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Questa manovra del governo è solo "acqua fresca"

di Paolo Razzuoli

Un celebre politologo tedesco diceva "Il capitalismo democratico ha bisogno della crescita come il socialismo reale aveva bisogno della polizia". Credo che abbia ragione perché senza crescita non potranno a lungo essere soddisfatte le diffuse esigenze di una società complessa come la nostra, con la conseguenza che si potrebbero creare condizioni di un tale sfilacciamento da mettere in pericolo le stesse fondamenta delle istituzioni democratiche.
Se l'assunto è vero, ne consegue che il principale parametro di giudizio di una manovra finanziaria risiede nella sua capacità di generare crescita. Si potrà discutere di quale strada utilizzare per il raggiungimento di tale obiettivo, ma l'obiettivo deve essere chiaro e la strada coerente.

Ebbene, direi che Se guardiamo all’occupazione e alla crescita, che dovrebbero essere i due obiettivi principali del governo, questo documento è molto tiepido. Anzi, diciamolo senza ipocrisie, è acqua fresca».
Non mancano certo le parole rassicuranti, anzi roboanti, che dovrebbero distrarci e farci felici; ma gli italiani, se pur dotati di una memoria politica collettiva più o meno pari a quella di un topolino, sono abbastanza "scafati" da non farsi ammaliare dagli squilli di tromba di «Bonus befana, flessibilità, green bond, e via dicendo.

Un clima di scarsa fiducia che avverto ascoltando i commenti della gente, sia di quella politicamente più inquadrata, sia di cittadini che vivono marginalmente la politica.
Ed è proprio di una conversazione ascoltata in un bar, mentre sorseggiavo un caffè, di cui voglio dar conto in questo articolo, ovviamente con personaggi di fantasia.

Anna. - "Ma vi pare che in questa manovra ci siano misure strutturali - o qualche inizio di esse - che possano far aumentare la fiducia nel Paese per favorire gli investimenti nei prossimi anni?
E Non prendiamoci in giro. Se non c'è crescita anche l'occupazione ristagna. Possiamo anche guadagnare qualche occupato in più ma si tratta di occupazione di scarsa qualità e scarso reddito. Nel breve medio termine non ci sono ancora le premesse per un vero aumento del Pil. E la riduzione del debito non solo continua a essere rinviata, ma il peso sui nostri conti pubblici aumenta sempre più. Se non incidiamo in modo decisivo sull'aumento del Pil, sarà difficile, prima o poi, evitare il collasso dei nostri conti.

Monica. - La politica italiana ormai, mi pare di ogni colore, Manca del coraggio della verità, e questa volta non fa eccezione. Tutti i governi dicono che vogliono ridurre la tassazione. Ottimo obiettivo ma non compatibile con un Paese che ha un debito come quello che noi abbiamo e che per di più non cresce.
Come diceva Anna, se avessimo una crescita di ciclo consolidato il debito inizierebbe a sgonfiarsi ed in quel caso si potrebbe, senza ipocrisia, avviare una vera riduzione della pressione fiscale.

Carlo. - Ha ragione Anna a porre l'accento sugli investimenti, anche se bisogna avere il coraggio di entrare un po' più in partita, dicendo quali dovrebbero essere prioritari.
Ebbene, la mia opinione è che dovrebbero essere quelli su cui siamo in grave ritardo rispetto agli altri Paesi Ue: istruzione, ricerca e infrastrutture. Naturalmente accompagnando gli investimenti ad una chiara indicazione degli obiettivi e della strada per conseguirli. Mi spiego meglio: dire investimento sulla scuola di per sè non vuol dire niente, se non vengono indicati con chiarezza gli obiettivi da perseguire, unitamente ai mezzi per raggiungerli. Il fatto è che sulle chiacchiere tutti sono d'accordo; quando poi si entra nel merito delle questioni, le strade si dividono per cui, all'Italiana, si preferisce non vedere il problema e si rimanda.

Monica. - Mi pare però che si preferiscano altri allocamenti rispetto a scuola e ricerca. Direi che si dà più enfasi a misure che dovrebbero aumentare la coesione sociale e invece non sono efficaci. Come si è visto in questi giorni dalla discussione sul reddito di cittadinanza dato a persone che francamente uno si aspetterebbe che non lo debbano ricevere.

Ernesto. - Sicuramente la manovra non sarà un granché, ma questo governo penso che sia il meno peggio, rispetto a quello che poteva accaderci in questi mesi. almeno sembra che non vogliano fare i condoni fiscali mascherati sotto forma di perdoni o patti.
Inoltre ha dei vincoli molto forti nell'impostare la politica di bilancio.

Carlo. - Quello che dice Ernesto è sicuramente vero, ma non possiamo dimenticare che gode anche di qualche bonus, come la minore spesa per interessi che deriva dal parziale rasserenamento del clima politico.Se la situazione rimane stabile, il governo potrà contare per il prossimo anno su tre o quattro miliardi in più. Non male.

Monica. - Sento anche parlare in modo enfatico della maggiore flessibilità concessa dall'Europa, ma io rimango molto perplessa. Passi che si cerchi sempre di indorare la pillola chiamando le cose con un nome un po' più appetibile alle orecchie dei cittadini. Però gli italiani dovrebbero avere molto chiaro in mente che questa flessibilità è un debito lasciato ai nostri figli ai nostri nipoti a noi stessi, domani; insomma è aumento del debito che qualcuno deve pagare. Non bisogna cercare di ingannare gli italiani. Questi miliardi “concessi” saranno solo maggiore disavanzo.
Inoltre ci sono delle voci sicuramente illusorie, come le risorse provenienti dalle privatizzazioni, che sono come uno spiritello benigno che tutti lo evocano ma che nessuno lo ha mai visto.

Anna. - Tornando all'Iva, mi pare che qualcosa non torni. L'aumento dell'Iva è legge. Con il documento approvato l'altro giorno il governo è come se avesse detto: “Per l'anno prossimo blocchiamo questo aumento”. E all'anno che verrà dopo ci penseremo poi. Questa è una pesante eredità negativa sulla quale per ora è stata messa solo una toppa.
So che sarebbe risultato fortemente impopolare per un governo che ha fatto del blocco dell'aumento dell'Iva una delle sue principali ragion d'essere, ma Che l’Iva possa salire per certi tipi di consumi non è una cosa grave, visto che siamo un Paese fortemente indebitato. Le aliquote Iva sono una giungla, come al solito il risultato delle pressioni di chi urla di più. Credo che non sarebbe male metterci le mani, anche se non si vede chi possa avere il coraggio di infilarsi in una simile selva da cui sicuramente si uscirebbe molto ammacati.

Ernesto. - Avete poi sentito la solita musica della lotta all'Evasione fiscale? ne sento parlare da quando avevo i pantaloni corti, ma le cose vanno come sempre, anzi peggio. Le tasse le pagano per intero solo coloro che non possono farne a meno: questa è la situazione e penso che rimarrà così anchora per un bel pezzo. Non siamo bambini e abbiamo tutti diritto a un certo scetticismo. All'idea che d'improvviso con un po' d'incentivi, perché le penalizzazioni non si possono mai introdurre, diventiamo un paese moderno sull'uso delle carte di credito mi viene da dire: "Beh, non facciamoci illusioni". Inoltre mi pare che la lotta all'evasione piaccia a tutti a parole, ma nei fatti poi sia sostanzialmente sgradita ai più.

Anna. - Mi pare che Ernesto abbia proprio ragione. In astratto tutti vogliono la lotta all'evasione ma nessuno veramente vuole realizzarla perché singolarmente si pensa che ci sia un po' più di convenienza a non pagare le imposte che a pagarle. Fino a che non si rompe questo cerchio è difficile che la lotta all'evasione fiscale sia efficace. Penso che se non si crea un nuovo patto di fiducia fra amministrazione e cittadini, il problema rimarrà irrisolto.

Carlo. - Cosa ne pensate delle scelte ambientali? A me pare che come al solito prevalgano gli slogan, mentre in concreto si muovono a vista. Una seria politica ambientale deve essere fatta all’interno di una cornice ampia, ad esempio europea. I provvedimenti annunciati, mi sembrano un pegno che la maggioranza ritiene di dover pagare più alla retorica ambientalista che non alla soluzione degli importanti ed urgenti problemi dei mutamenti climatici.
E' una tematica complessa che non può certo essere affrontata con slogan buoni solo per le esposizioni mediatiche. Un esempio. Quando si parla di nuove fonti, occorre considerarle nel loro intero ciclo, quindi dalla produzione allo smaltimento. Questioni non secondarie, ad esempio quando si affronta il tema del fotovoltaico o delle vetture elettriche. Sarebbe già una scelta coraggiosa se si cercasse di favorire una mobilità alternativa all'automobile laddove possibile. Ad esempio incentivando un approccio razionale alle piste ciclabili, nell'orizzonte del superamento dell'attuale episodicità che contraddistingue molti interventi.
Mi si obietterà che si tratta di una goccia in mare. Può darsi, ma in un paese in cui si naviga a vista un po' su tutto, sarebbe il segnale di un auspicabile cambio di passo.

Lucca, 2 ottobre 2019

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