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Autorizzazione a processare Salvini: un errore politico ed un grave cedimento istituzionale

di Paolo Razzuoli

Come ormai tutti sappiamo, il Senato ha consegnato Salvini ai Pm. Sarà processato con un'accusa gravissima: sequestro di persona. Massimo della pena 15 anni di detenzione.
A favore del processo si sono espressi tutti i senatori della maggioranza, compresi i renziani. Anzi, proprio i renziani sono stati determinanti; infatti, senza il loro voto, non ci sarebbe stata l’autorizzazione.
Contro si è espresso l'intero centrodestra.

Anche questa volta, come delresto in altre analoghe situazioni, si è trattato di un voto politico, in cui il merito della vicenda non ha contato nulla.
Ciò che ha contato è che da una parte c'era Salvini, da combattere con ogni mezzo, e dall'altra c'era una maggioranza che sarebbe disposta a vendere anche lanima al diavolo, pur di liberarsi di questo "nemico", certo ora un po' acciaccato, ma non sconfitto e determinato a combattere senza sosta.

Contava che da un lato c’era Salvini, che ovviamente avrebbe voluto evitare il processo, e il centrodestra è stato solidale con lui, dall’altro versante i 5 Stelle che gliel’avevano giurata.
E sul M5S vale la pena soffermarsi un attimo. I 5 Stelle un anno fa votarono a favore di Salvini, in circostanze praticamente identiche, ma in quel caso erano insieme, nella stessa maggioranza. I 5 Stelle, del resto, non mi risulta che si siano mai opposti al blocco dei porti decretato da Salvini, ma non certo a titolo personale, bensì per conto di un governo che assieme condividevano. Magari poi si saranno anche pentiti, anche se di questo eventuale pentimento non ci sono apprezzabili testimonianze...

L’atteggiamento ondeggiante dei 5 Stelle è l'ennesima riprova che in questi voti c'entrano ben poco la coerenza delle idee e/o le valutazioni giuridiche.
Sono le convenienze politiche a farla da padrona, così come sono percepite nell'immediatezza. Naturalmente il calcolo politico può essere errato, come credo sia avvenuto anche in questa circostanza.

In questa occasione sono stati il Pd e i renziani a piegarsi al volere dei 5 Stelle, per la semplicissima ragione che se avessero votato per Salvini si sarebbe squagliata la maggioranza.
E' quindi accaduto che, sapendo che il M5S non avrebbe sopportato l'affronto, Matteo Renzi, che ha tenuto in Senato un discorso molto bello, liberale, fortemente garantista per difendere l’autonomia della politica e per criticare lo strapotere della magistratura e per chiedere che sia posto un freno a questo strapotere, poi ha concluso annunciando che il suo gruppo avrebbe votato a favore della richiesta dei magistrati di processare Salvini. Cioè ha dato il via libera all’incursione dei magistrati nella politica. E alla loro volontà, abbastanza palese, di “catturare” uno dei leader più esposti della politica italiana. I renziani in Senato sono molti: 18. La votazione è stata combattuta: i 5 Stelle e la maggioranza hanno vinto per 149 a 141. Se i renziani avessero reso il loro voto una conseguenza logica dell’intervento di Renzi (e dell'atteggiamento tenuto in Commissione), l'autorizzazione al processo sarebbe stata negata e i Pm sarebbero stati sconfitti. Ma in politica le conseguenze logiche solo di rado hanno cittadinanza.

Ma credo ci siano anche altre valutazioni.
Anzitutto il tema dell'equilibrio dei poteri, che sempre di più si sta sfaldando. E' un tema posto ormai all'attenzione del Paese da ampi strati del mondo giuridico e politico. Ebbene, l'oggetto di cui si trattava ieri in Senato è di natura prettamente politica. La decisione riguardava l'intero governo: è ridicolo affermare che il presidente del Consiglio, titolare del coordinamento della politica governativa (art.95 Cost.), non ne ffosse informato. Della vicenda in quei giorni se ne parlava ovunque, e tutti i media ne davano conto. E' semplicemente ridicolo affermare che la responsabilità era personale del ministro dell'Interno: un capo di un governo che dichiara una cosa del genere, o è in malafede, o è uno sprovveduto.
Sul punto, è stato molto lucido l'intervento della Senatrice Giulia Bongiorno, puntuale sul piano giuridico e molto equilibrato sul crinale politico.

In secondo luogo, ma non certo secondario di importanza, c'è il tema della difesa delle prerogative della politica, che va salvaguardata dalle incursioni di una magistratura che, ormai da decenni, mette in campo ogni azione per sostituirsi appunto alla politica. Ed è grave e miope che una ampia fetta della politica italiana non capisca (o finga di non capire), le conseguenze di questo continuo cedimento. Purtroppo, ancora una volta, in nome di un risultato politico immediato si sacrificano valori il cui indebolimento può portare a conseguenze dirompenti sul piano della tenuta delle nostre istituzioni democratiche.
E purtroppo, nella storia Parlamentare post-unitaria, già abbiamo visto come il Parlamento non sia riuscito a fronteggiare forze che hanno distrutto le istituzioni democratiche. Naturalmente le situazioni sono diverse, ma certi tarli sembrano riproporsi, e se i tarli vengono lasciati fare, il loro potere erosivo può risultare letale.
Chi legge i miei articoli sa benissimo che non nutro alcuna simpatia leghista; ma qui è in gioco l'autonomia della politica in sè, non la difesa di una specifica posizione.
Quando il Parlamento è chiamato ad assumere decisioni del genere, dovrebbe trovare la capacità di superare la logica del dividendo politico immediato, in favore di valutazioni giuridiche ed istituzionali di orizzonti più ampi. Purtroppo, ciò non avviene oggi, come delresto non è avvenuto nemmeno in circostanze passate. E' comunque sconcertante vedere come la politica è disposta ad abdicare alla propria autonomia per colpire un avversario: un piatto di lenticchie, tenuto conto della posta che è in gioco.

Anche sul versante del risultato politico-elettorale penso sia stato commesso un errore. Salvini può così evocare il martirio, proprio in una fase in cui la credibilità della magistratura è alle basse come mai, ed in cui sta tornando d'attualità il tema dell'immigrazione, reso ancor più forte dalle implicazioni Covid-19. Insomma, ciò che Salvini stava perdendo, a mio avviso gli viene restituito con gli interessi.

Ed infine un cenno ai renziani. A mio avviso hanno perso un'altra occasione per proporsi al Paese come quella forza liberal-riformista di cui ci sarebbe tanto bisogno.
Sicuramente l'intervento di Renzi è stato di spessore, ma la giravolta al momento del voto, contraddittoria rispetto all'intervento in Aula ed al precedente atteggiamento in Commissione, non contribuisce certo ad accreditare Italia Viva quale possibile strumento per dare una rappresentanza ad un'area politico-culturale al momento orfana.

Lucca, 1 agosto 2020

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