Una grave situazione, con drammatiche vicende, con limiti ed errori pagati a carissimo prezzo dalle persone: i morti, i danni personali, i danni economici.
Di Antonio Rossetti
Il livello e la puntualità di molti scritti apparsi sulla Fucina erano tali da sconsigliare riflessioni di minore caratura, mi sono limitato ad alcune riflessioni di minore consistenza che spero portino altri amici ad intervenire sulla Fucina che da anni è laboratorio di idee e confronto sia per argomenti di livello locale e di più vasta argomentazione nazionale e mondiale.
La premessa di questa riflessione, prende in serie considerazione la gravità del fenomeno e al tempo stesso la impreparazione, intesa come capacità di governare vicende così impegnative.
La insufficienza e la inadeguatezza delle strutture ospedaliere, con attrezzature carenti per numero e per materiali necessari per la prevenzione e cura, in situazioni di emergenza ha messo in evidenza le scelte, che nel corso degli anni, sono state all'origine dell'impoverimento della sanità pubblica, a favore dei privati, le cui conseguenze sono state costosissime ed oggi lo sono ancora di più.
Come sempre accade, anche nelle disgrazie, ci sono “i predatori” che si intrufolano, o sono già presenti, che lucrano e speculano sull'emergenza e sui bisogni primari: tra questi la salute delle persone e la normalità delle relazioni e delle attività.
Il primo problema grave riguarda la dimensione della “pandemia”.
La rapidità di diffusione, i limiti di conoscenza e delle cause dell'esplosione, in alcuni casi, la sottovalutazione e i ritardi nel contrastare il diffondersi del contagio, hanno determinato danni e costi enormi.
Salvo rare eccezioni, gli esperti e gli scienziati, così come l'elenco poderoso dei consulenti, centinaia in Italia, ma anche in altri Paesi, si sono limitati a dire che è necessario mettere le mascherine, distanziare le persone fisicamente e poco altro di importante. Nessuno ha detto chi e come ha scatenato questo putiferio, se è colpa dei “cinesi”, se si è propagato da animali, o altro. Oggi siamo in presenza di oltre i 100 gruppi di ricerca composti da università, centri di ricerca, gruppi farmaceutici, di dimensione nazionale e multinazionale, a caccia del vaccino, e al tempo stesso dei tanti miliardi di euro e dollari.
Speriamo vi sia, sul piano della ricerca, una unità tra tutti gli operatori di scienza nel dare una risposta valida per le persone nel mondo, tutte.
Se in questo momento la ricerca delle azioni condivise è fondamentale, dovrà pure esserci, usciti dalla condizione emergenza, una vera e concreta analisi degli errori e delle responsabilità.
Questo deve avvenire non solo per giustizia nei confronti di chi ha pagato con la vita errori determinati da incapacità e superficialità, o per avere sottovalutato le gravità di tutti ciò, ma anche per ripensare le politiche della salute, dell'ambiente, e del vivere in questa epoca.
Dire che le responsabilità maggiori riguardano il Governo e in prima persona il Presidente del Consiglio non vuol dire che altri potevano fare meglio di fronte ad una crisi così grave, ma ci sono degli aspetti rilevanti che meritano di essere approfonditi.
Quali:
Di fronte alla crisi che stiamo vivendo, in Italia, e nel mondo, chi ha responsabilità di governo deve considerare la opportunità di condividere le scelte fondamentali con tutte le forze politiche, le rappresentanze istituzionali e le rappresentanze della società, intese come parti fondamentali sia nel lavoro sia nelle forme di cura e sostegno.
L'avere creato organismi sostitutivi di “cosiddetti esperti”, per limitare la fatica del confronto con le rappresentanze elette, Parlamento in primo luogo, Regioni, Enti Locali, e altre rappresentanze del lavoro e dell'impresa, è stato un grave errore.
Certo non è facile trovare punti di accordo con tutti, ma è comunque preferibile una intesa che eviti l'acutizzarsi delle differenze perché è più deleterio dividersi accentuando le posizioni divaricanti.
Altro problema: Gli 'annunci di aiuti, di miliardi, i rapporti con l'Unione europea sono stati, troppe volte contraddetti dalla lentezza, dalle incertezze, e probabilmente dalla mancanza di risorse vere. Il rapporto con gli istituti di credito
Le garanzie nell'assegnazione delle risorse di liquidità alle imprese, è reso complicato da vincoli e procedure inadatte ai tempi “normali” ed ancora di più in emergenza. Il rischio di chiusure di imprese e perdita di mercati è , in parte, legato ai tempi di risposta alle richieste sempre più urgenti per la ripresa economica e produttiva nel nostro Paese.
E' facile proporre soluzioni per tutti uguali?
Una limitazione come il “ tutti a casa” può apparire ugualitaria, come dire la stessa limitazione per tutti, ma questa non è una misura che danneggia tutti allo stesso modo.
Quante sono le diverse tipologie: grande, piccola, media, con giardino, parco, terrazzo, e via dicendo, senza trascurare chi la casa non l'ha. Inoltre nella casa le condizioni: quante persone, quali età, quali condizioni personali e i livelli di reddito.
So bene che è più difficile governare condividendo le responsabilità, tuttavia se occorre un indirizzo condiviso, la gestione concreta, nell'applicazione del criterio di sussidiarietà, doveva trovare maggiore attenzione a favore dei livelli più vicini alle comunità nei territori.
Questo vale sia per le azioni di sostegno economico che per la migliore azione di prevenzione e controllo delle disposizioni.
Se in questo momento la ricerca delle azioni condivise è fondamentale, dovrà pure esserci, usciti dalla condizione emergenza, una vera e concreta analisi degli errori e delle responsabilità.
Questo deve avvenire non solo per giustizia nei confronti di chi ha pagato con la vita errori determinati da incapacità e superficialità, o per avere sottovalutato le gravità di tutto ciò, ma anche per ripensare le politiche della salute, dell'ambiente, e del vivere in questa epoca.
Chi dice ora basta polemiche trascura qualcosa di importante, che per la documentazione o per una ricerca sui fatti, con denunce e testimoni, ci sono tempi che non sono ininfluenti alla ricerca del vero.
I reati, ad esempio di truffa, o altri reati gravi che sono di tutta evidenza, non vanno in”quarantena”, neppure la giustizia ci va. Sarebbe molto strano che chi va a casa di una persona, non congiunta, venga ne sanzionato e non lo fosse chi, commette reati molto più gravi.
Il vizio del faccio tutto io, male diffuso da tempo in Italia e nel mondo, produce, con il passare dei giorni, reazioni sempre più forti e contrarie. La pandemia non ha eliminato le disfunzioni, gli eccessi di burocrazia, note malattie della nostra società, che resteranno quasi le stesse anche dopo.
Sentire che il Presidente del Consiglio si “lamenta della burocrazia” e dei ritardi di molte azioni, quasi fosse compito di altri e non del Governo agire per rendere più snelle procedure e realizzazioni, mi faceva ripensare a quanti nel corso degli ultimi anni si sono espressi per una riduzione di leggi, numerosissime nel nostro paese, e di tanti altri “lacci”, si diceva anche “laccioli”, e dopo anni e anni siamo sempre al punto di partenza o quasi.
Atti confusi e difficili attuazioni
Che non siano stati fatti passi avanti lo dimostrano gli atti complessi e numerosi, non solo le numerose autocertificazioni, le centinaia di pagine per tentare di spiegare nel minimo dettaglio quasi tutto, e poi incartarsi in particolari che assumono aspetti quasi maniacali.
Le conferenze per informare e per spiegare la conferenza precedente, le comunicazioni degli esperti che spesso non spiegano e complicano i chiarimenti .
Infine la sottostima delle persone.
Non è facile “governare in Italia”, qualcuno ha detto che non è difficile ma inutile, può darsi, ma in questa circostanza grave, il rispetto delle indicazioni è stato motivato dalla paura e dalla dimensione della pandemia e, sopratutto, dalla morte di molte, moltissime persone, in pochi giorni., è necessario ritrovare le motivazioni per ricostruire e superare la paura,
Quindi la paura c'è, e deve essere sostituita dalla speranza negli interventi di cura e di prevenzione, il vaccino. Che sia tutto bene e possibilmente presto.
Anche in questa circostanza prevarranno, come sempre è accaduto, salvo rarissime eccezioni, gli interventi di tipo assistenziale, qualche volta mascherati come precondizione per il lavoro.
Le indennità di disoccupazione, le forme di cassa integrazione straordinaria, la mobilità, la formazione, sarebbero finalizzate alla occupazione, ma di fatto la contraddicono in quanto, almeno in Italia è così, le attività per le politiche attive per il lavoro, molto più complesse e impegnative, non esistono quasi in nessuna parte del paese, salvo eccezioni molto rare, non sono considerate campo di azione della politica e delle istituzioni.
Basta leggere i dati relativi alla politica dell'impiego di lavoro legata al reddito di cittadinanza, quanti sono stati inseriti in attività lavorative? Pochissime unità .
Dire che mancano politiche per creare occupazione non significa non considerare le fasi di crisi o disoccupazione involontaria, ma dire che non bastano ne per le persone ne per il Paese.
Uguali e diversi.
La stessa considerazione che viene svolta circa i provvedimenti straordinari per covid 19 (stesso provvedimento per casi diversi, quindi di fatto provvedimenti non uguali proprio perché le situazioni sono diverse per condizione sia personale che sociale che economica) vale per le regioni e i territori.
In teoria può apparire una forma di discriminazione in positivo o in negativo, a seconda dei punti di partenza, l'applicazione di provvedimenti diversi, più rispondenti alla realtà, in regioni e territori.
Il ragionamento non cambia, si possono avere indirizzi generali a cui attenersi, ma l'attuazione degli stessi dovrà considerare situazioni diverse.
Al 6 maggio 2020, in Italia, il numero dei positivi al covid 19 era articolato per regione con 31.753 persone in Lombardia fino a 172 in Basilicata, con altre fasce intermedie. In totale 9 regioni contavano meno dei mille casi.
Senza trascurare la dimensione in termini di popolazione nelle singole regioni è pur vero che sono da considerare, in base alle reali condizioni, le possibilità di contagio, di prevenzione e di cura.
Resterà in carico alle regioni e enti locali la stessa responsabilità ed equilibrio richiesto a livello di Governo, nel rispetto delle azioni stabilite.
Nel caso di focolai, possibili in ogni realtà, occorrono provvedimenti adeguati per evitare la ripresa dei contagi con le relative conseguenze.
Lucca, 7 maggio 2020