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Il codice di volo: un racconto metafora del nostro Paese

 

Di Antonio Rossetti

 

Non  ricordo  chi ha scritto questo “piccolo racconto”, ma resta significativa la riflessione sui progressi dell'uomo e sui pericoli che  causa a se stesso.

La vicenda racconta di due astronauti  in orbita con la navicella spaziale, uno dei due esce per alcune riparazioni, ma disgraziatamente  non riesce a rientrare e quindi si perde nello spazio.

L'altro astronauta chiede di poter rientrare alla base.

Per farlo, la macchina, chiede il numero del codice di volo.

Maledettamente il codice di volo era in possesso dell'altro astronauta e quindi non  lo può comunicare, cerca di spiegare che cosa è accaduto, ma la macchina continua a chiedere il codice di volo, altrimenti deve abbattere l'oggetto non  riconosciuto. L'astronauta insiste, ma la macchina chiede sempre il numero di codice e restringe il tempo fino alla conclusione del programma.

La navicella viene abbattuta perché senza il codice di volo  non viene riconosciuta.  Ci fosse stata una persona ad ascoltare avrebbe potuto fermare la macchina, ma questa ipotesi non era contemplata e la macchina ha agito come da comandi.

 

Sono partito da questa “storiella” per riflettere su alcuni aspetti del vivere nel nostro Paese.

 

Da qualche tempo, ed in questi giorni ancora di più, il rapporto tra persone scade al punto che nessuno parla con altri, relazioni umane sempre meno frequenti,

 

E' sufficiente pensare alle telefonate, insistenti,  per acquisto di servizi, non puoi neppure lamentarti dell'insistenza, alla macchina non interessano le tue reazioni;  se devi prenotare un servizio che  è urgente, la macchina ti dice  cerca altrove, ma altrove ti dice la stessa cosa, e tu non sai cosa fare, non puoi chiamare con il “vecchio” sistema del telefono, perché l'alternativa alla non risposta è il segnale di occupato, telefono distaccato, di fatto  nel tempo delle “comunicazioni” è impossibile comunicare.

Per non dire delle complicazioni procedurali, sempre passaggi complicati e lunghi lenzuoli per spiegare si o no, o così  oppure diversamente, no !  super complicazioni  da tradurre ed interpretare. Dopo che tutti hanno  riempito le loro promesse politiche con la semplificazione, ma di cosa si parla?

Qualcuno di coloro che  approva  leggi e decreti o altro, ha mai tentato di  capirci qualcosa? Mi riferisco a Parlamentari e tanti altri livelli che definiscono e approvano norme e regolamenti.

Verifichino di persona cosa propongono agli altri per capire se la proposta  funziona.

 

Ad esempio scrivere tutti  a casa può apparire cosa equa, solo se fossero tutte uguali le condizioni delle persone e delle case, ma se così non è la proposta non è equa per niente. Occorrono correttivi e sostegni nei casi in cui le disuguaglianze sono da superare.

 

Infine la stessa  frase che fa imbestialire tutti” ma siamo in emergenza”, una storiella eterna, c'è sempre l'emergenza quando non si prova a programmare  in positivo. Infatti nelle emergenze, anche quelle non prevedibili, c' sempre la possibilità di operazioni poco trasparenti, dietro il dire “ma come si poteva fare non c'era tempo”. Considerato che non tutto si può evitare è pur vero che ci sono professionalità, competenze e risorse economiche  da considerare e prevedere per intervenire   in caso di emergenze per ridurre i danni se non è possibile evitarle del tutto.

Tentare di ridurre i costi di “rapporti di relazione,  comunicazione e aiuto” per poi dire che  ci sono disoccupati  “da assistere” è l'errore perpetrato di non valorizzare le persone creando utili occasioni di lavoro recuperando quelle attività che sono fondamentali per le persone, non  solo per i potentati.

 

Lucca, 7 novembre 2020

 

 

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