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La pandemia e la solidarietà perduta

 

di Antonio Rossetti

 

Il tempo corre veloce e velocissimi sono i cambiamenti, nonostante  i molti passaggi, in breve tempo, mi pare sia possibile ripercorrere alcuni dei momenti più significativi.

    Non  è ancora chiara l'origine del cosi detto COVID-19, nonostante varie versioni, nessuno ha confermato se è stato un incidente di laboratorio in Cina, o per altre cause, così come sono stati sempre discussi i dati dei contagi e dei decessi.

  Il conteggio sulle morti per causa o concausa del virus, le possibili cure, i metodi di intervento, le possibili azioni di prevenzione sono un mistero.

Un dato certo è stato il crescente volume di spesa, in tutti i Paesi, sia per la fase acuta che per le sperimentazioni dei vaccini, considerato che  sono state riferite notizie  su oltre 100 gruppi di ricerca e studio di vaccini per prevenire, in futuro, il diffondersi del contagio.

Interessi enormi intorno all'epidemia che sta sconvolgendo  condizioni di vita sul piano sociale ed economico e gravissimi danni  per le popolazioni per  molti anni ancora.

 

L'ITALIA sotto osservazione

 

  Mentre in Cina si stava stabilizzando, (sulla base dei dati cinesi), il numero dei contagi, l'Italia si trovava in gravi difficoltà.  I contagi in crescita notevole giorno per giorno, e lo stesso per il numero di decessi.

Inadeguatezza, impreparazione ad un evento così grave, mancanza di attrezzature, di protezione, di conoscenze, di cure adeguate. Errori di strategia nelle politiche per la sanità, e gravi casi di corruzione hanno inciso notevolmente.  

 

Tentativi diversi per affrontare l'epidemia ormai estesa a pandemia.

I contagi, in Italia, erano 148 il 23 febbraio 2020, con 3 decessi, ma  già il 12 marzo, quando la Cina dichiarava 80.981 contagi,  in Italia eravamo a 15.113, mentre in Francia 2.860, in Spagna 2.965, in Usa 1.264, in Germania 2.369, in Uk erano 594.

   Il 28 marzo 2020, in Italia si registravano 92.472 contagi e 10.023 decessi.

In questa data la Cina dichiarava 82.230 contagi, gli Usa 85.228, la Spagna 64.059, la Germania 48.582, la Francia,  32.542, il Brasile 2.915,  in UK  erano14.547.

Il riferimento a questa fase di espansione della “pandemia” non ha solo un significato statistico, i contagi, i decessi e  il confronto tra Paesi, quanto la partecipazione dei Paesi, più forti, non solo  economicamente, in aiuto alle realtà in sofferenza, tra queste l'Italia.

Ricordiamo l'aiuto da parte della Cina, materiali e attrezzature, con gli aerei attesi, non mi risulta chiaro quanto siano stati “solidali” gli stessi aiuti. Mascherine, camici, strumenti e mezzi di cura e di protezione, il gruppo di medici cubani, gli aiuti dalla Russia, dagli Stati Uniti, dalla Germania, e da altri Paesi, non sempre chiaramente definiti negli obiettivi.

La necessità e l'urgenza  sono stati, in alcuni  casi occasione di affari più o meno leciti, e con materiali di dubbia qualità.

  In quel momento molte le critiche al nostro Paese ed alle nostre comunità, con isolamento e denigrazione, eravamo sotto tiro.

 

I dati di oggi

La pandemia non si è fermata e al 25 giugno 2020, la graduatoria dei contagi, vede gli Usa con 2.329.463, il Brasile con 1.145.906, la Russia con 613.994, l'India con 473.105, UK con 306.866, Peru con 260.810, Spagna con 247.086 casi di contagio, l'Italia con  239.706, la Germania con 192.079.

Numeri molto pesanti, anche in rapporto alla popolazione dei singoli Paesi.

Da queste  rilevazioni emerge non solo la necessità di intervenire nei paesi, in cui l'emergenza è ancora grave, ma la urgenza di aiuti, nelle forme  utili, per ridurre e prevenire i contagi e le conseguenze sulle popolazioni.

Una solidarietà che non appare, almeno nella informazione, come occasione di sostegno e di collaborazione per arginare  la pandemia e per affrontare le cure  con le metodologie sperimentate e dimostratesi efficaci.

L'Italia, insieme agli altri Paesi, può contribuire alla ricerca di farmaci  per la prevenzione, per la cura e per il sostegno, alle popolazioni dei  Paesi in maggiore difficoltà,  nel migliorare  il potenziale di sicurezza sociale e tutela della salute.

La corsa al vaccino, così come si sta svolgendo,  mi pare un altro degli errori possibili. Sta assumendo i connotati di una “gara” per interessi di grandi gruppi e Paesi dominanti, trascurando  l'aspetto fondamentale della collaborazione  per tutti i popoli.

In questa nuova fase, l'Italia, da Paese sotto tiro, da evitare chiudendo le frontiere, può dare  molto in termini di esperienza nella cura, anche se con metodologie  diverse, per regione, avendo pagato  pesantemente con la perdita di migliaia di persone e di operatori del servizio sanitario, di   assistenza e volontariato sociale. 

   L'Italia può ricambiare la solidarietà ricevuta, nelle fasi più difficili, a chi oggi sta vivendo la stessa grave esperienza e  si trova impreparato ad affrontarla non avendo  gli strumenti e le risorse necessarie.

 

Lucca, 26 giugno 2020

 

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