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La gestione dell'emergenza coronavirus sta ovviamente suscitando le più varie valutazioni, che dividono anche profili riconducibili a medesime aree politico-culturali.
Mi sembra utile sottoporre ai lettori di Fucinaidee il post sotto riportato, che pone problemi che ciascuno potrà valutare come meglio crede, e che comunque mi pare meritino una riflessione non superficiale.

Paolo Razzuoli

Considerazioni non economiche sulle libertà soppresse (e come) dal virus

post scritto da Jacopo Giliberto *

Permettimi, caro Econopoly, di condividere con te queste mie considerazioni di qualche settimana fa, che spero ancora valide.
Non sono economiche.

 

Per giusti motivi sanitari, abbiamo consentito che ci venissero soppresse molte libertà – libertà per ottenere le quali molti che non ne godono sono disposti a morire.
  Ti ricordo alcune libertà cancellate.
La libertà di movimento.
Di aggregazione e di associazione.
Di attività economica.
Perfino la libertà di “assembramento”, che pare il coprifuoco del 1944.
La libertà elettorale – il referendum è stato rinviato a data da destinarsi. Ovviamente e con ragione. Ma è un’altra libertà soppressa.

 

A queste limitazioni gravissime delle libertà fondamentali del cittadino paiono aggiungersene altre, come il controllo di comunicazioni e spostamenti tramite app e droni.
Ma anche la libertà di cura. (Tranne il Tso del sindaco, nessuno può imporre alcuna terapia né alcun ricovero. Ma molti ci provano lo stesso, a costringere alle cure).
E così via con libertà soppresse.

La più sensibile di queste libertà è rappresentata dagli arresti domiciliari cui sono condannati milioni di italiani, una condanna irrogata senza alcuna sentenza di giudice e senza data di fine pena.
È accettabile questa forma moderna di tirannide?
Sì.
Questa soppressione sanitaria della libertà può essere accettata, come facciamo per senso di condivisione e responsabilità; ma solamente ad alcune condizioni.

 

· Per esempio, queste limitazioni anticostituzionali (inutile che gli esperti di diritto dicano che queste limitazioni rispondono alla Costituzione: no. Sono anticostituzionali) devono essere regolate in un dialogo formale e continuo con il popolo italiano, cioè con il parlamento che ne è il riassunto.
· Per esempio, noi abbiamo acconsentito a una sospensione del diritto a patto che fosse temporanea e utile: ma è temporanea? È utile?
· Per esempio, il Governo avrebbe dovuto fissare le regole di gestione di questa fase eccezionale, e assegnare i criteri per il suo superamento. Avrebbe dovuto stabilire ieri quando si potrà dire che l’emergenza è finita, con quali numeri e condizioni sanitarie.
· Per esempio dando ai cittadini – i quali si lasciano vessare per motivi del bene collettivo  – i dati chiari e veri che motivano le limitazioni.

 

Ebbene nessuna – dico nessuna – di queste condizioni rispettose dei cittadini viene osservata.
  La condizione più offensiva per i cittadini è quella sui dati.
I dati sui malati e sui morti sono totalmente sballati.
Sballati per difetto.

 

Accenno a qualche elemento di distorsione dei dati, ormai evidente anche al più estraneo dei cittadini.
Le stragi terrificanti nelle case di riposo, le stragi in silenzio senza tampone, le stragi non classificate.
Quei poveretti che muoiono da soli nel loro letto, incapaci di reazione.
Il numero vero di contaminati – le stime reali dicono che la situazione è assai peggiore e ormai il milione di contagi è una stima consolidata.
  Ma soprattutto non vengono detti ai cittadini i dati di dettaglio.
  Non ci sono i dati che dicono quanto hanno contato la partita Atalanta-Valencia giocata in piena crisi sanitaria, con migliaia di bergamaschi assiepati nello stadio; oppure quanto abbiano contato nella diffusione del contagio i campionati di basket che si sono svolti a Pesaro quando l’allarme era già alto in Cina ma in Italia non si capiva ancora. (Già, Pesaro con tutta la fascia adriatica da Rimini a Senigallia ha subito un’ondata di contagi).
  Non ci sono i dati sul ruolo devastante degli ospedali, degli ospizi e delle case di riposo – ma soprattutto gli ospedali – nella zona di Bergamo e di Codogno, che inconsapevolmente nella prima parte della pestilenza sono diventati i luoghi della propagazione più feroce.
  Non ci sono i dati su quali conseguenze abbia condotto questa gestione del controllo. (Il Veneto stava per incamminarsi sulla stessa strada poi ha deciso di seguire i virologi dell’università di Padova).
  Non ci sono i dati che il Governo deve dare ai cittadini per rispetto dei milioni di persone che per consapevolezza e responsabilità limitano le loro libertà.

Con quali dati misuriamo l’efficacia di questa paralisi della nazione e di questa limitazione delle libertà fondamentali?
Non si sa.

 

Gli arresti domiciliari irrogati senza sentenza a decine di milioni di cittadini servono o no?
Non si sa.

 

Ci sono misure più efficaci? Potrebbe funzionare meglio un controllo stringente sui soli contagiati, o alle zone più a rischio?
Non si sa.

Invece del semplice “resti a casa con gli antifebbrili finché non le passa e casomai le faremo un tampone”, potrebbero funzionare meglio sistemi per identificare e isolare le persone contagiate?
Non si sa.

 

I consulenti che indirizzano il Governo sono adeguati?
Non si sa.

 

Chi dichiarerà la fine dell’emergenza?
Non si sa.

Con quali dati sanitari e con quale livello di contagi potranno essere allentate queste compressioni della democrazia?
Non si sa.

 

Ci renderanno la libertà fra un mese, due, dieci, duecento mesi, o mai?
Con quanti contagi?
Non si sa.

 

Ecco, noi cittadini siamo tutti d’accordo sulle limitazioni imposte a noi.
Ma deve darsi limitazioni, differenti, anche chi ci impone queste limitazioni.

 

Questa politica sanitaria sta distruggendo l’Italia.
Può avere senso, se non ci sono alternative migliori. E come si vede siamo pronti a farlo, lo facciamo.
Ma questa politica sanitaria non può essere imposta con questa leggerezza. Sono loro a doversi giustificare. Non noi cittadini che ci limitiamo per senso di responsabilità.
  Dobbiamo essere rispettati. Oppure finirà male, molto molto molto male. Non per il virus.

 

(da Econopoly - Sole 24 Ore - 1 aprile 2020)

* Jacopo Giliberto

Jacopo Giliberto (Venezia, 1961) è giornalista da 35 anni.
Si occupa soprattutto di energia e ambiente, ma anche di attualità, cronaca e di tematiche scientifiche, economiche, industriali.

Tra l’altro:
• ha coordinato la pubblicazione del Rapporto G8 sulle energie rinnovabili (2001),
• ha collaborato con il ministero italiano dell’Ambiente nel progetto sulle Opportunità ambientali nei Balcani (2005),
• ha collaborato con la Fao per il Rapporto Gbep sulle biomasse (2007),
• dal 2011 al 2013 è stato portavoce dei ministri italiani dell’Ambiente Corrado Clini (Governo Monti)?e Andrea Orlando (Governo Letta).

Tra i libri pubblicati:
• "Le professioni dell’ambiente" (Edizioni del Sole 24 Ore, 1994),
• "La Guerra dell’Ambiente" (Laterza, 2003),
• "Tav, cronache di una valle dura" (Neos, 2006).

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