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Il referendum per la riduzione del numero dei Parlamentari

 

Di  Antonio Rossetti

 

In assenza di fatti  nuovi, sempre possibili

Il Referendum  Costituzionale per il taglio del numero dei componenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica si svolgerà il 20 e 21settembre del 2020.

 

La richiesta di Referendum è prevista, nel caso non siano stati sufficienti  i voti della camera e del senato nelle  varie letture e votazioni (due terzi dei componenti di ciascuna Camera).  Così è stabilito  dalla Costituzione.

La richiesta di Referendum è stata sottoscritta da un numero sufficiente di richiedenti, quindi la consultazione è stabilita.

L'argomento è stato affrontato per poco tempo, subito sormontato da altri, come accade sovente.

Sembra che ogni capitolo, piccolo o grande, si chiuda e si dimentichi e, talvolta, si riapra dopo  un po' di tempo  senza memoria del percorso precedente.

 

In questi giorni, con l'avvicinarsi della scadenza elettorale,  sono  frequenti gli interventi di chi sostiene che il taglio  può causare  alcuni guasti.  Vengono chiamate in causa  la rappresentanza, quindi  partecipazione e democrazia, in alcuni casi  questa operazione viene definita parziale, rispetto al riassetto istituzionale, altri che si tratta di risparmi modesti, alcuni ancora fanno riferimenti ad altri Paesi in Europa e nel mondo, ci saranno ancora altre posizioni a difesa della condizione  attuale.   

Tutti argomenti che hanno un loro rilievo, ma che si collocano in una realtà  che, da troppo tempo, viene trascurata sottovalutata.

 

 

Quindi,   credo sia utile considerare altri aspetti che hanno segnato il rapporto tra istituzioni e    cittadini ed elettori.

Il primo argomento  riguarda il distacco e la disaffezione al voto, anche per le elezioni di Camera e Senato.

Le cause, o concause, si possono ritrovare nei privilegi mai riconsiderati, sia per i trattamenti sia  per i benefici indiretti, (rimborsi, diarie ecc). La  corresponsione dei trattamenti  verso coloro che non partecipano ai lavori parlamentari  e che  vengono indennizzati senza decurtazioni e, proprio  alcuni giorni fa,  la vicenda dei vitalizi con il recente provvedimento della commissione che  annulla il taglio e provoca la restituzione di arretrati. 

 

Secondo argomento da considerare, il rapporto con  le comunità rappresentate. Non ho fatto una verifica dettagliata, ma  credo non  siano pochi i casi di Deputati e Senatori,  inseriti in liste di riferimento territoriale, che non hanno avuto prima,  forse neppure dopo, contatti diretti con i collegi di riferimento, ma che venivano collocati qua e la dove si ipotizzava  più sicura la elezione  in relazione alle possibilità del partito o movimento in quel determinato collegio. 

 

Terzo argomento la credibilità:

Non c'è stata la volontà  di comprendere che era necessario intervenire con atti, tali da  rendere evidente il cambiamento  e trasparente il rapporto tra eletto ed elettore.  In questo ambito  non si è registrato nessun miglioramento, non si è fatto nulla, o quasi, comunque non c'è stata informazione sufficiente a rendere chiaro cosa e successo.  In tutte le vicende  delle spese nelle Regioni, forse di una o due si è saputo di condanne, poi il silenzio e neppure del lungo elenco di parlamentari ancora presenti e segnati da condanne, o  salvati dalla prescrizione (i nominativi riportati sono intorno al centinaio di persone).

 

Queste e altre  sono le ragioni di una separazione molto forte e di una distanza   non recuperata si nel rapporto tra cittadini, elettori ed eletti. Non si è voluto comprendere che era necessaria una azione di  nuova regolamentazione dei trattamenti e dei privilegi, da decidere rispettivamente  da Camera e Senato.  Storicamente le indennità parlamentari erano motivate da altre ragioni, rendere possibile la partecipazione politica di coloro che non avevano  condizioni economiche  tali da permettersi un lungo periodo di impegno istituzionale gratuito.

 

 

La riduzione a 600 componenti, tra Camera e Senato, ci porta a rapporti  numerici più vicini, in qualche caso inferiori ad altri Paesi, mentre resta, salvo modifiche, il distacco dei costi pro-capite dei parlamentari italiani, molto più elevati, rispetto ad altri paesi europei e non solo.

 

Ovviamente sarebbe necessario  uno studio  dettagliato su prestazioni e altri trattamenti caso per caso, ma riprendendo i dati diffusi  da fonti autorevoli, la differenza delle condizioni è molto significativa. E vede l'Italia a primo posto per i costi più elevati.

 

Il voto del referendum si svolgerà in un momento particolare per il nostro Paese e per il mondo intero.

 La situazione eccezionale della “pandemia”, che sta determinando danni incalcolabili sul piano sociale ed economico, ha trovato inadeguata preparazione e carenza di strutture nel mondo, questa  ha reso  necessari interventi frequenti e non sempre  in coerenza con una strategia  visibile e accettata dal paese. 

Un clima che è avvelenato da vicende giudiziarie vecchie e nuove, da insoddisfazione, povertà che cresce, economia che arretra, una  Europa che dimostra divisioni, pur in  presenza di una intesa raggiunta con molti contrasti,  in sostanza prospettive difficili da governare.

 

Il numero di morti elevatissimo e la paura che  vi siano ricadute segna negativamente la vita di relazione e di ripresa della economia, in sostanza una nuova normalità, che non sarà uguale a prima.

 

In questo clima si svolgeranno le elezioni, parziali,  regionali e amministrative ed il referendum confermativo per la modifica della costituzione, per il numero dei componenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica.

In questo caso il quorum non è previsto, quindi il risultato non sarà condizionato dalla partecipazione al voto degli aventi diritto, ma dal numero di si e di no. 

 

In caso di  risultato di approvazione, dopo il taglio, il Parlamento sarà migliore?

 

Dipenderà da tante cose, da chi verrà candidato, da eventuali nuove regole più giuste, da minori privilegi, da una vera attuazione dei valori di tipo morale e di rispetto delle leggi, come dovrebbe essere chiaro per tutti. Decidere di  ricostruire un vero rapporto con l'elettorato  e dei territori.

 

E' molto probabile che non ci sia un vero modello a cui riferirsi, anche altri Paesi vivono problemi più o meno complessi, quello che  occorre comprendere è la condizione delle persone  per  individuarne bisogni e costruire risposte adeguate, in tempi rapidi, in sostanza recuperare credibilità della quale tutti parlano, ma pochi sono interessati a recuperare. Le comunicazioni, più o meno corrispondenti al vero sono velocissime e si diffondono in poco tempo, anche di queste novità si deve prendere atto-

Si dice  spesso che  non c'è memoria, di solito è così, ma abusarne non è un bene.

 

 Ciascuno ricorda qualcosa,  e quando le cose sono tante  non è facile aggiustarle a proprio vantaggio.

In questo clima si svolgeranno elezioni parziali amministrative e il Referendum, chi si lamenta  oggi poteva fare qualcosa per evitare queste distanze crescenti tra elettore ed eletto?

L'elettore oggi si trova di fronte ad una domanda e sceglie, la sua scelta è determinata da una convinzione accumulata nel tempo, qualcuno ha qualcosa di cui rimproverare se stesso?

 

 

Note:

 

Per  i trattamenti si può fare riferimento

 

a) Stipendi parlamentari Ue, Italia in testa. Ma la Camera dice "paghiamo più tasse, siamo quinti"
di Monica Rubino (da Repubblica del 24 ottobre 2016)

 

B) Per il numero dei parlamentari in alcuni paesi

 

Negli Stati Uniti un rappresentante ogni 611 mila abitanti, a Roma dieci volte di più. Anche in Germania, Spagna e Giappone ne hanno meno. Ma il Regno Unito fa «peggio»

di Francesco Giambertone

 

Ne rimarrà soltanto uno (ogni 100 mila abitanti). Parliamo dei parlamentari italiani: se la riforma costituzionale per ridurli, sostenuta con forza dal Movimento 5 Stelle, fosse approvata in via definitiva, tra Montecitorio e Palazzo Madama rimarrebbero solo 400 deputati (e non più 630) e 200 senatori (dagli attuali 315): un totale di 600 rappresentanti — contro i 945 di oggi — che renderebbe Roma una delle assemblee legislative meno affollate tra quelle dei grandi Paesi paragonabili al nostro.

Ad oggi pochi Stati tra questi hanno più rappresentanti dell’Italia in proporzione alla popolazione: qui ce n’è uno ogni 64 mila abitanti. Quasi dieci volte di più degli Stati Uniti, dove al Congresso siedono in 535 (di cui appena 100 senatori) per 327 milioni di americani: un parlamentare ogni 611 mila statunitensi.

Avviene l’esatto contrario solo nel Regno Unito, dove però da anni si combatte per alleggerire la leggendaria (e poco utile) House of Lords, l’assemblea più numerosa al mondo dopo il Congresso del popolo cinese. Il ramo alto di Westminster ha poteri limitati ma è composto da 776 membri a vita, non eletti ma lì per diritto ereditario o perché nominati dai vari premier tra amici ed ex ministri. Insieme ai 650 della House of Commons, il centro dell’attività politica britannica, a Londra fanno 1426 parlamentari: uno ogni 46 mila britannici. Gli unici ad averne più di Roma.

In Francia, dove vige un sistema bicamerale simile al nostro, in Parlamento sono 925, divisi tra i 577 deputati dell’Assemblea nazionale e i 348 senatori (eletti però a suffragio indiretto): in totale 20 in meno dei 945 italiani, per un Paese con 7 milioni di abitanti in più. Ed erano ancora di meno fino al 2010, quando una riforma ha aggiunto 27 nuovi senatori, in cambio di un taglio sulla durata del mandato da 9 a 6 anni.

Con la modifica costituzionale in discussione l’Italia farebbe «meglio» anche della Spagna, dove tra Congresso dei deputati e Senato sono in tutto 616. Tra i 46,7 milioni di spagnoli, uno ogni 76 mila siede alle Corti Generali. E si avvicinerebbe in proporzione alla Germania: qui i 709 deputati al Bundestag e i 69 consiglieri del Bundesrat (che non è una vera seconda camera) rappresentano 82 milioni di tedeschi, uno scranno ogni 105 mila abitanti. Rimarrebbe ben lontano il Giappone, con i suoi 707 eletti per 127 milioni di abitanti: solo uno su 180mila siede in Parlamento. Non a caso, la «Dieta nazionale».

12 agosto 2019

 

 

c) Per i casi di “ problemi giudiziari”

Ho ripreso un dato del 2012, ovviamente  ci sono dati più aggiornati e modificati nel frattempo,  che sono  rintracciabili su varie fonti. L'elenco di 100 parlamentari  è rintracciabile, per chi volesse verificare  i nominativi de tempo e confrontarli con dati più recenti.

La fonte: a cura di Giampiero Calapà e Caterina Perniconi

da Il Fatto Quotidiano del 30 settembre 2012 – aggiornato da redazione web il 21 novembre 2012.

 

Lucca, 22 luglio 2020

 

 

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