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Nel Texas d’Italia vince Salvini e cadono i Pittella. La Lega ormai sfonda anche al Sud

di Federico Bini

E cadde anche la Basilicata, la roccaforte rossa del Sud, feudo dei Pittella e della sinistra dal 1995.
Premesso che la politica italiana è complicatissima e che i governi nazionali sono stati più volte messi in crisi dal voto locale, le elezioni in Basilicata arrivano a dominare il dibattito politico nazionale e a sfiorare l’Esecutivo che non si capisce mai se sia vicino alla crisi o pronto a durare per l’intera legislatura, sempre che regga il patto tra i due vicepremier Salvini, in ascesa, e Di Maio, in caduta libera.

La Basilicata storicamente è sempre stata un fortino della sinistra anche negli anni d’oro del berlusconismo. Quando il Sud si dipingeva d’azzurro - direttamente o indirettamente - con i governatori come Fitto, Cuffaro, Lombardo, Scopelliti, il piccolo Texas d’Italia, così soprannominato per la ricchezza petrolifera che giace nel suo sottosuolo e al centro del sistema economico e di potere locale, che tuttavia ha avvantaggiato pochi, resisteva assieme alla confinante Campania guidata dal viceré Antonio Bassolino.
Al centro della scena politica locale da almeno un trentennio ci sono i fratelli Pittella, capaci di portare la sinistra lucana a sfiorare il 60% ma di decretarne anche una sconfitta storica, aperta da indagini giudiziarie sulla gestione clientelare del sistema sanitario. Gianni che adesso siede a Palazzo Madama - potente senatore - è stato capogruppo dell’S&D al Parlamento Europeo e vanta nel suo curriculum una storia politica di primissimo piano, iniziata come consigliere comunale nella loro Lauria, poi consigliere regionale, quindi assessore regionale. Marcello vanta anch’esso una carriera politica sotto le insegne del Partito Socialista, Ulivo, PD nelle massime istituzioni locali e regionali. Il gran balzo avviene nella tornata elettorale del 2013 quando diventa presidente della Regione con il 59,06% dei voti, un vero e proprio plebiscito. I Pittella sono all’apice del potere. Un potere fatto di presenza costante sul territorio, preferenze, molte!, assunzioni, concessioni, favori, opere che nemmeno le recenti indagini giudiziarie e il PD lucano e nazionale diviso in correnti e sottocorrenti hanno in qualche modo intaccato. E’ stato infatti lo stesso Marcello Pittella a decidere all’ultimo momento di fare un passo indietro, ma ha gestito da vero potente notabile “l’operazione speziale”, per tenere la coalizione unita e candidare alla presidenza un suo fedelissimo, dai trascorsi missini, il farmacista potentino Trerotola. Ma fosse stato per Pittella si sarebbe ricandidato alla carica di governatore, e forse in cuor suo sperava pure di giocarsela per dimostrare che i Pittella anche se azzoppati sono sempre fortissimi e le loro preferenze pesano moltissimo. A riprova di ciò ci sono i numeri: la lista personale del governatore uscente Avanti-Basilicata, piena di fedelissimi, ha preso l’8,6% superando il PD al 7,8%, e le preferenze per Pittella sono state più di 8.000. Insomma, se qualcuno non lo aveva ancora capito il PD lucano è ancora in mano ai fratelli di Lauria.

Tuttavia il vento della Lega sembra ormai inarrestabile e dopo numerose roccaforti rosse, da Sesto San Giovanni a Pistoia, Pisa e Genova, la vittoria larghissima in Friuli, Molise, Abruzzo e Sardegna, anche in Basilicata c’è stato il trionfo seppur contenuto, anche se i numeri sono più che lusinghieri se paragonati al passato o alle recenti politiche, del centrodestra a trazione salviniana.
Un’avanzata al Sud che è iniziata con la vittoria in Sicilia di Nello Musumeci e proseguita con numerose tappe del leader della Lega che ha definitivamente trasformato un partito nordista e federale in un movimento nazionale capace di prendere consensi tanto a sinistra quanto tra i Cinque Stelle. Ma essendo un paese dove “gli italiani volano in soccorso del vincitore” ( frase attribuita al poeta Barilli ) Salvini deve stare molto attento ai molti transfughi, notabili, parrucconi locali e potenti vari pronti a passare - se non già passati - nella sua nuova Lega.

La vittoria in Basilicata certifica che l’alleanza di governo premia più la Lega del M5S che dimezza i voti, passando dal 44% al 20% e sancisce definitivamente il primato della leadership di Salvini nel centrodestra, con buona pace di Berlusconi che nonostante le quasi 83 primavere, sotto il primo sole di una primavera anticipata non si è risparmiato nel sostenere il “suo” candidato Bardi. Ma come ha ben sottolineato Francesco Giubilei nel suo articolo Basilicata, dopo 24 anni vince il centrodestra.
Ma chi perde?
Emerge un dato significativo che si è già percepito in altre elezioni più o meno locali e nazionali ovvero “l’estrema umoralità dell’elettorato italiano e l’aleatorietà del consenso nella politica contemporanea”.

Infine l’ultima considerazione riguarda il dato anagrafico. Anche in questa tornata regionale si è persa l’occasione di poter vedere affacciarsi sulla ribalta nazionale qualche giovane - amministratore locale o esponente della società civile - pronto a dare battaglia per la sua terra e capace di rompere alleanze di coalizione che puntano sempre su volti più o meno noti, capaci di rassicurare l’elettorato ma non di rompere totalmente gli schemi. E questo sarebbe stato bello soprattutto in una terra meravigliosa come la Basilicata che tanto ha bisogno dei suoi giovani, propensi invece il più delle volte ad andarsene altrove in cerca di miglior fortuna. La sanità, il petrolio, l’artigianato, il turismo, le infrastrutture, più in generale l’ambiente e il lavoro dovranno essere al centro del rilancio di una Regione che mai come adesso ha bisogno di aprire le porte delle sue bellezze ad un modo desideroso di scoprirla e apprezzarla.

Lucca, 27 marzo 2019

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