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ELOGIO DELLA SOBRIETA’

 

Di Lucia Maria Lena

 

Uno degli aspetti maggiormente “invasivi” (e fastidiosi) dei comuni, ordinari, quotidiani atteggiamenti  del nostro presente è l’evidente carenza di sobrietà: si tende a gridare il parere, a sottolineare con lessico via via violento, commosso, esasperato (e spesso inadeguato) ogni osservazione, plauso, condanna, partecipazione emotiva.

Le considerazioni che seguono hanno avuto il loro input (come si usa dire oggi, con una presunta eleganza anglosassone) da una notizia di cronaca che sembra aver gettato il pianeta in un abisso di disperazione: la morte di Diego Armando Maradona. Al di là del rispetto doveroso verso la dipartita di un essere umano, tra l’altro ancora nel pieno delle sue aspettative di vita, e dell’altrettanto rispettosa ammirazione per un atleta che ha praticato il calcio a livelli inarrivabili, viene da chiedersi se le pantomime messe in piedi da tifosi napoletani, tifosi argentini, presidenti e capi di Stato, sindaci ed assessori,  giornalisti (sportivi e non) non siano stati diversi palmi sopra le righe della decenza.

Per fare un esempio: non appena la notizia si è diffusa, il quotidiano “La repubblica” titolava a caratteri cubitali: “IL MONDO PIANGE LA SCOMPARSA DI MARADONA”; sempre con il dovuto rispetto, mi pare che “il mondo”, nelle sue varie declinazioni, abbia ben altro e anche, diciamolo, ben di peggio su cui piangere: lasciando da parte la pandemia, intere popolazioni vedono compromesso il loro futuro a causa di guerre, cambiamenti climatici, epidemie che oggi spaventano anche il nord del mondo, ma per i paesi in via di sviluppo rappresentano da sempre un rischio  e una realtà devastante. Tale scenario evidentemente  smuove in modo ridotto la pietas del presidente della Repubblica francese, che ha invece pubblicato una apologia del calciatore argentino degna di Tertulliano:

“…La mano di Dio aveva consegnato un genio del calcio sulla Terra. Ce l'ha appena tolto, con un dribbling imprevisto che ha preso alla sprovvista tutte le nostre difese. Con questo gesto, ha voluto troncare il dibattito del secolo: Diego Maradona è il più grande calciatore di tutti i tempi? Le lacrime di milioni di orfani rispondono a questo quesito con prove dolorose…”

Mi pare che sia sufficientemente chiaro ciò che intendo sostenere e che, ripeto, nulla toglie al rispetto verso una persona che non c’è più e ad un grande protagonista dello sport , ma che certamente avanza più di una perplessità sulla statura politica e culturale di chi governa uno dei paesi di più antiche tradizioni civili del mondo. Per non parlare del sindaco di Napoli che, ancor prima di digerire la notizia, ha furbescamente proposto di intitolare a Maradona lo stadio comunale, e speriamo che San Paolo non si offenda.

 

Se la classe politica arriva (al di là del caso in questione che rappresenta solo un esempio) a certi livelli di incontinenza espressiva, figuriamoci lindividuo diciamo comune che si trova nella ghiotta situazione di poter esprimere pensieri, parole ed opere sugli accoglienti canali social, dove lacrimonia dei giudizi e delle espressioni, la truculenza e la ridondanza delle affermazioni raggiungono livelli preoccupanti (e sanzionabili), spesso grazie al fatto che è  lanonimato a determinare  il parossismo verbale, condito da grassa ignoranza, garantendo limpunità.

Concludo, come richiamo e giustificazione del titolo dato a queste semplici considerazioni, riportando un brano della lettera scritta da Aldo Moro alla moglie Eleonora il 29 marzo 1978, lo statista era prigioniero delle Brigate Rosse, stava subendo un processo politico estenuante, dopo circa un mese e mezzo sarebbe stato assassinato (e probabilmente di ciò era consapevole): Mia cara Noretta, desidero farti giungere nel giorno di Pasqua, a te e a tutti, gli auguri più fervidi ed affettuosi con tanta tenerezza per la famiglia. Vi benedico, invio tante cose care a tutti e un forte abbraccio.

Mi pare che queste parole esprimano da sole il  valore di una sobrietà che rappresenta, di per sé, l’inestimabile profondità di sentimenti dolorosamente, in questo caso, avvertiti, ma mai gridati.

 

Lucca, 27 novembre 2020

 

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