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Breve commento introduttivo

Il testo di Giorgio Santilli che propongo ai lettori di Fucinaidee, mi dà l'occasione di tornare su un tema di cui mi sono Ripetutamente occupato: quello della scarsa efficienza della Pubblica Amministrazione italiana: tema antico, dalle cause ben note ma difficilmente rimuovibili, tanto affondano in mali strutturali del sistema italia.
Mali la cui rimozione richiederebbe interventi chirurgici su aspetti così consolidati del nostro sistema, che non si vede chi al momento abbia la forza ed il coraggio di intervenire seriamente.
A parole non troverete nessuno che non condivida la necessità di interventi di efficientamento della Pubblica Amministrazione, salvo poi ritrarsi nel solito e dilatorio "ci vuole ben altro", quando alcuno prova ad impostare qualche intervento che, magari, mette in discussione vizietti o privilegi consolidati.
IL tema vero è che concetti quali "merito", "responsabilità", "competenza", "Efficienza", non hanno costituito, praticamente mai in Italia, il fulcro attorno a cui si è costituito l'apparato burocratico. E si vede bene.
E porvi rimedio, senza un radicale cambio di mentalità, non è realisticamente possibile.
E pensare che un serio efficientamento della Pubblica Amministrazione, con una conseguente riduzione dei tempi e dei costi per cittadini ed imprese, basterebbe da solo per creare qualche punto di Pil in più.
Il testo di Santilli è riferito ad un aspetto specifico, ma rispecchia una situazione così diffusa in cui prima o poi è gioco forza imbattersi.

Paolo Razzuoli

Pubblica Amministrazione, il buco nero progettazione: errori in nove bandi su dieci

di Giorgio Santilli

La nuova denuncia sull’inefficienza della pubblica amministrazione arriva dagli architetti. Il Consiglio nazionale, presieduto da Giuseppe Cappochin, ha infatti svolto una ricerca, in collaborazione con il Cresme, sui bandi di gara del mercato della progettazione e ha rilevato che 86 bandi su 100 (pari al 91% degli importi) sono affetti da «criticità»: per oltre la metà degli avvisi e il 76% degli importi, gli errori sono più di due per bando, mentre per il 6% gli errori in uno stesso bando sono addirittura più di cinque.
Non meraviglia, quindi, che il mercato della progettazione resti uno dei grandi buchi neri nella realizzazione di infrastrutture e progetti edilizi e nell’azione della pubblica amministrazione che non riesce a chiedere al mercato quello che gli serve, nelle modalità corrette e garantendo un processo che porti alla qualità dei progetti.

Va altresì detto che non mancano segnali positivi registrati dall’Osservatorio Nazionale sui Servizi di Architettura e Ingegneria (Onsai), messo in piedi appunto da Cnapp e Cresme. Anzitutto, sul piano quantitativo, il 2020 è stato un anno eccezionale, con una crescita del 50% dei servizi messi in gara (da 1.507 a 2.264 milioni). Sul piano qualitativo, si è registrata una crescita del 43% - in termini di importi messi a gara si passa da 5.770 a 8.277 milioni - dei concorsi di progettazione che restano per gli architetti lo strumento di eccellenza per avere una buona selezione di qualità dei progetti.

Tra gli altri dati preoccupanti, invece, il fatto che il 69,2% degli importi messi in gara sono assegnati senza un vero e proprio confronto competitivo, con affidamento diretto (40,6%) o procedura negoziata (28,6%).

Tornando ai bandi viziati da errori, l’Osservatorio Cnapp-Cresme evidenzia un largo ventaglio di cause fra cui presentano frequenza molto elevata l’errato calcolo della base di gara (85%) e il calcolo del corrispettivo non allegato al bando di gara (49,6%). Anche se in alcuni casi, si tratta di errori rimediabili, che non inficiano il bando, i numeri danno la fotografia di una situazione di scarso controllo e di bassa qualità.

Sul fronte della «legalità dei bandi» si batte da anni anche l’Oice, l’organizzazione delle società di ingegneria, che a sua volta si è dotata di un Osservatorio della legalità dei bandi. È proprio di questi giorni il completamento di un rapporto che esamina 280 segnalazioni di irregolarità arrivate dagli associati e trasformate in 183 lettere inviate alle stazioni appaltanti (e all’Autorità anticorruzione per conoscenza) per chiedere la rettifica dei bandi e - in caso di risposte negative - valutare l’opzione del ricorso al giudice amministrativo.
La maggior parte dei problemi sollevati dagli associati riguardano il calcolo della parcella e del merito tecnico, oltre che violazioni della concorrenza (si veda la tabella integrale).

«Nonostante la presenza di bandi-tipo e disciplinari-tipo Anac - dice il direttore generale dell’Oice, Andrea Mascolini - rispetto al monitoraggio condotto tre anni fa, la situazione di disomogeneità dei bandi di gara non è sostanzialmente molto cambiata. Ciò dipende anche dal fatto che le stazioni appaltanti non ritengono cogenti le indicazioni Anac contenute in linee guida non vincolanti». Preoccupa anche «la prassi registrata in questi ultimi mesi per le gare oltre soglia Ue di derogare, ai sensi del decreto semplificazioni, a principi cardine come quello della scelta del progettista con utilizzo dell’offerta economicamente più vantaggiosa e non del massimo ribasso».

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(dal Sole 24 Ore - 24 febbraio 2021)

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