pedina nella diffusione del discorso populista, fa un certo effetto sentirgli dire che "Uno non vale uno".
Ma in politica, come delresto nella vita quotidiana, bisogna saper cogliere gli aspetti positivi del destino. Allora non facciamo gli schizzinosi, impegnamoci invece a cogliere quanto di buono la circostanza ci offre.

Non dimentichiamoci che in Italia siamo abituati alle conversioni o, come qualcuno ha detto, ai "ravvedimenti operosi". Solo per limitarci alla storia unitaria, i casi sono innumerevoli e, come certamente tutti ben sanno, alcune conversioni hanno modificato radicalmente il corso della nostra storia.

Quindi tutte le persone di buon senso non possono che accogliere positivamente quanto sta accadendo. Fra queste sicuramente Matteo Renzi, Carlo Calenda ed il presidente Mario Draghi, che ha blindato Di Maio.

Col cerino in mano è rimasto il Pd (e anche qualche giornale) che per un paio di anni si è impegnato pancia a terra a promuovere un’indicibile alleanza strategica con il nulla mischiato a niente, offrendo a un avvocato di Volturara Appula senz’arte né parte la guida fortissima dello schieramento progressista, e lo ha fatto con una pervicacia talmente insensata da aver cercato in tutti i modi di impedire l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi in nome di «una parola sola e un solo nome per il governo del cambiamento: quello di Giuseppe Conte».
Un personaggio che - come ho ripetutamente scritto - ha rappresentato forse il più basso livello della capacità di governo della storia repubblicana.

In questa tragicommedia, ovviamente Enrico Letta ha responsabilità minori rispetto al suo predecessore Nicola Zingaretti e alle vecchie cariatidi del Pci romano, anzi è stato richiamato da Parigi proprio perché i sostenitori di Conte avevano fallito il tentativo di tenerlo a Palazzo Chigi e non erano oggettivamente compatibili con Mario Draghi.
Letta però ci ha messo anche un pochino di suo nel continuare a perseguire l’alleanza con Conte, il quale intanto ha tramato con Matteo Salvini sul Quirinale e, adesso, contro Draghi sull’Ucraina.

Ma si sa che al Nazareno la fissazione è peggio della malattia e così è stata gettata al vento l’occasione offerta dal governo Draghi per far crescere una visione alternativa al bipopulismo italiano, probabilmente per evitare di dare ragione a Renzi, a Calenda e ai radicali di Emma Bonino più che per reale convinzione.

Ma ora che gli scenari sono cambiati, pur non chiedendo a Letta un’abiura alla Bad Godesberg, come fecero nel 1959 i socialdemocratici tedeschi quando rigettarono il marxismo, gli si può chiedere di non perseverare nell'errore, e di prendere nettamente le distanze da ineffabili quali Boccia, Orlando e Provenzano.

Ma il tema non riguarda solo Letta ed il Pd: ad essere chiamati in causa sono tutti coloro potenzialmente utili per un progetto liberal democratico, in primis Renzi, Calenda, Carfagna, Toti, Brugnago e via dicendo.
A questi è richiesto di farla finita di comportarsi come i capponi di manzoniana memoria, e di dimostrare di essere in grado di mettersi al servizio di un progetto politico, prescindendo da pulsioni personali.
Un primo segnale concreto potrebbe essere quello di farsi promotori di un progetto di Legge Elettorale proporzionale, da sottoporre all'attenzione delle Camere.

Poi c'è ovviamente il fondamentale tema dell'identità del progetto politico. Deve essere chiaro a tutti che il populismo non si vince con gli slogan, bensì con la capacità di dare risposte serie alle emergenze del presente, unitamente alla capacità di far sognare per una traiettoria di futuro.
Se mancherà la capacità di rassicurare sul presente e di far sognare per il futuro, potranno sì polverizzarsi i soggetti dell'attuale populismo, ma altri ne sorgeranno ben presto, come ad esempio le elezioni francesi dimostrano.

Gli scenari si stanno evolvendo positivamente ma la fortuna va cavalcata con la virtù.
Le occasioni vanno sapute cogliere con condotte virtuose. Saranno capaci i nostri di coglierle?

Ad essi vorrei ricordare che una volta Aldo Moro ebbe a dire che "di mancate occasioni si può anche morire".

Lucca, 22 giugno 2022

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