Di Antonio Rossetti
La presentazione, del salotto buono a Lucca, è stata molto ricorrente nel corso degli anni.
Una presentazione utilizzata per evidenziare il bello e il buono, della città, in sostanza il luogo dell'accoglienza piacevole e comoda, la parte migliore della città di Lucca.
Chi vive all'interno, del salotto buono, e vi risiede non si stupisce se vi sono “brutture” evidenti, di solito ci si abitua, ma se guardiamo il salotto con l'attenzione di chi è ospite o semplicemente visitatore, il salotto non è così come viene definito, nel senso di accogliente, comodo e bello.
Non si possono trascurare i miglioramenti avvenuti nel corso degli anni.
Chi ricorda il terminal della Lazzi in piazza S.Martino, o il grande parcheggio in Piazza Napoleone, la presenza dello stabilimento della Manifattura dei Tabacchi in via Vittorio Emanuele, l'area di Piazza S.Francesco e la ex Caserma Mazzini, l'ex Real Collegio, l' Ex E.C.A., oggi sede di Agorà, l'Auditorium Boccherini, il Teatro S.Girolamo, l'ex Chiesa di S,Romano, (interventi realizati grazie al determinante contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca - n.d.r.) non può certo affermare che non siano stati realizzati interventi che hanno reso più accogliente il centro della città.
Di contro dobbiamo evidenziare ciò che impedisce di presentare la città come luogo accogliente come il salotto buono.
Vi sono ancora degli immobili che presentano condizioni di abbandono, quasi resti abbandonati da gravi eventi e da trascuratezza ormai pluridecennale.
L'ex cartiera, anzi due, sui Fossi, vicino alla uscita dalla porta, il complesso del Carmine con il mercato, con impalcature abbandonate senza manutenzione e non rimosse, la ex Palestra dei Bacchettoni, mentre pare definita la riutilizzazione dell'ex sede Inail di Piazza S.Maria Bianca, dopo quasi trenta anni di abbandono, ed ancora altri locali di proprietà pubblica abbandonati e senza utilizzo.
In questo quadro il programma degli interventi previsti dal PIUSS consentiva il recupero di importanti aree del centro della città e di spazi importanti per funzioni utili alla città ed alle attività.
Probabilmente, il tempo breve per la definizione del PIUSS non ha reso possibile una elaborazione più appropriata non solo per migliorare una parte importante di immobili, ma per meglio definire l'impiego degli spazi attraverso una analisi di ciò che già abbonda nella città e ciò che è necessario, sia per chi vi abita e sia per chi è ospite temporaneo.
Se la velocità dei cambiamenti rende difficile definire un progetto di lungo periodo, per i tempi lunghi delle realizzazioni, considerando i “previsti” e gli “imprevisti”, è pur vero che alcuni elementi ormai consolidati sono chiari.
Tra questi l'abbandono della residenza, ormai molto insufficiente, rispetto alle attività che sono presenti in molti settori, a partire dal commercio e dei settori collegabili al flusso di visitatori e ospiti; lo stesso dicasi per le attività dell'artigianato, di alcuni servizi, di condizioni per l'accessibilità, solo per indicarne alcuni.
Aspetti importanti che riguardano il sempre dichiarato equilibrio tra residenza, attività commerciali, attività artigianali e artistiche, e attività direzionali e professioni.
Un bel disegno che richiede una precisa individuazione ed una altrettanto concreta rimozione delle cause che hanno determinato un vasto spopolamento, e la perdita di attività e funzioni.
Insieme al salotto buono altre sono state le definizioni , non vogliamo Lucca una disneyland, non vogliamo che diventi un cimitero. Le prospettive sono tutte definite dalle più apprezzabili alle più distruttive.
Ovviamente non basta affrontare il tessuto delle attività legate alla presenza di maggiori flussi di visitatori, occorre intervenire sul decoro, sulla pulizia, la prevenzione e sorveglianza per evitare che il “salotto” di buono non presenti molto per questa caratteristica.
Può darsi che non sia più il tempo degli studi e della conoscenza delle realtà per prefigurare un progetto che risponda ai criteri ed alle volontà dei cittadini della città di Lucca, ricercando una visione completa della realtà, comprensiva delle frazioni e dei paesi che si trovano all'interno del comune.
Una ricerca accurata e che possa aprire nuove strade e nuovi interventi che considerino le sensibilità che maturano per migliorare le condizioni di vita per le generazioni presenti e per quelle che verranno.
Come metodo di ricerca e progettazione è importante definire un percorso che prenda in considerazione la dimensione europea, e le risorse attivabili sulla base di progetti significativi, capovolgendo la logica abbastanza diffusa, di aspettare i bandi e poi adattare i progetti, per passare a quella più utile che è quella di: definire cosa vogliamo fare e verificare quali risorse sono disponibili, comunque attivabili, in presenza di progetti condivisi.
Non credo sia poi una cosa nuova, ma con il passare del tempo si dimenticano anche cose utili. Se andiamo a ricercare esperienze precedenti e le rileggiamo con i tempi di oggi, con molta probabilità, consumiamo minori risorse e, forse, otteniamo risultati migliori in tempi più brevi.
Lucca, 28 novembre 2019