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Con Ciriaco De Mita se ne va un pezzo importante della storia della DC e della prima Repubblica

di Paolo Razzuoli

(contributi di Federico Bini e Carmine Fotia)

Ciriaco De Mita ci ha lasciati, uno dei più importanti leader della DC, ed un protagonista della politica italiana, soprattutto negli anni ’80. Con la scomparsa di De Mita, se ne va l’ultimo grande leader della cosiddetta Prima Repubblica.

L’ho conosciuto assai bene. Allora l’attività politico-amministrativa assorbiva la maggior parte delle mie risorse intellettuali e di tempo. Facevo anche parte della stessa “corrente” di cui De Mita era uno dei riferimenti. Ero presente al congresso democristiano del 1982 nel quale, grazie alla convergenza dei voti fanfaniani con la sinistra DC, venne eletto Segretario.
Nel settembre dello stesso 1982 venne organizzata a Viareggio la festa nazionale dell’Amicizia, che De Mita concluse con un impegnativo intervento che ci affascinò tutti. Allora la DC versiliese, che ovviamente ebbe un ruolo importante nell’organizzazione dell’evento, era guidata dall’Avvocato Filippo Eugene Luchi ed io facevo parte della Direzione. Per questo in quell’occasione ebbi modo di incontrare molti leader democristiani e non solo.

Nel corso degli anni ’80 e nei primi anni ’90 ho avuto molteplici occasioni di incontrarlo e di dialogare con lui durante convegni e/o eventi politici.
Dopo la fine della DC non ho più avuto modo di incontrarlo, anche se ho cercato di seguirne, per quanto possibile, la traiettoria politica.

Qualche mese fa, l’amico e collaboratore di Fucinaidee Federico Bini, si è recato a Nusco per intervistarlo per Il Giornale; il testo dell’intervista già è stato pubblicato su questo sito, e di seguito lo ripropongo ai nostri lettori.
Federico, mi chiese qualche consiglio su come rapportarsi con De Mita e su alcuni temi da approfondire. Naturalmente cercai di consigliarlo per il meglio. L'intelligenza ed il garbo di Federico hanno evidentemente fatto breccia su De Mita che non si è negato sui temi proposti.
Ne è uscita un’intervista di estremo interesse, forse l’ultima concessa da De Mita,dalla quale emerge per intero la complessità e lo spessore dell’intellettuale e del politico.

Un quadro del personaggio emerge anche dal contributo di Carmine Fotia, apparso su www.linchiesta.it del 26 maggio u.s., anch’esso di seguito proposto all’attenzione dei nostri lettori.

La chiarezza dei contributi proposti credo renda a me superfluo qualsiasi commento.

De Mita è stato per molti un sicuro punto di riferimento nel partito, ed è stato anche protagonista di molti appuntamenti politici di grande fascino ed interesse.
Era certo un uomo molto complesso, dal carattere non facile, direi molto sicuro di sé a volte al limite dell’arroganza, sicuramente con aspetti anche contraddittori.
Non era agevole seguirlo nei suoi ragionamenti, che non raramente potevano apparire anche contorti. Dicevamo che era un intellettuale della Magna Grecia, a suo agio con i sofismi.
Era uno però che vedeva lontano, avendo una non comune capacità di analisi dei fenomeni di una società che diveniva sempre più sfuggente e complessa.

Come tutte le personalità forti, è stato amato ed odiato, dentro e fuori la DC.
Prescindendo da ogni altra considerazione, non si può tuttavia misconoscergli lo straordinario spessore culturale e la lucidità di analisi politica e sociale.
Così come non si può riconoscergli la straordinaria dedizione alla politica: una dedizione che lo ha accompagnato sino all’ultimo istante della sua esistenza terrena.

Contributi per approfondire

Lucca, 27 maggio 2022

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