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Lettera aperta alla Befana 2022

di Paolo Razzuoli

Cara Befana,

ormai sai che all'inizio dell'anno mi rivolgo a te per chiederti doni impegnativi riguardanti la politica, e più in generale, la società italiana. Sì, doni impegnativi che, forse solo tu grazie ai tuoi poteri magici, potrai darci.
Infatti coloro che dovrebbero preoccuparsene sembrano affaccendati nel girotondo di tuttaltri maneggi, con la prospettiva di tutelare veri o presunti vantaggi elettorali, anziché i grandi interessi del Paese.

UN primo banco di prova di una nuova assunzione di responsabilità la politica potrebbe dimostrarla nell'elezione - ormai molto prossima - del nuovo Presidente della Repubblica. Nel messaggio di fine anno Mattarella ha indicato quali sono le caratteristiche che il capo dello Stato deve sempre avere, dicendo che chi viene scelto "deve spogliarsi di ogni precedente appartenenza e farsi carico esclusivamente dell'interesse generale, del bene comune... E salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell'istituzione che riceve dal suo predecessore e che deve trasmettere integri al suo successore".
Non è facile rintracciare qualcosa di simile nelle manovre che sono in pieno svolgimento tra leader ed esponenti dei partiti. Si moltiplicano i veti incrociati, gli appelli roboanti che servono solo a sbarrare il passo alle candidature sgradite. Crescono le aspirazioni personali e le trame nell'ombra. Tutto si svolge in modo incerto e confuso. Insomma, il solito "teatrino" che sembra non rendersi conto, illusoriamente, dei pericoli che il Paese potrà correre con una politica che non sappia capirli ed affrontarli.
Credo che andrebbe percorsa una strada nella logica della massima stabilità possibile:il Paese ne ha estremamente bisogno. Aldilà del nodo Draghi, o conferma di Sergio Mattarella, che almeno ad ora non sembra percorribile, qualche profilo si potrebbe trovare, magari guardando alla Corte Costituzionale, come fu per Mattarella. Ma si sa, la storia ci insegna che di sovente ciò che dovrebbe accadere non accade. Forse tu, con i tuoi poteri magici, potrai aiutare per una scelta all'altezza della bisogna.
Questa è la prima richiesta che ti faccio...

L'anno che ci siamo lasciati dietro le spalle era iniziato in una situazione estremamente drammatica. quest'anno, se pur in un contesto ancora molto complicato, un po' più di luce sembra potersi vedere.
Certo speravamo che fosse finita la pandemia e ciò non è accaduto. Ma abbiamo iniziato a rialsarci, dalla crisi sanitaria e dalla crisi economica.
Anzitutto quest'anno inizia con Mario Draghi a Palazzo Chigi, al posto di Giuseppe Conte: non so se è stato anche grazie ad un tuo intervento, ma certo è un grande dono per il nostro Paese. Inoltre: inizia Un anno senza dirette Facebook da Palazzo Chigi e senza conferenze stampa del commissario Domenico Arcuri, senza Lucia Azzolina all'Istruzione con i suoi banchi a rotelle, senza task force a catena e senza stati generali a villa Pamphilj, ma con il generale Figliuolo, campagne di vaccinazione efficaci senza primule, il green pass e un Piano di ripresa e resilienza approvato e in marcia secondo i tempi.
Insomma, quest'anno i populisti hanno dovuto abbassare un po' la testa, anche se la degenerazione populista è fenomeno complesso che, per batterlo o quantomeno per limitarne gli impatti negativi, necessita di consapevolezze e strategie di lungo respiro che ancora non sembrano essere acquisite dalla politica e, credo, più in generale dalla cultura dominante.

Che la democrazia italiana si trovi in situazione di sofferenza mi pare di tutta evidenza; certo non è la sola a soffrire: se ci guardiamo attorno vediamo che "il giardino del vicino non è certo più verde".
Sarebbe pertanto necessario un esame serio delle cause della malattia: un esame che non si limitasse ai sintomi, ma che cercasse, senza infingimenti e pietismi, di indagarne le ragioni più autentiche. Troppo spesso si ha infatti la sensazione che il dibattito ruoti attorno ad aspetti marginali, proprio per l'incapacità - o la mancanza di volontà - di portare l'analisi oltre la superficie. Qual è la ragione? Penso che vada ricercata nel fatto che l'analisi seria della malattia ponga in discussione modi di essere della politica che è sicuramente molto disagevole affrontare. Ma è vano volerli aggirare: prima o poi, ed ormai siamo con l'acqua alle porte, la malattia presenterà il conto.

Una malattia che ha cause recenti e meno recenti; un virus che da decenni ha progressivamente corroso le strutture portanti del nostro sistema socio-politico, nell'incapacità (o nell'indifferenza) di una politica più interessata ai consensi elettorali che non ai problemi reali del Paese. E diciamolo senza ipocrisia, anche di un'opinione pubblica più interessata a prebende, favori e sussidi, che non al buon governo delle istituzioni.

Serve un grande progetto di lungo respiro, in un duplice orizzonte:da un lato cercare di dare risposte rassicuranti sulle paure del presente, e dall'altro riuscire ad immaginare un'idea di futuro, in una realtà molto complessa qual è la contemporaneità.
E in questa traiettoria occorrono risposte serie. E' inutile, anzi fuorviante, evocare pericoli di stagioni ormai fortunatamente per noi passate; è inutile, anzi fuorviante, insistere su provvedimenti demagogici pensati per sollecitare qualche manciata di voti. Occorre la capacità di elaborazione di un serio progetto politico, in cui la maggioranza degli italiani possa riconoscersi, e che potrà concretizzarsi solo grazie ad uno sforzo di elaborazione e condivisione a cui sono chiamate tutte le componenti realmente serie e riformiste di cui il Paese dispone.
Un progetto che richiederà certo una forte capacità di mediazione, diciamolo pure di "compromesso", nel senso nobile del termine, quindi che non significa spregiativamente inciucio, bensì attitudine alla riflessione, alla capacità di sapersi mettere in discussione, all'intelligenza di saper trovare il necessario equilibrio fra gli interessi legittimi che debbono essere tutelati, se pur nel quadro di una visione complessiva.

In questo orizzonte appare deltutto inadeguato ostinarsi su un bipolarismo che, chiunque possa premiare (al momento sembrerebbe più probabile la destra), attribuirebbe un ruolo determinante ad istanze populiste, espresse o nei grillini o in componenti della sinistra anche di governo (da non sottovalutare peraltro alcuni segnali provenienti anche dal Pd) da un lato, e nei leghisti ed in FdI dall'altro. Pertanto, la vera scelta di discontinuità con i condizionamenti populisti non può che passare attraverso due fattori fondamentali ed interconnessi: anzitutto il fattore politico-culturale, ovvero la consapevolezza della necessità di ritrovarsi attorno ad un progetto di futuro, tramite un nuovo slancio elaborativo coerente con le sfide della contemporaneità, pensando alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni; fattore che interpella l'intero arco delle forze politiche che credono in un progetto politico di impronta liberal-riformista ancorato ai valori europei ed occidentali. Impronta che implica scelte metodologiche e contenuti agevolmente intuibili e che, ad ogni modo, non credo in questa sede sia opportuno dettagliare.
L'altro è un fattore diciamo strumentale: la messa a punto di una legge elettorale che ne consenta l'attuazione. Fuor di metafora, una legge elettorale proporzionale che, prendendo finalmente atto della impraticabilità dell'illusione maggioritaria, favorisca l'incontro di tutte le componenti disponibili per questo progetto. Ovviamente, prevenendo qualche osservazione, aggiungo con un idoneo sbarramento per evitare l'eccessiva frammentazione delle rappresentanze.

riprendendo alcune frasi di un editoriale di Christian Rocca, pubblicato su www.linchiesta.it, "Il booster da somministrare alla democrazia italiana è il ritorno alle origini, alla formula del 1948 quando dalla sconfitta nella seconda guerra mondiale nacque la Repubblica con la Costituzione più bella del mondo, tutt’ora vigente tranne qualche peggioramento al titolo V ordito negli anni dell’Ulivo e che tanti danni ha fatto durante la prima ondata del virus corona.
  Ma è stata la legge elettorale proporzionale, allora, a dare rappresentanza a tutte le forze politiche antifasciste, e poi anche a quelle post fasciste, allontanando così la possibilità di un uomo forte al comando con il vizio dei pieni poteri, cosa che ha portato uno degli italiani più europei del tempo, Alcide De Gasperi, a collocare l’Italia nell’alleanza atlantica e a guidare il paese verso la ricostruzione e il boom economico.
«Muoviti seguendo il boom», canta Jovanotti nella sua nuova canzone e, seguendo il boom necessario alla rinascita dell’Italia, oggi ci ritroviamo in una situazione simile a quella di allora, con la pandemia a fare da parallelo alla guerra e con Draghi al posto di De Gasperi.
Manca solo la legge elettorale con cui evitare la vittoria di uno dei due fronti del bipopulismo italiano e per consentire, dopo le elezioni del 2023, la nascita di un governo di ampia coalizione e di emergenza nazionale".

Sin qui il testo di Christian Rocca. Concordo che È questo il booster che serve alla democrazia italiana, tutto il resto sono solo chiacchiere e retroscena, giochi pericolosi a danno del paese. Tuttavia, guardando oltre l'emergenza, aggiungo che occorre un processo di maturazione del quadro politico che ci porti al superamento di questo finto bipolarismo, ammorbato dalle tossine infettanti del populismo, che già tanti danni ha fatto, e che non autorizza la società italiana a guardare con tranquillità al proprio futuro.
Una nuova aggregazione, non banalmente riducibile ad un "terzo polo" per rosicchiare qualche poltrona o qualche prebenda, bensì il presupposto per un grande sforzo di rinnovamento politico-culturale. IN primavera si voterà per il rinnovo di molte amministrazioni locali. So benissimo che lì il quadro è molto diverso, proprio in ragione del sistema di voto. La dimensione locale è tuttavia stata, in varie stagioni politiche, un laboratorio predittivo di assetti politici nazionali. Sarebbe pertanto auspicabile che già in questa circostanza si trovasse il coraggio di sperimentare qualcosa in questa traiettoria.

Cara Befana, a parole non v'è chi non convenga sulla necessità di una forte spinta innovatrice della società italiana. Ma subito dopo, quando si tenta di addentrarci un po' sotto l'epidermide dei problemi, cominciano i guai, come si è visto anche per gli ultimi provvedimenti adottati dal Governo o approvati dal Parlamento (le convulsioni in seno al governo di questi giorni sono eloquenti).
Solo favorendo un nuovo incontro della cultura liberal-riformista, al momento frammentata nei due poli, si potranno creare i presupposti per sperare in un autentico slancio riformista che, non mi stanco mai di sottolinearlo, possa rassicurare sui timori del presente e - nello stesso tempo - possa far sognare per il futuro.

Solo se la politica saprà imboccare la strada di una forte ripresa di iniziativa di elaborazione, quindi non limitandosi ad inseguire le illusioni dei sondaggi, potrà recuperare la necessaria credibilità, presupposto affinché gli elettori tornino alle urne.

IL senso di responsabilità delle componenti disponibili per un nuovo progetto politico, ed una legge elettorale che lo consenta (quindi proporzionale, sono i più grandi doni che tu, cara Befana dotata dei tuoi poteri magici, possa fare al nostro Paese.

Te lo chiedo io che un tempo mi sono speso per il maggioritario. Ebbene cara Befana, oggi tutto è tremendamente accelerato ed anche le stagioni politiche non sfuggono a questo vortice. Il dibattito sul maggioritario è esploso in Italia circa trent'anni or sono: una stagione geologica fa, vista la rapidità delle trasformazioni nella contemporaneità.
La vera coerenza non è quindi quella di rimanere stupidamente immobili nei propri convincimenti. La coerenza che serve è l'intelligenza di saper individuare le soluzioni più coerenti con i bisogni che, inevitabilmente, cambiano. E nel tempo che ci è dato da vivere, cambiano con una rapidità senza precedenti nella storia umana conosciuta.
Comunque, a beneficio dei i maggioritari incalliti, penso che la vicenda di questa legislatura sia paradigmatica di quanto da noi il maggioritario non possa funzionare.

Spero, cara Befana, di poterti ringraziare per i tuoi doni nella lettera che ti scriverò nel prossimo anno...
Hai un po' di tempo per pensarci; intanto nei prossimi giorni, a cavallo della tua scopa magica, vai a trovare i piccini per portargli i tuoi doni, soprattutto a quelli più fragili e bisognosi.

Lucca, 5 gennaio 2022

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