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18 aprile: una ricorrenza da non dimenticare

di Paolo Razzuoli

Settantun anni fa le prime elezioni politiche del dopoguerra videro la sconfitta del Fronte Popolare guidato dal PCI di Palmiro Togliatti e la vittoria della DC di Alcide De Gasperi.

Il 18 aprile è per la nostra storia recente una delle date cruciali, che non va quindi dimenticata, e di cui, soprattutto ai giovani, è necessario ricordare la straordinaria importanza, al pari delle altre ricorrenze che hanno punteggiato il nostro percorso verso la libertà e la democrazia.
Il voto del 18 aprile 1948 indirizzò il destino dell'Italia democratica. Le prime elezioni democratiche furono uno snodo cruciale della storia d'Italia, ridotta in macerie non solo materiali, dalle devastazioni della seconda guerra mondiale e da vent'anni di dittatura. Un evento che segnò il passaggio pieno alla democrazia insieme a una precisa scelta di campo in quella che di lì a poco sarebbe diventata la guerra fredda con la contrapposizione tra blocco comunista guidato dall'Unione Sovietica e blocco occidentale sotto la leadership americana.

La contrapposizione geopolitica si rispecchiò anche nel quadro politico italiano che vide fronteggiarsi da un lato la Democrazia Cristiana di Alcide De Gasperi e dall'altro il Partito Comunista di Palmiro Togliatti e il Partito Socialista guidato da Pietro Nenni. Due visioni, due progetti politici contrapposti si affrontarono in una drammatica campagna elettorale, combattuta a colpi di slogan e manifesti apocalittici che sono diventati paradigmatici dello spirito del tempo.

Prevalse nettamente la Democrazia Cristiana. Ma alla vigilia del voto del 18 aprile l'esito era tutt'altro che scontato. C'era preoccupazione, se non vero e proprio allarme, di fronte alla possibilità di una vittoria del Fronte Popolare e l'avvento dei comunisti al governo. E se le cose fossero andate proprio così? Se il risultato delle urne avesse premiato il fronte delle sinistre?
La storia non si fa in modo controfattuale, ma se le cose fossero andate così, la storia della democrazia italiana sarebbe risultata molto diversa.
Certamente sarebbe stata una storia meno bella, come ci insegnano le vicende che, dal dopoguerra alla caduta del muro di Berlino, hanno investito i paesi caduti nell'orbita del controllo sovietico.

Nel 1948 io non ero nato ma nei decenni successivi ho avuto modo (anzi il privilegio) di avere l'amicizia di persone che quella vicenda l'hanno vissuta in prima persona. Dal loro racconto, anche a vari decenni di distanza, si avvertiva il senso di immedesimazione in quell'esperienza, tutta la sua carica di slancio e, contemporaneamente, di preoccupazione da ultima spiaggia, consapevoli che da quello scontro elettorale sarebbe scaturita una vera e propria scelta diciviltà destinata a pesare per decenni sulla storia della nazione.

Lucca, 18 aprile 2019

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