logo Fucinaidee

Commento introduttivo

Ironia della sorte: i populisti che oggi condividono responsabilità di governo in Italia, ovvero i grillini, almeno sino a qualche mese fa euroscettici, oggi non possono che sperare che dall'Europa venga quell'ossigeno senza il quale l'Italia soffocherebbe. E all'aiuto europeo si appellato continuamente anche il nostro presidente del Consiglio, giano bifronte, che per un anno ha presieduto il più antieuropeo governo dei paesi Ue.
Certamente l'Europa, di fronte ad una crisi così devastante qual è l'emergenza coronavirus, aveva il dovere di mettere in campo strumenti innovativi, compiendo un salto di qualità rispetto a quanto fatto sinora.
La decisione di ieri della Commissione Ue è un segnale di straordinaria importanza, anche se prima che gli strumenti approvati possano produrre i loro effetti ci vorrà tempo, e la strada del loro percorso sarà in salita. Sappiamo infatti dei mal di pancia, di vari Paesi, peraltro alcuni governati da coalizioni di destra ed altri invece da forze di sinistra.
Come la storia ci insegna, le grandi crisi (quella che stiamo attraversando è sicuramente fra queste), possono produrre esiti contrastanti: possono cioè dare la stura ad involuzioni di tipo autarchico e nazionalista, ma possono anche offrire l'opportunità per rilanciare processi virtuosi di solidarietà e di orizzonti positivi. Naturalmente non è ancora possibile fare previsioni, ci vorrebbe la sfera di cristallo; ma la scelta della Commissione va nel senso migliore, accreditando l'Europa come soggetto che globalmente si fa carico di costruire strumenti comunitari per fronteggiare un'emergenza che non ha precedenti nella storia comunitaria.
In un mondo in cui sembra prevalere la gestione egoistica dei rapporti internazionali, la decisione della Commissione di Bruxelles è un bel segnale.
Naturalmente è anche una scelta diciamo "necessitata"; infatti se un paese come l'Italia dovesse crollare, la tempesta investirebbe tutta la zona euro. Ma non era per niente scontata, e l'Italia deve saperlo e deve saperne anche trarre adeguate conclusioni. Deve cioè rendersi conto che non potrà più rimandare la capacità di risolvere i suoi problemi - direi endemici - che ormai da decenni la collocano agli ultimi posti di capacità di crescita fra i paesi Ue. Insomma, le riforme non possono più attendere, ed i soldi dovranno servire per gettare le basi per una nuova stagione di sviluppo e non per essere disperse nei tanti, troppi, rivoli in cui va la nostra spesa pubblica. A questo proposito ho sentito idee deltutto bizzarre ed improponibili, quale ad esempio quella di finanziare la riduzione dell'Irpef.
Insomma, i cosiddetti "paesi frugali" saranno anche un po' tignosi, ma noi non possiamo rimandare l'impegno per le riforme: quelle riforme che consentano al sistema di riprendere quello slancio senza il quale difficilmente si potranno evitare ulteriori guai. E potranno essere guai ancor peggiori di quelli provocati dal Covid-19.
Due ultime piccole ma non marginali annotazioni.
prima. Il progetto europeo è partito da un input franco-tedesco. Sarà bene pensarci un po' di più prima di esprimere disinvolti giudizi contro qualcuno, come non raramente ho sentito in questi mesi fare contro la Germania!
Seconda. I soldi - anche se tutto dovesse filare liscio - non arriveranno in tempi brevi; sarà quindi bene non fare sciocchezze sull'uso del Mes, che potrà portare soldi in tempi brevi, ora senza particolari condizioni e a tassi quasi azzerati.
Per illustrare le decisioni della Commissione di Bruxelles, propongo il pezzo di Beda Romano, pubblicato sul Sole di oggi. Buona lettura.

Paolo Razzuoli

Recovery Fund Ue da 750 miliardi (di cui 173 all’Italia)

di Beda Romano

Recovery Fund Ue da 750 miliardi (di cui 173 all’Italia) La proposta della Commissione. Il Fondo sarà finanziato da obbligazioni: 500 miliardi di sovvenzioni e 250 di prestiti Il nostro Paese, che contribuirà al bilancio, è il primo beneficiario

La Commissione europea ha proposto ieri ai Ventisette uno storico bilancio comunitario per i prossimi sette anni. Per la prima volta in 60 anni, l’esecutivo comunitario verrebbe chiamato a indebitarsi in modo sostanzioso sui mercati finanziari, per un totale di 750 miliardi di euro. Nei fatti, la Commissione guadagnerebbe autonomia finanziaria, permettendo all’Unione europea di compiere un passo avanti nell’integrazione comunitaria.

È di 750 miliardi di euro l’ammontare del Fondo per la ripresa, così come proposto ieri da Bruxelles. L’esecutivo comunitario ha proposto altresì che il nuovo strumento distribuisca 500 miliardi sotto forma di sovvenzioni e altri 250 miliardi sotto forma di prestiti. Aggiungendo al nuovo Fondo il consueto bilancio comunitario, la forza d’urto finanziaria dell’Unione sale nel periodo 2021-2027 a 1.850 miliardi di euro. L’obiettivo è di far fronte allo shock economico provocato dalla pandemia influenzale.

All’Italia oltre 170 miliardi

Si tratta di «una svolta europea per fronteggiare una crisi senza precedenti», ha detto il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni. All’Italia, secondo cifre circolate ieri qui a Bruxelles in attesa di conferma oggi, potrebbero andare 82 miliardi in sovvenzioni e 91 miliardi in prestiti, provenienti dal Fondo. A titolo di confronto, la Spagna riceverebbe 77 miliardi di sovvenzioni e 63 miliardi di prestiti. I dati dipenderanno in ultima analisi dalla domanda.

Il nuovo Fondo per la ripresa - ed è la novità storica - verrà finanziato da obbligazioni della Commissione. I titoli avranno maturità diverse, ma l’impegno è di rimborsarli entro il 2058, ma non prima del 2028. «L’obiettivo – spiega un esponente comunitario – è di beneficiare dell’intera curva dei rendimenti, con una maturità massima di 30 anni». Bruxelles propone ai Ventisette di rimborsare il debito con un aumento delle risorse proprie (tra le ipotesi: tassa sul digitale e tassa sull’anidride carbonica).

Finora, la Commissione europea ha emesso debito per scopi specifici e totali molto limitati (tendenzialmente per aiutare la bilancia dei pagamenti di Paesi extra zona euro). Con questa proposta cambiano le prospettive dell’Unione europea. Si affidano notevoli poteri di finanziamento all’esecutivo comunitario, poteri finora limitati a due istituzioni finanziarie con obiettivi precisi: la Banca europea degli investimenti e il Meccanismo europeo di stabilità.

A conferma delle informazioni circolate nelle ultime settimane il nuovo Fondo per la ripresa si baserà su tre pilastri, rispettivamente dedicati al sostegno dei Paesi membri, al rilancio dell’economia, e al rafforzamento di programmi già esistenti. La proposta comunitaria è più generosa dell’ipotesi franco-tedesca di qualche giorno fa. Insieme, Berlino e Parigi avevano suggerito un fondo da 500 miliardi, tutto di sovvenzioni (si veda Il Sole 24 Ore del 19 maggio).

Le priorità: digitale e ambiente

Quanto al funzionamento del Fondo, la Commissione propone che il denaro serva a una modernizzazione dell’economia, non solo al rilancio della congiuntura. Priorità verrà data quindi al digitale e all’ambiente. Come spiegato di recente dal vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, ogni singolo Paese presenterà un proprio piano nazionale che sarà valutato da Bruxelles. Nei fatti, l’uso del denaro dipenderà da misure nazionali legate alle annuali raccomandazioni-Paese.

Il Fondo sarà associato al bilancio comunitario per i prossimi sette anni. Secondo la proposta presentata dinanzi al Parlamento europeo dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la nuova finanziaria per il periodo 2021-2027 dovrebbe avere un valore di 1.100 miliardi di euro. Una precisa proposta comunitaria relativa ai contributi nazionali per finanziare il bilancio è attesa nei prossimi giorni (l’Italia potrebbe tornare a essere beneficiario netto).

In modo che una parte del denaro sia disponibile già quest’anno, Bruxelles emenderà il bilancio 2014-2020 per garantire fondi nei prossimi mesi per un totale di 11,5 miliardi di euro. Più in generale, la nuova proposta di bilancio prevede un aumento della dotazione riservata alla politica agricola rispetto alla bozza precedente (la posta di bilancio sale a 348 miliardi di euro, a tutto beneficio di paesi quali la Francia o la Polonia).

Nel suo discorso dinanzi al Parlamento europeo, la signora von der Leyen ha esortato i Ventisette «a mettere da parte i loro pregiudizi» nel prossimo negoziato. Ieri le reazioni nazionali erano per lo più attendiste. Il nuovo progetto di bilancio dovrà essere negoziato dai Ventisette e approvato dal Parlamento europeo. Un vertice europeo è già previsto il 18-19 giugno; diplomatici qui a Bruxelles già prevedono un altro summit in luglio perché la trattativa rischia di essere complicata.

(dal Sole 24 Ore - 28 maggio 2020)

Torna all'indice dei documenti
Torna alla prima pagina