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Tasse, spesa e debito pubblico: la ricetta eterna degli italiani per continuare a peggiorare le cose

di Michele Boldrin

I nodi cominciano ad arrivare al pettine e, sfortunatamente per i nostri eroi rosso-brunati, questo avviene (come avevamo previsto già in autunno) proprio in piena campagna elettorale per le elezioni europee. Per consolidare il proprio potere, ma anche per verificare chi fra i due ne avrà di più in prospettiva, entrambi i partiti di governo aspirano ad una vittoria elettorale in maggio. Per questa ragione sia i provvedimenti adottati che le (molto più frequenti) comparsate mediatiche hanno avuto sino ad ora un unico obiettivo: acquisire voti distribuendo soldi altrui ed istigando intolleranza ed esclusione verso i non appartenenti al clan.

Un vero peccato, dunque, che, come Istat ed Ocse hanno appena confermato, la recessione italiana invece di chetarsi si approfondisca. La risposta governativa alla crescente marea crescente di dati economici negativi si concentra, per il momento, sugli usuali temi di distrazione di massa: mandare i profughi del Mediterraneo ad Amburgo, ridurre gli incentivi al lavoro femminile, proporre inasprimenti delle pene tanto bestiali quanto inutili, cercare di rimborsare gli speculatori bancari e i gonzi al loro seguito, scoprire che la frutta spedita in aereo diventa troppo costosa ... la lista delle pagliacciate ed anche dei danni permanenti si allunga ad ogni dato economico negativo.

Mancano ancora quasi due mesi al voto, la marea cresce e, nonostante gli sforzi di propaganda, l’odore non è sempre meno gradevole. Sarebbe necessario fare qualcosa, ovviamente, ma nessuno che stia al governo sembra intenzionato a dire cosa sino a dopo le elezioni europee. Mentre il Ministro dell'economia è occupato a stuprare il codice civile per comprare un po’ di voti a Salvini nel nordest, osserviamo apparire all’orizzonte svariate proposte, che hanno il chiaro supporto di, almeno, parti sostanziali dei partiti di governo. E non solo.

Prima fra esse, una volta ancora, emerge in varie forme l’idea di una “patrimoniale”, ovvero di un esproprio (in una forma o nell’altra) di parte della ricchezza privata come strumento per finanziare spesa pubblica addizionale. Partiamo da qui: l’intera opinione pubblica italiana (di “destra” che di “sinistra”) è completamente convinta che occorre ancora maggiore spesa pubblica assistenziale. Siccome sta diventando platealmente ovvio a tutti che i provvedimenti assistenziali introdotti con il Def non produrranno alcun effetto “moltiplicativo” e hanno anzi già iniziato a fare danni (distorcendo le aspettative) prima ancora d’essere implementati, occorre inventarsi qualche altra maniera di trasferire soldi dalle tasche di alcuni a quelle di altri.

Durante l’anno in corso e sino al prossimo scontro con i nostri partner europei, ulteriori aumenti del debito sono fuori discussione anche perché sembra palese che il buco fiscale, a fine anno, sarà ben maggiore da quanto falsemente annunciato qualche mese fa. Eppure occorre poter promettere di spendere ancora raccontando che maggior spesa pubblica serve alla crescita mentre, in realtà, si sta solo cercando di mettere in tasca qualche soldo ai propri elettori onde evitare che insoddisfazione e rabbia esplodano troppo rapidamente.

Di conseguenza, da Cgll all’organo di Confindustria, è tutto un fiorire di patrimoniali più o meno occulte. Perché? Perché, tragicamente, tutti i gruppi sociali italiani sono convinti di vivere in una situazione di “austerità neoliberale” in cui la spesa pubblica viene continuamente ridotta generando stagnazione economica e crescente povertà.

Che tutto questo sia folle e falso non interessa più a nessuno. Che crescita economica e benestare sociale possano essere solo il frutto di cambiamenti strutturali che nulla hanno a che fare con la spesa e tutto hanno a che fare con miglioramenti radicali delle istituzioni dello stato italiano (dall’istruzione, alla giustizia, alle procedure burocratiche, al sistema di incentivi all’economia, alla distribuzione fiscale ...) non interessa più a nessuno. Che la stragrande maggioranza di questi provvedimenti possa essere adottata a bilancio invariato, non interessa più a nessuno. Che non vi sia, infatti, alcuna altra strada percorribile per rallentare se non invertire questo inesorabile e sempre più drammatico declino, è tanto vero quanto che il Capitano sia in mutande ma le elite italiane, pavide come sempre in quasi due secoli di storia nazionale, non oseranno mai dirlo.

Si continuerà, di conseguenza, a blaterare di una austerità inesistente mentre decine, anzi centinaia, di miliardi di risorse verranno gettati in pensioni anticipate, redditi assistenziali e clientelari, incentivi per questa o quest’altra categoria privilegiata, sconti fiscali per questo o quell’altro gruppo economico inefficiente, regalie a pseudo-truffati o ripianamento dei debiti d’impresa parassitaria di bandiera.
In questo baccanale di assurdità e menzogne alcune centinaia di avventurieri, nuovi padroni dello stato italiano, festeggiano la loro conquista mentre la massa dei cittadini cerca di inebriarsi (meglio, inebetirsi) con gli effluvi della propaganda per potersi convincere che non dipende da loro ma dall’austerità a noi imposta dall’Europa e dal neoliberismo mondiale.
Amen.

(da www.linchiesta.it - 4 aprile 2019)

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