logo Fucinaidee

Commento introduttivo

La notizia è sicuramente di quelle che faranno tanto rumore; leggere per credere...
Naturalmente arriveranno anche le smentite: sarà una questione di avere un po' di pazienza, per qualche ora. Ed è giusto così; ci mancherebbe altro che si potessero ammettere certe circostanze!!!

Nel testo che propongo ai lettori di Fucinaidee, Sansonetti scrive: "Spesso, molto spesso, la giustizia non ha niente a che fare con la giustizia. Le sentenze, qualche volta, o spesso – non possiamo saperlo – sono decise al di fuori dei processi e per motivi che non hanno niente a che fare con l’accertamento della verità. Talvolta in questo modo si rovinano vite. O reputazioni. Stavolta addirittura si è rovinato un partito e deviato il corso della politica nazionale. State sicuri che nessuno sarà chiamato a rispondere. Però fa rabbia.

Aggiungo che dai tempi di tangentopoli, molti sono gli episodi che hanno cambiato la storia del Paese, innescati dal potere giudiziario. Episodi che, pur volendo tenermi ben distante da certi giudizi generici, affrettati e strumentali, difficilmente possono non essere letti come riconducibili ad una giustizia ad orologeria, i cui ritmi sono dettati dal contesto politico.
Una giustizia politicizzata, certo minoritaria all'interno di un corpo costituito da una maggioranza di profili dotati di alte qualità professionali e di solido spirito di servizio, ma che - anche grazie al circolo vizioso dei rapporti con i media - è in grado di incidere sulla pubblica opinione e su molteplici altre dimensioni della vita nazionale.

Questo nuovo episodio, raccontato da Sansonetti, certo non giova alla credibilità di un potere, quello giudiziario appunto, già fortemente minata dai recenti episodi che vedono protagonisti i suoi vertici.
Ed è un grave male per il Paese, giacché il corretto funzionamento e la fiducia riposta nel potere giudiziario, sono parametri basilari del buon funzionamento di qualsiasi sistema socio-politico.

Aggiungo che gli episodi recenti stanno scoperchiando un pentolone che ribolle da tempo. I tarli che stanno erodendo il corretto funzionamento del potere giudiziario non sono certo recenti: basti pensare al protagonismo di certi Pubblici Ministeri, al perverso intreccio fra magistrati e media, alle porte girevoli fra magistratura e politica, agli intrecci fra certa magistratura ed interessi politici: mali che sicuramente risalgono all'inizio degli anni '90, e che sono stati ripetutamente denunciati con autorevoli gridi d'allarme.
Ma la politica si è mostrata sorda o incapace ad affrontare questa deriva. Il centro-sinistra nella speranza di poter accrescere i propri dividendi elettorali. Il centro-destra con reazioni scomposte, condizionate da scelte ispirate a norme personali, non certo coerenti con quel disegno riformatore di ampio respiro richiesto dalla complessità della materia.
Poi ci sono gli atteggiamenti bipartisan: i peana alla magistratura quando viene colpito l'avversario, gli strali quando ad essere colpito è l'amico. Purtroppo, in Italia la cultura garantista vera non attecchisce molto... Mentre ben radicato è il vizietto di interpretare tutto in chiave di partigianerie. Onore quindi a Sansonetti che, pur dichiarandosi di sinistra, non esita a difendere le ragioni di un avversario politico.

Ma riprendendo il filo del ragionamento, è chiaro che con questi presupposti non si può affrontare il tema della riforma della giustizia, ed è altrettanto chiaro che in un siffatto contesto trovino fertile terreno di coltura le più sfrenate ambizioni di chi ama il protagonismo, costi quel che costi.

Ed è un cattivo servizio. Anzitutto per i tanti magistrati, i più, che esercitano il loro ruolo con dedizione, tenendosi lontani dai clamori mediatici e dai palco scenici politici.
Ed ancor più è un cattivo servizio per il Paese, posto che il buon funzionamento della giustizia, e la fiducia in essa riposta dai cittadini, è essenziale per il buon funzionamento delle istituzioni e per la tenuta della democrazia.
La qualità di una società si misura con la qualità delle sue istituzioni: la giustizia è una delle fondamentali, ed in Italia non si puo dire che goda di ottima salute...

Paolo Razzuoli

Sentenza contro Berlusconi sbagliata e pilotata, dopo 7 anni di gogna potrebbe emergere un'altra verità

di Piero Sansonetti

Ci sono le prove che la sentenza che condannò Berlusconi al carcere, nel 2013, e che diede il via al declino precipitoso di Forza Italia, era una sentenza clamorosamente sbagliata. E perdipiù c’è il forte sospetto che lo sbaglio non fu dovuto solamente a imperizia dei giudici, ma – forse: scriviamo dieci volte forse – a un disegno politico del quale è difficile stabilire con precisione gli autori. Una persecuzione in piena regola? Decidete voi.

Vediamo bene cosa è successo. Prima a grandi linee e poi nel dettaglio. Berlusconi, come ricorderete, è stato condannato una sola volta (negli altri 70 processi che ha subito è sempre stato o archiviato o assolto o prescritto). Questa condanna – definitiva – risale al 1 agosto del 2013 (allora Forza Italia viaggiava sopra al 21 per cento dei voti). La sezione feriale della Cassazione che emise la sentenza di condanna era presieduta dal magistrato Antonio Esposito (che oggi è un editorialista del Fatto di Travaglio). Relatore era il magistrato Amedeo Franco.

?

A sette anni di distanza emergono delle novità molto importanti, contenute in un supplemento di ricorso alla Corte Europea (contro la sentenza della Cassazione) presentato giorni fa dagli avvocati di Berlusconi (Andrea Saccucci, Bruno Nascimbene, Franco Coppi e Niccolò Ghedini). Le novità essenzialmente sono due: una sentenza del tribunale civile di Milano che ribalta la sentenza penale; e una dichiarazione del dottor Amedeo Franco – ripeto: relatore in Cassazione – che racconta come la sentenza di condanna di Berlusconi da parte della Cassazione fu decisa a priori e probabilmente teleguidata. Per questa ragione era una sentenza molto lacunosa dal punto di vista giuridico.

?

Partiamo dal primo punto: la sentenza del tribunale civile. È una storia paradossale. Succede questo: la sentenza di condanna di Berlusconi (per frode fiscale) si basava sul presupposto che Mediaset avesse comprato dei film americani attraverso la finta mediazione di un certo Farouk Agrama, pagandoli molto meno di quello che Agrama fece risultare. La differenza tra prezzo vero e prezzo falso fu equamente spartita. La metà la usò Mediaset per abbassarsi le tasse, l’altra metà Farouk Agrama la intascò e la depositò in un conto svizzero. I magistrati sequestrarono il conto svizzero di Agrama. Berlusconi cercò di spiegare che in quel periodo, siccome faceva il presidente del Consiglio, non si occupava dell’acquisto dei film e tantomeno della dichiarazione dei redditi di Mediaset. Ma i giudici di primo, secondo e terzo grado non gli credettero. Sebbene la cifra evasa (circa 7 milioni) rappresentasse meno del 2 per cento dell’intera dichiarazione fiscale. Il processo fu rapidissimo, a smentire la tradizionale lentezza dei tribunali italiani. In primo grado, nel giugno del 2012, il Pm (quel dottor De Pasquale, noto per non aver liberato il presidente dell’Eni Cagliari ed essere partito per le ferie: nel frattempo Cagliari si suicidò; e noto per avere inseguito inutilmente l’altro presidente dell’Eni Scaroni, assolto) chiese 3 anni e otto mesi. La Corte arrotondò a quattro. L’appello si concluse nel maggio dell’anno successivo, confermando la pena, e tre mesi dopo, ad agosto, arrivò la sentenza della Cassazione. Record olimpico di velocità.

?

A quel punto – incassata la condanna e scontata ai servizi sociali, e incassata anche l’esclusione dal Senato sulla base della Legge Severino, approvata in tempi successivi all’ipotesi di reato e dunque, per la prima volta nella storia della Repubblica e anche del Regno, con l’attuazione retroattiva di una legge – incassato tutto ciò, Berlusconi (più precisamente Mediaset) si rivolse a un tribunale civile in virtù di un ragionamento molto semplice: se davvero, come dite voi, Agrama mi ha fregato tre o quattro milioni, me li ridia.

?

C’è stata appropriazione indebita. Il tribunale civile di Milano, con una recente sentenza, dopo aver esaminato tutte le carte e ascoltato tutti i testimoni, e preso in considerazione tutti gli atti dei processi penali, compresa la sentenza della Cassazione, ha escluso che ci fosse appropriazione indebita, ha stabilito che l’intermediazione non era fittizia, che la società di Agrama (che le sentenze penali avevano dichiarato fosse un’invenzione) è una società vera e propria e ben funzionante, e ha anche stabilito che non solo non ci fu maggiorazione nelle fatture, ma che il prezzo al quale Mediaset comprò era un ottimo prezzo. Diciamo che ha smontato a pezzettini piccoli la sentenza di condanna di Berlusconi.

?

Ce n’è abbastanza per gridare allo scandalo? No: aspettate, aspettate.? È successo che dopo la sentenza, il dottor Franco (cioè, ricordiamo di nuovo, il relatore in Cassazione) incontrò Berlusconi e commentò la sentenza e l’andamento del processo. Berlusconi non era solo, quando incontrò Franco, c’erano dei testimoni a questo colloquio, e uno dei testimoni registrò. Tra poche righe ricopiamo parte della trascrizione di questo colloquio. Prima vi diciamo che gli avvocati di Berlusconi sostengono che in questi anni non hanno usato la registrazione per rispetto del magistrato, che era rimasto in attività. L’altr’anno però il dottor Franco è morto, e ora gli avvocati di Berlusconi hanno deciso di usare la registrazione e l’hanno depositata nel ricorso alla Cedu. Qui mi limito a trascrivere un po’ di frasi. Sono frasi che fanno accapponare la pelle, specie se si pensa che questo magistrato non è uno qualsiasi, è stato il relatore nel processo a Berlusconi e, ragionevolmente, ne ha chiesto inutilmente l’associazione.

?

Eccole qui.
? «Berlusconi deve essere condannato a priori perché è un mascalzone! Questa è la realtà… a mio parere è stato trattato ingiustamente e ha subito una grave ingiustizia… l’impressione che tutta questa vicenda sia stata guidata dall’alto… In effetti hanno fatto una porcheria perché che senso ha mandarla alla sezione feriale? … Voglio per sgravarmi la coscienza, perché mi porto questo peso del… ci continuo a pensare. Non mi libero… Io gli stavo dicendo che la sentenza faceva schifo…».

?

In una seconda conversazione, sempre registrata, il dottor Franco sosteneva che «sussiste una malafede del presidente del Collegio, sicuramente…». E riferiva voci secondo le quali il presidente Esposito sarebbe stato “pressato” per il fatto che il figlio, anch’egli magistrato, era indagato dalla Procura di Milano per… “essere stato beccato con droga a casa di…”. E poi diceva ancora: “I pregiudizi per forza che ci stavano… si potesse fare…si potesse scegliere… si potesse… si poteva cercare di evitare che andasse a finire in mano a questo plotone di esecuzione, come è capitato, perché di peggio non poteva capitare…Questo mi ha deluso profondamente, questo… perché ho trascorso tutta la mia vita in questo ambiente e mi ha fatto… schifo, le dico la verità, perché non… non… non è questo, perché io … allora facevo il concorso universitario, vincevo il concorso e continuavo a fare il professore. Non mi mettevo a fare il magistrato se questo è il modo di fare, per… colpire le persone, gli avversari politici. Non è così. Io ho opinioni diverse della… della giustizia giuridica. Quindi… va a quel paese…».

?

Fermiamoci qui. Che vi pare? In piena magistratopoli c’è una nuova conferma che è più grande di tutte le precedenti. Spesso, molto spesso, la giustizia non ha niente a che fare con la giustizia. Le sentenze, qualche volta, o spesso – non possiamo saperlo – sono decise al di fuori dei processi e per motivi che non hanno niente a che fare con l’accertamento della verità. Talvolta in questo modo si rovinano vite. O reputazioni. Stavolta addirittura si è rovinato un partito e deviato il corso della politica nazionale. State sicuri che nessuno sarà chiamato a rispondere. Però fa rabbia.

Figuratevi, Chi scrive mai ha votato per Berlusconi e mai e poi mai lo voterà. Lui è di centrodestra e io sono di sinistra, perché dovrei votarlo? Però sapere che è stata fatta con questi metodi vigliacchi la battaglia contro di lui, beh, sapere questo provoca dolore e paura.

Torna all'indice dei documenti
Torna alla prima pagina