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La tragedia di un uomo ridicolo - Trump vuole abolire la democrazia, ma la democrazia sta per vincere

di Christian Rocca

Mentre guardiamo ipnotizzati il magic wall di John King sulla Cnn, facciamo di conto fino a cercare le strade dei due candidati per arrivare a quota 270 e ci interessiamo alla composizione etnica della Maricopa county dell’Arizona, ai sobborghi di Atlanta e ai flussi elettorali nella zona di Allentown in Pennsylvania forse non è perfettamente chiaro quello che sta succedendo nella patria del mondo libero, nella più longeva democrazia del pianeta, insomma negli Stati Uniti d’America di Donald Trump.

Si stanno contando a una a una le schede elettorali del più grande spettacolo democratico della storia, prodotte da un’affluenza record di americani di una parte e dell’altra dello spettro politico che hanno sfidato il virusper partecipare al processo democratico presidenziale ed esprimere la propria opinione, ma anziché celebrare il trionfo del migliore sistema possibile, compresi tutti gli altri, la partecipazione al processo e la riscossa democratica, il presidente degli Stati Uniti ha twittato in maiuscolo, mandato email di richieste di soldi come quegli inesistenti sconosciuti della Nigeria che provano ad adescare gli allocchi , e scatenato le sue truppe per evitare che i voti espressi dagli americani siano contati, senza alcuna spiegazione che non sia quella di un adolescente viziato che sa di avere perso la partita di calcetto e si vuole portare via il pallone.

Il flow di bugie trumpiane, intrise di razzismo, nella disperata conferenza stampa da perdente di questa notte è stata la prova più lampante e patetica di che cosa possa essere capace un uomo ridicolo e pericoloso.

Ripetiamolo, perché è davvero incredibile: il presidente degli Stati Uniti ha infamato la democrazia americana dal podio della Casa Bianca, meglio di quanto possa aver mai sperato il compagno Putin, minacciando cause legali e shit storm social nel caso i responsabili locali delle operazioni di voto volessero intestardirsi a contare tutte le schede con cui i concittadini hanno espresso la preferenza elettorale, tranne quelle a suo favore ovviamente.

Se questo non è un atto eversivo, oltre che indecente e illegale, vuol dire che in questo mondo non c’è più nulla di insensato.
Pure Twitter e Facebook se ne sono accorti, figuriamoci, cominciando a bollinare le parole di Trump e a nascondere le costanti balle diffuse del presidente per avvelenare i pozzi della società americana. Mentre parlava alla Casa Bianca, per una delle ultime volte da presidente non ancora sconfitto nelle urne, la Cnn ha messo nel sottopancia l’avvertenza che Trump non aveva nessuna prova a sostegno delle sue accuse sconclusionate che recitava in apnea.

La palese demolizione trumpiana del principio cardine della democrazia – stop the count, basta contare – ormai non fa più nemmeno finta di nascondere la svolta autoritaria, l’odio per il diverso, la chiusura della mente occidentale. Il Make Fascism Great Again è palese.

Solo qui su Linkiesta avete letto, ripetutamente, che Trump è il primo presidente antiamericano della storia degli Stati Uniti. L’incredibile conferenza stampa di giovedì lo ha certificato. In attesa che qualche big repubblicano, denunci l’attacco alle istituzioni democratiche, alle persone perbene non resta che aspettare la fine dello spoglio in Pennsylvania e altrove per poter finalmente annunciare che questo imbarazzo della civiltà, Donald J. Trump, è stato, al passato, il primo presidente antiamericano degli Stati Uniti. Pronto, come avrebbe detto Ronald Reagan e come si fa con l’umido, per essere gettato nella spazzatura della storia.

(da www.linchiesta.it - 6 novembre 2020)

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