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Siamo rovinati, ma perlomeno ci stiamo liberando dei Cinque Stelle

di Christian Rocca

Siccome non tutto può andare sempre male, almeno una buona notizia per la salute democratica del paese c’è ed è il cedimento strutturale del Movimento Cinque stelle. Lasciate stare i sondaggi, che pure li fotografano al terzo posto come l’Inter e con una percentuale di consensi dimezzata rispetto alle elezioni parlamentari del 2018.

Guardate, piuttosto, la traiettoria politica del partito che avrebbe dovuto aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno (sono scarsi pure nelle similitudini) ma che dopo un quarto d’ora ha indossato la grisaglia, si è fatto la messa in piega ed è finito a lottizzare lo Stato e la Rai e le società partecipate con amici, mezze figure e compagni di scuola, senza peraltro avere nessuna capacità o competenza o, per usare una parola che a loro piace molto, dignità nel fare le nomine e nel governare.

Ma non è nemmeno questo il punto: il punto è che sembra sia finalmente saltato quel sistema di governance a metà tra la Corea del Nord, i romanzi Urania e il Circo Barnum che li ha portati fin dove sono arrivati e che ora li sta facendo schiantare a fari spenti contro le proprie miserie. Non c’è più l’Erede a dare le carte, mentre Beppe Grillo è sparito. È rimasto soltanto il Circo Barnum.

Giuseppe Conte, scelto dagli associati come segnaposto per fare il vice dei vicepremier Di Maio e Salvini e riconfermato grazie a una straordinaria combinazione astrale, adesso gioca una partita solitaria, insieme con Rocco Casalino, in aperto contrasto con Luigi Di Maio, dal cui entourage partono le soffiate anti Palazzo Chigi, mentre Davide Casaleggio non ha più in mano il sistema operativo, a meno di voler considerare Vito Crimi un software riuscito, visto che deputati e senatori, da Di Maio in giù, prendono a pernacchie sia le regole statutarie casaleggiste sia il grottesco sistema di voto detto Rousseau.

Sono tutte notizie straordinariamente positive, compresi i veleni via chat, i sussurri e le grida riportati dai giornali per ora soltanto nei retroscena, con i grillini che sfottono apertamente Conte, chiamandolo il «signor Frattanto», che confermano come il reggente Vito Crimi dia il benestare a decisioni del governo che non comprende in pieno, che svelano come Di Maio ormai conti quanto il due di picche, che pongono il no al Mes come la battaglia finale tra l’ala dibattistiana e quella contiana e che cominciano a guardare con sospetto anche il Guardasigilli Bonafede, il quale dopo aver sfidato tutti facendo il dj puro ne sta trovando altri più puri pronti a epurarlo.

Non considerando Roma, Torino e gli altri comuni dove vabbé, lasciamo perdere, un anno di governo surreale con la Lega ha fatto perdere ai Cinque stelle la metà dei voti, mentre l’alleanza con il Partito democratico da un lato ha contagiato il Pd, ma dall’altro ha snaturato il movimento nato per combattere la casta.

L’uno-due è stato micidiale, come si è visto nel patatrac delle elezioni regionali in Emilia-Romagna, Umbria e Calabria, ma il Covid-19 ha ulteriormente complicato le cose, al punto che il governo Conte ha dovuto sospendere il decreto dignità, quello con cui in teoria Di Maio aveva eliminato la povertà, per provare a dare sollievo agli italiani che altrimenti sarebbero rimasti senza lavoro.

Ricapitolando: il vaccino ancora non c’è, la botta economica si dovrà ancora sentire, il debito a un certo punto dovremo ripagarlo e non sappiamo ancora come, le imprese italiane diventeranno preda dei cinesi, il piccolo sistema di propaganda amatoriale di Palazzo Chigi è palesemente inadeguato ad affrontare le sfide dei prossimi mesi e Matteo Salvini e Giorgia Meloni accendono micce anti europee con cui accelerano lo schianto del paese. Siamo formalmente spacciati, ma anche a un passo dal raggiungere l’immunità di gregge contro il virus a cinque stelle.

(da www.linchiesta.it - 17 maggio 2020)

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