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Commento introduttivo di Paolo Razzuoli

Sulla scandalosa gestione della politica scolastica nel tempo che stiamo vivendo, già ho espresso il mio pensiero, anche commentando pezzi di altri. Così come già ho avuto modo di dire, ed ora confermo, che l'attuale ministro della Pubblica Istruzione (On. Lucia Azzolina), probabilmente è il ministro più inadeguato dell'intera nostra storia repubblicana.

Ma ora aggiungo che la responsabilità di questa indecorosa gestione non può essere circoscritta al solo ministro della Pubblica Istruzione; essa infatti riguarda l'intero governo, ed in particolare il presidente del Consiglio, che ha funzioni di coordinamento e di indirizzo politico dell'intero esecutivo.

E' chiarito benissimo nell'Art. 95 della nostra Costituzione che così recita:
"Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l'unità di indirizzo politico ed amministrativo, promovendo e coordinando l'attività dei ministri.
I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri.
La legge provvede all'ordinamento della Presidenza del Consiglio e determina il numero, le attribuzioni e l'organizzazione dei ministeri."

Ebbene, le decisioni sul funzionamento del sistema scolastico non possono essere certo classificate come atti individuali del ministro, al pari di un'ordinanza, ad esempio per fissare la scadenza dei trasferimenti.
Le decisioni sulla scuola hanno un pregnante significato politico che coinvolgono l'indirizzo del governo, ed in primo luogo (primo comma Art.95 Costituzione) la responsabilità del presidente del Consiglio.
Non ci troviamo certo di fronte a decisioni di ordinaria amministrazione: l'avvio del nuovo anno scolastico peserà significativamente sul se e sul come l'Italia saprà uscire dall'emergenza coronavirus.
Il governo, ed il suo presidente, non possono certo cavarsela pensando che la responsabilità cada solo su un ministro, che pur farebbero bene a "dimissionare".

So benissimo che Conte è molto abile nel gioco dello scarica barile; lo si è ben visto nella vicenda della nave in cui è implicato Salvini. Un presidente del Consiglio che dice di non saperne niente, quando dell'episodio se ne dava ampio conto sui media di tutto il mondo, o è in malafede, oppure è deltutto inadeguato al compito.

Credo che nella politica e nelle istituzioni italiane ci sia chi si rende ben conto della pericolosa deriva in cui il Paese sta scivolando, così come credo che ci sia chi ha idee per un progetto di futuro da privilegiare agli immediati dividendi elettorali.
A questi dico: "prima che sia troppo tardi battete un colpo"!!!

Paolo Razzuoli

Scuola. Lo scandalo della disattenzione sulla scuola sembra non avere limite.

di Chiara Saraceno

La ministra dell'Istruzione ha fatto avere la sua proposta di linee guida a Regioni e sindacati da cui emergono solo due cose chiaramente, entrambe preoccupanti.
La prima è che, in nome dell'autonomia scolastica, che viene comoda quando dal centro non ci si vuole assumere responsabilità, viene delegato totalmente alle singole scuole come "garantire il ritorno alla didattica in presenza": turni, divisione delle classi in più gruppi, riaggregazione di gruppi di alunni di classi diverse e anche di anni diversi, didattica mista, un po' in presenza e un po' a distanza, aggregazione di diverse discipline in ambiti più grandi, possibilità di usare anche i sabati per i turni. Tutto dipenderà dalle scelte, e dalle possibilità, delle singole scuole, senza che siano indicate né condizioni minime né risorse aggiuntive disponibili, con buona pace dei diritti educativi dei bambini e ragazzi e del diritto dei genitori, specie dei più piccoli, di sapere con ragionevole anticipo come sarà organizzata la giornata e la settimana dei loro figli.
La seconda cosa che emerge da queste "linee guida" è che la ministra apparentemente non si rende conto che sia i turni, sia la didattica mista richiedono di aumentare i docenti, perché non si può chiedere agli insegnanti semplicemente di sdoppiarsi, per fare a un gruppo la didattica in presenza e all'altro quella a distanza, o il turno mattutino e poi quello pomeridiano. Al contrario, nelle linee guida è scritto chiaramente che il miliardo a disposizione per il personale dovrà essere dedicato preferibilmente all'assunzione di bidelli e assistenti.

Che la ministra intenda il problema della scuola in epoca di Covid 19 come una questione prevalentemente di spazi e sorveglianza emerge anche dalla sua interpretazione delle proposte di attivazione delle risorse educative delle comunità locali, avanzate sia dall'associazionismo civile sia dallo stesso Comitato consultivo da lei insediato ma, evidentemente, non ascoltato.
Nelle linee guida si interpreta l'idea di "patto educativo di comunità" come possibilità sia di usare spazi messi a disposizione dalla comunità locale sia di utilizzare chi già faceva attività integrative nelle scuole in "attività di sorveglianza e vigilanza degli alunni".
Assente del tutto è l'idea di una organizzazione complessiva della didattica che si apra alla comunità locale, a competenze e attività esterne organizzate in modo non estemporaneo - l'unico modo che potrebbe consentire una effettiva attività educativa in presenza, arricchendola.

Infine, nelle linee guida non si fa menzione dei nidi né dei servizi educativi per la primissima infanzia, un settore che la ministra ha ignorato sistematicamente fin dall'inizio, delegandolo di fatto alla ministra della Famiglia, dimenticando che dal 2017 i servizi per la primissima infanzia fanno parte a pieno titolo dei servizi educativi, quindi sono responsabilità del suo ministero.

Questa sciatteria e mancanza di rispetto per i nostri figli, per le giovani generazioni, sono davvero intollerabili.

(da La Repubblica - 24 giugno 2020)

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