logo Fucinaidee

RIFLESSIONI, STUPEFATTE, DI LUISA AMALIA PALADINI

 

Di L.M.L.

 

In una calda notte di questa anomala, per più versi, estate italiana, una austera e nel contempo bonaria figura si aggira al primo piano di un antico edificio nel centro storico di Lucca , fino ad un paio di anni addietro sede di  Istituto scolastico di antiche e ragguardevoli tradizioni, non paragonabili a quelle vantate dal glorioso Liceo Classico cittadino, sia chiaro, fondato addirittura 200 anni orsono dalla duchessa Maria Luisa Josefina Antonieta Vicenta di Borbone (vanto di cui  dirigente, corpo docente, discente e custodente vanno giustamente e reiteratamente fieri), ma comunque ragguardevoli e antiche.

La figura veste abiti di chiara foggia ottocentesca, come l’acconciatura severa; cammina con sicurezza lungo il corridoio interno e quelli esterni che delimitano il chiostro e spalanca le numerose porte che si affacciano sui 4 lati; osservandola bene, pare di cogliere nella matura signora un’espressione di sconcerto che si fa sempre più evidente mano a mano che la “passeggiata” procede: cos’è che la stupisce in questo modo? Proviamo a comprenderlo  interpretandone i moti del volto e degli occhi: certamente le sedie e le poche suppellettili rimaste, che giacciono coperte di polvere nelle varie aule, l’evidente abbandono della biblioteca, i cui pregevoli fondi sonnecchiano sotto una coltre di plastica e calcinacci, i mucchi di libri di testo buttati in terra alla rinfusa e abbandonati come cibo per i topi.

La vetusta signora si ferma a guardare un dagherrotipo appeso ad una delle pareti di quella che era la Presidenza e sorride riconoscendo la propria immagine: perché è proprio di lei che si tratta, Luisa Amalia Paladini ( pedagogista, poetessa, e molto altro ancora) a cui è intitolato il Liceo delle Scienze Umane, già Liceo Socio-psico-pedagogico, già Istituto Magistrale per decenni sito nell’antico edificio di via S. Nicolao ed ora lasciato in condizione di abbandono per motivi di sicurezza che, a detta di chi ne è responsabile,  nel giro di 2, massimo 3 anni sarebbero stati rimossi grazie ad un intervento risoluto e risolutore: dopo un anno e mezzo di chiusura, l’edificio versa nelle identiche condizioni di quando è stato evacuato!

Nella sala degli insegnanti, una volta luogo di fugace pausa-caffè e prolungata pratica di pettegolezzo ameno, Luisa Amalia si sofferma ad osservare una famigliola di ratti che sta banchettando con i libri di Letteratura italiana ed ascolta divertita il dialogo tra i 4 componenti:

Ratto pater: “non ti strafogare con quei testi di D’Annunzio, sono pieni di creme grasse ed artefatte, anche se qualche boccone gradevole  c’è eccome: diciamo che il Vate anticipa caratteri fondamentali della cucina italiana del ‘900!”

Ratto mater: “ anche quelle pagine di Pascoli:  sono troppo dolci, troppo miele; poi per smaltirle dovrete fare per ore il giro dei corridoi di corsa, proprio in tempi in cui nessuno ci dà la caccia!”

Rattino: “Meglio di ciò che state mangiando voi! Tutto il teatro di Pirandello vi siete sbafati, possibile che alla vostra età riusciate a digerire il copione completo dei “Sei personaggi”?

Rattina: “io sono salutista: sto gustando una porzione del Canzoniere di Saba: ricetta semplice, ingredienti genuini, ricco di proprietà nutritive ; un piatto onesto, ecco!”

 

Luisa Amalia sorride molto amaramente ed esclama: “Ci voleva una famiglia di topi per cogliere il valore della cultura! Ma ormai non c’è più da stupirsi di nulla: negli ultimi decenni mi è toccato vedere di tutto: studenti arroganti quanto ignoranti; genitori ignoranti quanto arroganti; pseudo teorie psico-pedagogiche  durate lo spazio di un mattino che hanno prodotto, però, danni per intere generazioni! E, “dulcis in fundo”, o “dolcibus in fundus” come direbbe qualche latinista innovatore, lo stato di abbandono  colpevolmente protratto di un edificio scolastico , lo scempio di un centinaio di vocabolari sparsi sui pavimenti delle aule, l’archivio della scuola, con i fascicoli di insegnanti e documenti sensibili abbandonato e praticamente inconsultabile, perché l’accesso all’edificio (che comunque è lì “ritto” da qualche secolo) è inibito severamente e nessuno si vuole prendere la responsabilità di consentirlo inscenando, all’uopo, un teatrino di rimpalli, recriminazioni e vuote polemiche: Che squallore!

Quella mattina di giugno del 2018, quando docenti, personale di segreteria, collaboratori scolastici vennero fatti sloggiare da un momento all’altro, sembrava di essere sul set di un film di guerra con gli sfollati in fila, qualcuno con la valigia piena di libri e l’espressione persa di chi va incontro ad un destino incognito: pareva, a sentire i tecnici a ciò preposti,  che i lavori di messa in sicurezza dovessero iniziare due ore dopo. Siamo all’agosto del 2020, l’unica cosa che si è mossa è il coronavirus, ma quello, magari, era meglio se rimaneva fermo”

La signora scuote di nuovo il capo, dà un’ultima occhiata alla sua immagine appesa alla parete e nota con soddisfazione che l’ aspetto suggerisce ancora quel senso di autorevolezza che il suo ruolo e la sua storia, personale e professionale, le hanno meritato; pensa che le sue teorie pedagogiche, i suoi metodi didattici oggi verrebbero sbeffeggiati da orde di “colleghi”, giovani e non, molto attenti ad evitare la trasmissione di aborrite conoscenze e impegnati a promuovere capacità e competenze, chi sa poi basate su cosa! Ma è anche certa che nella scuola del nuovo millennio vi siano ancora insegnanti onesti e pronti a mettersi in gioco nella trasmissione del SAPERE, razza in via di estinzione, ma chissà che, come l’araba fenice, non sia capace di risorgere, non dal fuoco, ma dai calcinacci e dall’abbandono dello storico edificio di via S.Nicolao!

 

Lucca, 24 agosto 2020

 

Torna all'indice dei documenti
Torna alla prima pagina