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La benzina più buona la forniscono a Salvini i suoi avversari

di Paolo Razzuoli

Interroghiamoci sulle cause della crescita del consenso ai sovranisti.

A forza di evocare qualcuno, prima o poi arriva. A forza di gridare "al lupo, al lupo", prima o poi il lupo arriva. A forza di evocare Salvini e la Lega, la Lega arriverà Davvero. E non sarà sicuramente un giorno felice.
E arriverà sicuramente se si pensa di demonizzarla sostanzialmente solo a parole; se si pensa cioé che basti gridare al "pericolo Salvini" per cancellare, quasi con un colpo di bacchetta magica, le complesse ragioni alla base del consenso ai movimenti cosiddetti sovranisti.
Anzi, io credo che proseguendo su questa falsa riga, il risultato che si otterrà sarà quello di portare acqua al mulino di Salvini e della Lega. E non ci si facciano illusioni: certo, è un fatto positivo che giovani si trovino in nome di una diversa idea di politica; non è delresto la prima volta che questo accade. E' bello che si dica che occorre la Politica con la P maiuscola; ma l'ho sentito dire tante volte, anche se poi cosa significhi questa Politica con la P maiuscola rimane vago, al pari di tanti altri concetti (vedi il bene comune) che se non vengono ulteriormente precisati con indicazioni programmatiche ben definite, sono poco più che vuote iperbole retoriche.
Altre volte è sembrato comparire qualche sussulto di rinnovamento dal basso, vedi i Girotondini di qualche tempo fa, scomparsi dopo una breve vita, perché per costruire qualcosa di duraturo occorre una grande forza, una sicura capacità di confrontarsi con gli strumenti della politica, e soprattutto un progetto che, mentre riesce a rassicurare sulle emergenze del presente, abbia la capacità di far sognare in un orizzonte di futuro.

Il sovranismo si potrà combattere solo con la politica: certo con una politica con la P Maiuscola, che tradotto significa con una politica che sappia dare risposte vere alle grandi emergenze della contemporaneità: Globalizzazione, migrazioni, digitalizzazione e innovazione tecnologica, mutamenti climatici.
Vengo ad alcuni esempi, partendo da queste categorie, e non ignorando le loro implicazioni internazionali.

1) Migrazioni. Dobbiamo renderci conto che l’unica possibile alternativa alle scelte sovraniste (che certo non condivido) è una diversa politica dell’immigrazione. Non può essere invece il rifiuto puro e semplice di dotarsi di una qualunque politica , ciò che di fatto propongono i (sedicenti) nemici di Salvini quando sostengono che bisogna accogliere chiunque si affacci. Ciò equivale a confondere la società aperta con una società senza confini, con una non- società. Dire «accoglienza, accoglienza» e basta significa disinteressarsi dei vincoli, dei problemi di sostenibilità economica e sociale, nonché delle questioni della sicurezza, significa porre le basi per feroci guerre fra poveri, significa innescare un processo che porta verso svolte autoritarie.

2)Globalizzazione. E' un tema che coinvolge fortemente anche il nostro Paese, per le ripercussioni che ha sull'apparato produttivo e sul complesso degli assetti socio-economici. Sul punto occorrono scelte strategiche, a partire da quella attualissima (vedi Ilva), di decidere se l'Italia debba o meno essere un paese industriale. Da varie parti, comprese forze di governo, provengono pulsioni anti-industriali, in una aulica prospettiva di "decrescita felice", tanto illusoria quanto drammaticamente pericolosa. Una sorta di carsica lotta allo sviluppo, che viene alimentata proprio in una fase in cui l'Italia ha invece bisogno di scelte strategiche per recuperare competitività negli scenari globali. Solo con un forte balzo di competitività si potrà infatti sperare di fronteggiare le paure e le insicurezze riconducibili al modello di sviluppo globale, che certo potrà meglio essere governato, ma da cui indietro non è realistico pensare di poter tornare.
Solo con un forte aumento del Pil si potrà sperare di ridurre il debito pubblico che, come è ben noto, scaturisce dal rapporto fra spesa e Prodotto Interno Lordo.

3) digitalizzazione e innovazione tecnologica. Il tema va inteso nel più ampio scenario dello sviluppo delle infrastrutture e della ricerca. Il gap infrastrutturale italiano è ben noto, così come è altrettanto nota la drammatica situazione della ricerca. A tal proposito, ben eloquente è la fotografia dei molti cervelli che vanno all'estero, dove il merito viene valorizzato, e non tarpato nei meandri della burocrazia o, peggio ancora, dell'intrusività della politica o delle clientele nostrane.
Occorre una riforma in profondità delle strutture pubbliche della ricerca, in una prospettiva di collegamento con l'industria, nell'orizzonte di fare del nostro Paese una realtà nevralgica nel campo dell'innovazione dei prodotti e dei processi.

4) Mutamenti climatici. Sono risibili le scelte del governo in ambito di politiche ambientali. Al di là di vuoti e retorici slogan, per il momento si è soltanto previsto qualche balzello (vedi la tassa sulla plastica), evidentemente inutile dal punto di vista ambientale, e solo buono per fare un po' di cassa. Il tema ambientale è tanto importante quanto drammaticamente complesso; se vogliamo uscire dalla retorica, va affrontato all'interno di una strategia di sviluppo, sapendo che le scelte dovranno contemperare un difficile equilibrio fra tutele ambientali ed esigenze dello sviluppo industriale e degli stili di vita. Al di fuori di questo orizzonte non potrà che esserci una inconcludente retorica di maniera che, prima o poi, si ritorcerà elettoralmente contro chi la professa. E, purtroppo, in Italia la professano in tanti....

Addentrandosi ancor più nelle specificità della situazione italiana, ci imbattiamo in molteplici questioni, ormai cronicamente in evidenza sull'agenda della politica nonché della pubblica opinione, e che, in varia misura, attengono alle emergenze sopra indicate. Così la riforma della giustizia, della burocrazia, del sistema educativo-formativo e via dicendo.

Dicevo sopra "non dimenticando le implicazioni internazionali". Certo, sia mediante lo sviluppo di una seria politica estera che, mantenendo saldi i nostri ancoraggi europei ed atlantici, favorisca una loro evoluzione coerentemente con i nuovi scenari globali, ma anche mediante gli insegnamenti che possono offrirci le più significative esperienze compiute da altri Paesi, che hanno loro consentito di superare momenti di difficoltà. Non si capisce perché ciò che altrove ha funzionato, da noi non possa funzionare; sembra che mentre gli altri usano la "ruota tonda", noi ci si voglia ostinare ad usare la "ruota quadrata".

Ebbwene, se riusciremo a battere i sovranisti, e dobbiamo certo lavorare per batterli, potremo farlo solo con la politica: quella che sappia proporre un grande progetto di sviluppo del Paese, in un orizzonte che tenga conto delle insicurezze del presente e degli orizzonti futuri, che sia credibile, che sappia andare oltre gli appiattimenti sul presente di una politica solo interessata agli immediati consensi elettorali, che venga rappresentato da una classe politica credibile, e veramente nuova, non intendendo necessariamente una novità generazionale ma più complessivamente una freschezza di idee e di impegno. Per questo non servono certamente né operazioni di riciclo, né cimiteri degli elefanti, né manovrette politiche utili solo per garantire il riposizionamento di qualcuno.
Insomma, qualcosa di molto diverso dagli attuali balbettii e/o dalle manovre a cui stiamo assistendo.

Non prendendo questi temi di petto, non si farà altro che portare benzina preziosa al motore di Salvini. E purtroppo lo si sta facendo, nel modo peggiore, anche con modalità che evocano quei tratti di intolleranza e di odio imputati al leader leghista: l'esempio della statua di cui hanno parlato i giornali, di Salvini con la pistola, è un brutto esempio del clima che si respira nel Paese.

Se si proseguirà su questa falsa riga, Matteo Salvini è in una botte di ferro. Ma è mai possibile che non si riesca a capirlo?
Una risposta a questo interrogativo può venire da alcune considerazioni del Prof. Angelo Panebianco che in un articolo apparso sul Corriere della Sera, e pubblicato anche su questo sito, ha scritto:

"Distinguerei due diverse categorie di sostenitori occulti di Salvini , quelli che non sanno di esserlo e quelli che lo sanno benissimo. I primi, per lo più, sono mossi da sentimenti religiosi (o meglio: da una particolare interpretazione dei doveri pubblici che discenderebbero dal loro credo religioso). Detestano sinceramente Salvini ma non si rendono conto di quanto i loro atteggiamenti lo favoriscano. Sono mossi da una «etica della convinzione» per definizione disinteressata alle possibili conseguenze negative delle azioni da loro intraprese . Non sono disposti a riconoscere ciò che l’esperienza dimostra, ossia che è sempre di buone intenzioni che è lastricata la via dell’inferno.

La seconda categoria (quella consapevole) dei sostenitori occulti di Salvini è composta da arruffa-popolo in tutto e per tutto simili al loro nemico ufficiale. Costoro non mancano mai, sono il prezzemolo di ogni situazione pubblica. Sostengono Salvini fingendo di avversarlo. L’immigrazione è solo una scusa. Essi hanno semplicemente bisogno di un nemico. E non di un nemico qualsiasi. Di un nemico che, almeno per un po’, vinca o stravinca. E’ l’unico modo di cui dispongono per giustificare (ai propri stessi occhi) la loro presenza pubblica. L’esistenza del nemico vincente consente a costoro di arringare, infervorare e mobilitare un po’ di persone sentendosi così vivi e , a loro volta, vincenti."

Fin qui Angelo Panebianco. Io concludo con l'auspicio che chi plaude ai ragazzi scesi in piazza in questi giorni non appartenga a questa categoria.
Lo vedremo presto, dalle scelte che faranno.
Intanto, onde evitare facili illusioni, ricordo che Pietro Nenni una volta ebbe a dire: "Piazze piene, urne vuote".

Al 26 gennaio 2020, primo importante appuntamento elettorale, mancano giusto due mesi....

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