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Auguri Presidente Draghi

 

Di Paolo Razzuoli

 

    Quando apprendiamo notizie di eventi importanti, le nostre reazioni sono normalmente di due tipi.

  La prima, è una reazione emotiva, istintiva; quell’emozione che arriva direttamente al nostro cuore, facendolo palpitare. E’ quella reazione che interpella i nostri sentimenti, senza mediazioni, facendo piazza pulita dei freni inibitori che normalmente utilizziamo per porre un freno ad atteggiamenti troppo istintivi.

   La seconda reazione, successiva, è quella razionale, con cui analizziamo i dati con calma e raziocinio, cercando per quanto possibile di decondizionarci dagli aspetti emotivi.

  Senza addentrarmi ulteriormente sul terreno (per me assolutamente impervio) della psicologia, ho fatto questa breve premessa per descrivere le mie emozioni allorché ho appreso la notizia dell’incarico affidato a Mario Draghi dal Presidente Sergio Mattarella.

   Chi segue queste pagine, conosce bene il mio pensiero sull’ex Presidente della BCE, quindi non faticherà a comprendere la mia forte soddisfazione nell’apprendere la notizia.

Ho provato come un senso di liberazione. Ho avuto l'impressione di uscire da un incubo. Ho pensato: “Finalmente ci siamo. La crisi di governo ha preso la piega migliore possibile per il paese, una svolta favolosa che può aver colto di sorpresa solo chi ha vissuto di veline di Casalino e del Nazareno o si è illuso di forgiare la leadership politica di un mediocre avvocato di provincia.

E non solo; tante volte abbiamo detto che oltre all’emergenza pandemica ed economica, ce n’era   un’altra, quella della sostituzione di Conte, Casalino ed una parte non trascurabile del governo.

E se ci siamo arrivati (è inutile far finta di niente), il merito è di Matteo Renzi che con un colpo solo ha fatto cadere l’avvocato del popolo, che ora potrà dedicarsi con Casalino all’arte nobile dell’autobiografia, ha cancellato il grottesco partito

di Conte e tutti quei sondaggi insufflati da Rocco e associati che hanno popolato talk show e prime pagine, ha travolto la stravagante alleanza strategica Pd-Cinquestelle e ha ridicolizzato la resa politica di Zingaretti e Bettini e Orlando al populismo manettaro e mancettaro dei babbei a cinquestelle.

Insomma, l’obiettivo di Renzi era esattamente questo:Draghi a Palazzo Chigi e Conte a Volturala-a-appula. 

 Un finale veramente triste quello di Conte che all’ora di pranzo odierna si è esibito in una grottesca conferenza stampa con un tavolino allestito in Piazza Colonna, davanti a Palazzo Chigi, al pari di un esponente  di partito comiziante in qualche piazza di un nostro paesello. Fra l’altro provocando un caotico assembramento non certo in linea con le disposizioni anticovid.

   Conte ci ha informati che ci sarà per i 5stelle; benissimo, ne siamo felici…

 

    Ieri sera ho ascoltato, da una seria emittente radiofonica, un noto presidente di Regione, del Pd, dire più o meno le cose che anch’io ho istintivamente pensato. Una buona cosa, perché è certamente un dato positivo che nel Pd ci siano componenti non allineate con la deriva grillino e populista tracciata dal duo Zingaretti-Bettini.

 

   Ma con calma, a sangue freddo, rifletto sulle grandi difficoltà che Draghi si troverà ad affrontare. Difficoltà che non solo verranno da un Parlamento che, magari gli voterà anche la fiducia, ma certo non lo favorirà nel caso in cui cerchi di incidere più in profondità sul sistema Paese e sugli interessi dei partiti.

  Pur essendo Draghi una personalità di altissimo livello, molto difficile sarà anche per lui incidere per ora su atteggiamenti consolidati in decenni di degrado politico.  

   La nostra è una repubblica parlamentare, e con questo Parlamento è difficile immaginare una seria azione riformatrice.

  Quindi, almeno per ora, penso convenga porre l’accento sulle tre emergenze rispetto alle quali difficilmente le forze parlamentari più responsabili potranno sfilarsi:

l’emergenza sanitaria - piano vaccinale;

l’emergenza economica - crisi sociale;

la riscrittura del Recovery Plan - privilegiando gli investimenti per la ripresa e la crescita.

 

    Mario Draghi, pur essendo certamente uno straordinario profilo tecnico, ha alle spalle una straordinaria esperienza politica, maturata nei suoi incarichi in Italia e all’estero. Quindi il suo profilo tecnico non ha alcuna valenza antipolitica. Anzi, direi che è un profilo "tecnico dotato di grande personalità politica", intendendo il termine “politico” nel senso più alto della sua accezione.

   Allora come potranno configurarsi le posizioni parlamentari anche tenendo conto che un no a Draghi significherebbe un no a Mattarella?   

  Il Pd non potrà dire no a Draghi, con Paolo Gentiloni che su Repubblica, il giorno della fiducia al Senato, aveva spiegato ai suoi compagni di partito che il recovery plan di Conte andava rifatto altrimenti addio denari.

I deputati grillini sanno che non saranno più eletti e voteranno chiunque pur di non passare dalle odiate prebende parlamentari all’amato reddito di cittadinanza.

I centristi e alcune porzioni del centrodestra non si opporranno, anzi sosterranno Draghi.

Anche la destra-destra, avesse voglia di fare politica e di diventare presentabile in Europa, potrebbe avere tutto l’interesse a far lavorare bene Draghi per ottenere i 209 miliardi, più i 34 del Mes, e per organizzare una campagna nazionale di vaccinazione.

 Il sostegno di Renzi ovviamente ci sarà, così come quello di Calenda e di Bonino, i quali tutti insieme hanno adesso l’occasione di costruire un polo liberal-democratico alternativo ai populisti e ai sovranisti e a metà strada tra il centrodestra e il Pd. Il progetto di Zingaretti e di Bettini, ispirato da D’Alema, di domare

i populisti è fallito e chissà se la fragorosa caduta di Conte avrà conseguenze tali da convincere i maggiorenti di questo partito a cambiare la leadership interna e ricostruire il rapporto con i riformisti.

   Sarebbe un fatto di grandissimo rilievo politico, per costruire il necessario consenso a quel progetto politico condiviso senza il quale non credo sia possibile uscire dalla fase di declino in cui ci dibattiamo.

  Qualche tempo fa ho scritto una riflessione intitolata “L’italia non ha bisogno di un salvatore ma di un progetto politico condiviso”.

   Certo, come ho scritto, un progetto politico ha bisogno di una leadership che sappia stimolarlo, favorirlo, interpretarlo e gestirlo con gli strumenti della politica.

   Una domanda viene quindi spontanea. Draghi può essere il riferimento di questo progetto di rilancio della società italiana?

   Come in ogni trattativa, ci sono elementi non resi pubblici; insomma, quelli che nel mondo aziendale vengono detti “patti parasociali”.

  Ritenendo che Draghi non ripeterà la traiettoria di Monti, penso che il tema sia quello della sua elezione alla presidenza della Repubblica. 

 Un ruolo che, soprattutto da parte di alcuni, non è certo stato interpretato in un orizzonte meramente notarile.

   Ebbene, mi sia concessa una suggestione. Attorno ad un profilo di così alto valore potrebbe prender corpo un movimento fra i partiti capace di favorire il percorso di rilancio, ivi compreso il consenso attorno alle ormai improcrastinabili riforme costituzionali, necessarie per creare anche in Italia una autentica democrazia governante.

   Certo occorre un contesto di forte discontinuità rispetto all’attuale. Ma questa discontinuità non solo sarà inevitabile a causa della pandemia. Forse il populismo è al giro di boa, come l’elezione di Biden può attestare.

  Vedremo…   

 

  Intanto, tornando ai temi di casa nostra, godiamoci la festa di aver chiuso con le siringhe e con le “primule” di Domenico Arcuri, con i banchi a rotelle di Lucia Azzolina e con le conferenze Stato-Regioni di Francesco Boccia.

Di aver chiuso con un paese che non poteva più permettersi un governo buono solo a fare propaganda su un inesistente ”modello italiano” ma che assisteva inerme alla catastrofe pandemica ed economica (ad oggi oltre 90mila morti, meno 8,8 per cento di pil, centinaia di migliaia di aziende chiuse, due milioni di disoccupati, scuole ferme, lockdown continuo). Un governo che non è riuscito a tracciare il contagio, non è stato capace di testare i cittadini, non è stato in grado di presentare all’Europa un piano di crescita né di organizzare una campagna vaccinale.

 

  Quindi “Auguri Presidente Draghi”, per far voltare pagina al Paese.

 

Lucca, 4 febbraio 2021

 

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