di Antonio Rossetti
Tra le vecchie e le nuove abitudini nei rapporti tra le persone, non solo nella politica,
c'è quella di alimentare, inventare o produrre contrasti e contrapposizioni fino a giungere alla creazione del nemico”.
L'invenzione di un nemico, o di nemici, come persone, Paesi, come gruppi nella politica, nell'economia, e in tutte le attività dell'uomo, ha come obiettivo quello di tenere unito il proprio gruppo, schieramento, fazione, o Paese, per combattere l'avversario.
In qualche caso si cerca di farlo sul piano delle idee o argomenti, molto più di frequente tentando di distruggerlo come persona, con ogni mezzo, anche con quello più estremo.
Non è una novità, la storia è ricca di tanti fatti connotati da questa “follia” di supremazia e da tiranni sanguinari.
Questa premessa per riprendere alcuni argomenti che riguardano il rapporto tra correnti e gruppi nei partiti, tra partiti e movimenti.
L'esperienza e le nuove tecnologie aiutano la caccia al nemico con la diffusione di notizie più o meno “documentate”, con il sistematico ricorso a false notizie che, comunque, bastano per lo scopo. Notizie che sono “costruite” per fare effetto e provocare discussione.
Un tempo una notizia falsa, scoperta, produceva effetto negativo per il divulgatore, oggi viene considerata una utile provocazione nel senso che aiuta chi avrebbe avuto difficoltà a “farsi notare”.
In un tempo in cui l'apparire tende a sostituire l'essere e il fare concretamente non c'è da stupirsi se la “malattia” si diffonde rapidamente.
Le correnti, più o meno nobilmente motivate, non sono una novità della politica italiana, neppure per i partiti di tradizione centralistica, vedi PCI.
Negli anni in cui la guida del PD era stata affidata a Matteo Renzi, non si sa bene con quanti voti espressi, si sono avuti punti di frizione forte fino alla definitiva conclusione della esperienza di Presidente del Consiglio e di segretario del partito. (Grave errore il doppio incarico) .
Dopo la sconfitta in occasione del referendum Costituzionale del 5 dicembre 2016, Renzi è stato abbandonato dai suoi avversari interni al Pd ed anche dai suoi”amici” d'occasione.
L'uscita di Renzi e parte dei suoi amici con la costituzione di Italia viva il 18 settembre del 2019, è stata una liberazione nel PD, almeno così è da considerare la reazione visibile.
Finalmente “fuori” il nemico e quindi tutto si compatta per tentare di rendere ininfluente la sua uscita in termini numerici e politici.
Un partito compatto non è necessariamente un partito capace di determinare scelte strategiche sia in termini di alleanze sia in termini di programma, ma era comunque una liberazione per la classe dirigente che non ha mai sostenuto Renzi come segretario, pur votandolo in qualche occasione.
La nascita del Governo Conte numero due e molte scelte del Governo sono il risultato di un confronto e di rapporti di forza che sono di tutta evidenza, insieme a capacità e lucidità non sempre legate al numero.
Basta leggere le posizioni prima della nascita del Governo presieduto da Giuseppe Conte, seconda edizione, di 5 stelle e Pd.
Tornando alla questione “gruppi e correnti” e la ricerca del nemico per compattarsi al proprio interno, sono convinto sempre di più che “non si possono” comprimere ne cancellare, a lungo, le idee e le esperienze che sono alla base di una scelta di impegno nella politica e nelle istituzioni.
Ci sono esempi negativi in tutto il mondo, ma c'è da sperare sempre che possano essere superate e superabili in positivo, come si dice nell'interesse dei cittadini e del Paese, le posizioni divergenti.
La preparazione delle candidature per le elezioni regionali, in particolare per la Toscana, hanno dimostrato che il PD, non è ancora compatto.
Le candidature di “zingarettiani” fanno intendere l'esistenza di non zingarettiani, quindi il segretario del partito, presidente al tempo stesso della Regione Lazio, ancora errore di “doppio incarico” non lo rappresenta completamente e non basta alimentare l'odio contro il nemico esterno, per ricompattare il PD.
Italia viva e il sostegno a Giani
Per convenienza di partito e personale o come rivincita nei confronti dei nemici di vecchia data, Italia viva, che è nata un anno fa, avrebbe l'interesse a misurare il consenso, poco che sia, per costruire la propria forza, considerato che oggi le presenze in Camera, Senato, e Regioni, è derivata da adesioni di eletti in liste diverse da Italia viva, che non era ancora costituita.
La Toscana, un tempo, considerata sicura dal Pd, ha già visto numerosi capovolgimenti in territori solidi, storicamente.
Nel periodo di tempo dal 2015 al 2018 le elezioni amministrative hanno determinato molti cambiamenti, evidenziando che solo tre dei dieci capoluoghi erano rimasti a guida Pd. In Toscana.
Nello stesso documento regionale del Pd viene riportato l'elenco dei comuni che sono andati al rinnovo delle amministrazioni comunali dal 2015 al 2018 con un esito definito molto preoccupante. Le amministrazioni comunali di: Arezzo, Montevarchi, Sansepolcro, Sesto-fiorentino, Livorno, Grosseto, Pietrasanta, Viareggio, Carrara, Massa, Pisa, Cascina, Pescia, Pistoia e Siena , non hanno governi a guida PD, nel 2019 Livorno torna a guida Pd, quindi non è facile per niente la elezione di Giani quale presidente della Toscana, rischio di ballottaggio?
Il 20 e 21 settembre non è domani, ma non c'è molto tempo per rimediare ad eventuali errori e potrebbe essere necessario un sostegno da parte di quel ”nemico” che, avversato continuamente come traditore, potrebbe essere utile se non indispensabile per Giani e per il PD.
La politica non si può limitare alla costruzione di steccati e di nemici è molto di più.
Un tempo si diceva che le teste si contano, non si tagliano, penso sia preferibile confrontarsi che eliminare chi non condivide, ci sarà sempre qualche altro che vorrà discutere.
La ricerca di punti di accordo è una fatica indispensabile.
Lucca, 28 luglio 2020