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L’amara verità della manovra: con questo debito l’Italia non sarà mai sovrana

di Francesco Cancellato

Prendete i due partiti più anti-sistema d’Italia. Fategli stravincere le elezioni. Mandateli al governo assieme. Dategli un sostegno popolare bulgaro, superiore al 60% dei consensi. Offrite loro la possibilità di presentare una legge di bilancio che sfidi le regole che abbiamo sottoscritto con i nostri partner europei. Metteteci pure la volontà politica di andare allo scontro frontale con la Commissione Europea per capitalizzarne gli effetti alle successive elezioni continentali. Bene: nemmeno così riuscirete a evitare che, in un modo o nell’altro, questo governo si troverà a dover fare dei passi indietro, di fronte alla reazione dei mercati.

Questo è quel che è successo in questi giorni. Lo spread a 300, le aste dei Btp Italia andate deserte, i dati di Bankitalia sugli 85 miliardi di ricchezza finanziaria bruciata nei primi mesi di governo gialloverde, i tassi d’interesse dei mutui che si alzano, le banche che chiudono i rubinetti, le agenzie di rating pronte a declassarci di nuovo e ad affibbiare ai nostri Btp il marchio della vergogna di “titoli spazzatura”. Giorni, settimane, mesi di schiaffi dalla mano invisibile, che presto o tardi spegneranno tutta la baldanza di Salvini e Di Maio: nessuno vuole finire nei libri di Storia per aver fatto fallire il proprio Paese. Non loro, né tantomeno Tria, Savona, Giorgetti, Mattarella.

Potete pensare sia un’aberrazione della democrazia, una prevaricazione indegna del capitalismo finanziario sulla volontà popolare. In realtà, molto più prosaicamente, è la dimostrazione dell’insostenibilità del nostro gigantesco debito pubblico, la vera causa di tutti i nostri mali. Senza quel debito, accumulato in decenni di politiche clientelari, di problemi lasciati a decantare, di assistenzialismo malato, di sostegno a un capitalismo morente, oggi potremmo permetterci di fare qualunque cosa. Potremmo permetterci di non rispettare le regole, come hanno fatto diversi Paesi europei in questi anni. Di fare investimenti pubblici necessari alla manutenzione del Paese o alla sua modernizzazione. Di tagliare tasse troppo alte. Di migliorare i servizi che lo Stato offre, dalla sanità alla scuola.

Potete pure dirci che paragonare il bilancio di un Paese a quello di una famiglia sia fuorviante, citare il caso (anomalo) del Giappone, che ha un debito quattro volte il nostro e a cui nessuno rompe le scatole, citare a memoria tutte le teorie economiche che affermano che il debito si può aumentare all’infinito, senza che nulla succeda, se lo Stato potesse stampare moneta. Potete dire quel che volete, ma poi dovete fare i conti con la realtà. E la realtà racconta che l’Italia è nella medesima situazione di una famiglia sommersa di cambiali, costretta a chiedere il permesso ai suoi debitori persino per comprare un pacchetto di caramelle. Che non siamo il Giappone, e che a noi le scatole le rompono, perché noi il debito lo vendiamo agli investitori istituzionali, banche e fondi, visto che gli italiani preferiscono i titoli stranieri. Che la scelta di stampare una moneta diversa dall’Euro avrebbe tali e tante controindicazioni da essere una toppa peggio del buco, in primis perché ci ritroveremmo a pagare con lirette che non valgono niente un debito che resterebbe espresso in Euro.

Decidete voi se è una triste verità o una salutare lezione, ma l’unico modo in cui l’Italia può recuperare sovranità, senza bacchette magiche, è mettersi di buona lena a ridurre il proprio debito pubblico, un po’ alla volta. Non servono Capitani e Avvocati del Popolo: serve un’assunzione collettiva di responsabilità nei confronti delle generazioni future. Quella che i nostri padri non hanno avuto, quella che noi non stiamo avendo, fino a ora, nei confronti dei nostri figli. Questo è il vero sovranismo: tutto il resto, perdonate la franchezza, sono truffe di ciarlatani.

(da www.linchiesta.it - 24 novembre 2018)

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