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SOGNO DI UNA NOTTE  DI SANTA CROCE

 

Di L.M.L.

 

La scenetta che segue è stata recitata in occasione di una serata che si tenne nella sede del Liceo delle Scienze Umane “L.A.Paladini” di via S.Nicolao alcuni anni fa a cui parteciparono, da spettatori/attori/registi/autori e quant’altro, alunni, docenti, genitori, personale ATA della scuola.

In ogni aula dell’Istituto venne rappresentata, e più volte replicata per un pubblico sempre diverso, una performance frutto della creatività e della collaborazione tra autori ed attori, entrambi dilettanti come tali, ma armati di entusiasmo, buona volontà, voglia di divertirsi e divertire; l’obiettivo venne pienamente raggiunto anche grazie al piacere di stare insieme, per una volta, nell’edificio scolastico,  con finalità diversa dall’ordinario.

Fu veramente una serata, di freddo dicembrino, da sogno:  la definizione, apparentemente scontata, è tuttavia determinata dal fatto che la serata fu veramente tale, con gli alberi di Natale e gli addobbi, “autarchici” ed estremamente suggestivi, dei corridoi e delle aule, e che il tema comune delle varie rappresentazioni era, appunto, il sogno.

 

Personaggi: Ilaria del Carretto ; Matteo Civitali ; Paolo Guinigi ; Chiara Matraini  ( poetessa lucchese del ‘500); Giacomo Puccini ; Quartuccio ( cocchiere e arcinoto personaggio lucchese della prima metà del ‘900)

NARRATORE: Secondo una leggenda, la notte di Santa Croce, dopo che si è spenta anche l’ultima  fiammella della luminara e gli alberi delle mura riposano nella solitudine e nel silenzio, i fantasmi di noti e meno noti personaggi del passato più o meno remoto si danno appuntamento nel baluardo del Carlaccio per parlare tra loro. Un abituale frequentatore di bettole della città, uso a smaltire le reiterate sbornie dormendo sulle mura, asserisce di aver assistito, in un tempo di sospensione tra la veglia ed il sonno, alla conversazione che di seguito riportiamo. Non senza preavvertire lo spettatore che il  confine tra sogno e realtà (e tra ebbrezza e lucidità) è spesso labile ed evanescente

ILARIA : anche quest’anno per fortuna la festa è finita: sono passati in migliaia in duomo oggi, mi si mettono intorno e mi puntano gli occhi addosso, in certi momenti ho paura che mi facciano qualche danno, come quella volta che un ragazzino in gita scolastica mi mise una buccia di banana sul viso. Potendo, gli avrei aizzato contro il cagnolino!

MATTEO : e quello che scrisse il suo nome su una colonna del  tempietto del Volto Santo con il pennarello? Io li porterei ma allo zoo, e chiuderei bene le gabbie!

CHIARA: come siete intolleranti! Sono ragazzi, vanno compatiti, forse andrebbero preparati prima di portarli a vedere i monumenti antichi, altrimenti cosa possono capire?

ILARIA: Voi discorrete bene, perché siete sepolta in Santa Maria Bianca e , scusate se mi permetto,  chi entra a visitarla non sa chi siete e che quella pietra triste e spoglia seminascosta da un altare laterale è la vostra tomba!

GIACOMO: signore, non litigate, anche se lo spettacolo di due belle donne che si scontrano può diventare affascinante!

QUARTUCCIO: il sor Giacomo è sempre il solito dongiovanni! Lo so  solo io quante    volte ho percorso l’anello delle mura con la mia carrozza, ovviamente coperta, e dentro c’era lui che faceva il cascamorto con la ganza di turno!

PAOLO: poveraccio, con la vipera di moglie che si ritrovava, se non si concedeva qualche “distrazione” poteva schiattare di bile! Tanto è vero che le protagoniste delle sue opere le fa morire tutte di morte violenta. Come dicono oggi gli psicologi: è uno sfogo catartico!

ILARIA: sì, dagli ragione! Poi, scusa, volevi per caso alludere a me con la storia della moglie vipera? Perché ti ricordo che tu sei stato la causa delle mie disgrazie, se non ti avessi sposato magari non sarei morta di parto così giovane! Anche il sarcofago che hai fatto realizzare da Iacopo, allora, è “catartico”?

PAOLO: no Ilaria, ho voluto solo rendere omaggio  alla tua bellezza. Infatti tanti poeti ti hanno celebrata nei loro versi. Ricordi il Vate D’Annunzio? Ti ha definita “la bella Fiordaligi” e Pasolini ha scritto di te: “…lì c’è l’aurora e la sera italiana…Iacopo con  Ilaria scolpì l’Italia perduta nella morte…”

GIACOMO: belle parole per una bella donna, su di esse avrei potuto comporre grande musica se fossero state scritte prima! I miei librettisti  non mi fornivano espressioni così efficaci! Bella Fiordaligi, sarei stato lieto di prestare la mia arte per celebrare la vostra avvenenza.

PAOLO: caro Giacomo, occhio, per molto meno, ai miei tempi, sareste potuto finire nelle segrete di qualche mia dimora.

MATTEO: cambiamo argomento, per carità! Che ne dite della statua che mi ritrae col grembialino e lo scalpello sotto il palazzo pretorio? Vi garba?

QUARTUCCIO: per quello il Burlamacchi, in piazza san Michele, guarda in basso: per non far vedere che gli scappa da ridere! scusate Matteo, ma in quella posa siete ridicolo! Quando passo di lì ride anche il mio cavallo

CHIARA: parliamo di cose serie, qualcuno di voi ha mai letto una delle mie poesie?

GIACOMO: no, soave Chiara, ma se i vostri versi sono belli come la vostra figura mi stupisco che non abbiano avuto la fama che meritano

CHIARA: siete proprio un cavaliere, caro Giacomo, oltre che un gran bell’uomo!

QUARTUCCIO: vai, stasera c’è da coprire la carrozza! Resta da capire chi è la preda e chi il predatore! Mi pare che tra tutti e due tengano fede alla fama di persone che si divertono volentieri e che la storia ci ha tramandato

CHIARA: per quanto riguarda me, sono tutte dicerie, io ho vissuto rivendicando con forza la libertà e la dignità che spettano ad ogni persona e quindi ad ogni donna, in barba alle vuote convenzioni della mia epoca, e me ne vanto!

PAOLO: tanto di cappello, ma il sor Giacomo, forse, è andato un bel  po’ oltre le convenzioni! E continua: ci sta provando anche con mia moglie, me presente!

ILARIA: a me pare che stiate dicendo un mucchio di sciocchezze, se questo è l’effetto della notte di Santa Croce, il prossimo anno rimango nella sagrestia di san Martino a dormire, almeno a chiesa chiusa non mi trovo tutti quei guardoni a fissarmi

MATTEO: così, già che ci siete, potete dare un’occhiata se il mio tempietto è ancora integro, non vorrei che qualche imbecille avesse partorito la bella idea, approfittando della confusione, di scrivere il nome della fidanzata di turno sulla ciabatta del Volto Santo!

PAOLO: che tempi! Non c’è più, non dico rispetto, ma nemmeno il gusto delle cose belle: quando salgono sulla torre di casa mia, i turisti lasciano di tutto sotto i lecci: lattine, salvietti, bottiglie di birra; una volta o l’altra ne butto qualcuno di sotto!

QUARTUCCIO: comunque, anche i miei tempi (molto più vicini dei vostri all’oggi) non si scherzava, un anno, per festeggiare la promozione della squadra, i giocatori della Lucchese mi appiccarono il fuoco alla carrozza! E’ anche vero che poi mi dettero un sacco di soldi, quasi quasi mi dispiace che sia successo una volta sola!

ILARIA: siete proprio lucchese doc, caro Quartuccio! Come i vostri concittadini, i soldi al primo posto!

QUARTUCCIO: cara Ilaria, voi siete ligure di nascita: quanto ad attaccamento ai soldi ne potete sapere quanto e più di me!

GIACOMO: basta con questi battibecchi da cortile, andiamo piuttosto a sederci tutti su una panchina in cima al baluardo, è capace che sotto le mura ci sia un concerto anche stasera, a noi il biglietto non possono chiedercelo di sicuro

MATTEO: un concerto qui? Ma è musica sacra? Quest’anno il mottettone lo fanno sulle mura?

CHIARA: macchè mottettone, non sapete che da alcuni anni  mura e spalti li hanno dati in comodato gratuito ad un tizio che ci organizza dei concerti di musica rock?
Alcuni anni fa si sono esibiti i Rolling Stones. Quest’anno sarebbe dovuto venire Paul Mc Cartney

GIACOMO: l’ultima generazione, insomma! Povero Catalani, già gli hanno fatto un monumento che è un capolavoro di volgarità, ora poi si deve anche sorbire i concerti rock! Era meglio per lui se il baluardo rimaneva dedicato al Carlaccio!

QUARTUCCIO: a proposito del monumento, una sorta di stornello popolare composto da un anonimo intorno alla metà del ‘900 ne celebra la bruttezza

MATTEO: fatecelo sentire, Quartuccio, facciamoci una risata che poi, per un anno, ciascuno di noi rimarrà fermo e zitto nel suo loculo!

QUARTUCCIO: non vorrei offendere le delicate orecchie delle due signore

GIACOMO: mi pare che siano entrambe abbastanza scaltrite!

ILARIA: come vi permettete, e tu Paolo non dici nulla?

PAOLO: cosa devo dire? Ti ha fatto il filo fino ad ora, eri tu che lo dovevi mandare a quel paese!

QUARTUCCIO: sarà meglio recitare lo stornello, così la fanno finita, tutti quanti, di litigare. Dunque: “Fermati o passeggero

                 Guarda con che mestiere

                 Di un musicista casto

                 Ne han fatto un puttaniere!”

Se qualcuno del gentile pubblico non l’ha capito, vada a vedere il monumento!

MATTEO: intanto che stiamo a discorrere, signori miei, sta per sorgere il sole e la città si prepara a vivere la sua festa. Salutiamoci e diamoci appuntamento qui alla prossima notte di Santa Croce, sperando che per organizzare concerti non si faccia la bella pensata di abbattere le mura. Vi saluto, signore e signori

CHIARA: ci rivedremo quando la terra avrà di nuovo percorso il suo eterno giro intorno alla sua stella 

GIACOMO: senza dubbio, siete una grande poetessa, dolce Chiara. Che ne direste se una di queste sere…

ILARIA: presto, presto, dileguiamoci, c’è un tale sdraiato sotto quell’albero, ci guarda e non sembra vederci, ma non si sa mai!

UBRIACO: Ho sognato oppure ero sveglio? Cosa sono queste ombre? Forse è il vento che muove le foglie degli alberi? Avrei giurato di vedere una figura, molto somigliante a Giacomo Puccini, che carezzava il braccio di una bella dama vestita di seta e broccato e mi è parso di sentire che le faceva pure delle avances!

Basta! Da domani, giuro, niente più alcool: solo acqua del Nottolini e succo di frutta, magari il mio preferito: succo d’uva!     

                 

Lucca, 10 settembre 2020

 

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